giovedì 31 dicembre 2009

FUORI PROGRAMMA 27 - Montemarciano/Chiaravalle: Sorridi, quando getti fuori dal cassonetto!

All’incrocio sulla provinciale 2/4 per Chiaravalle con la strada della Gabella va in onda il reality-show dell’inciviltà e del crimine ecologico. E nonostante i mezzi audiovisivi installati lo spettacolo sembra proseguire. Tra burocrazia, scarichi di responsabilità, disinformazione. E leggerezze politiche.


Sembra incredibile eppure accade anche questo. Nell’Italia dei primati, delle grandi firme, delle eccellenze, dei cervelli in fuga, quando meno te l’aspetti ci si perde proprio in un bicchier d’acqua. In tutti i sensi. Istituzioni e cittadini indistintamente.
L’episodio al confine tra Chiaravalle e Montemarciano non è altro che un esempio di quanto accade in qualunque altro angolo della penisola. Ma qui, per sfortuna, succede pure qualcosa di più…
Tutto dovrebbe aver inizio durante l’anno 2008, quando cominciano ad intravedersi diversi rifiuti fuori dai cassonetti dati in dotazione al luogo. Lo scenario è quello dell’incrocio sulla strada che va da Chiaravalle a Marina di Montemarciano in prossimità della frazione della Gabella e del minuscolo polo industriale. Ottimo per i misfatti trattandosi di piena campagna. Ma non così poi scontato a causa delle auto ferme in coda ai semafori.
Già comunque rappresenterebbe il preambolo di un qualcosa che non va.
Ecco allora che sparsa casualmente la voce dell’apertura di una nuova mini-discarica abusiva s’intravedono i primi interessati allo scarico, dal comune e da quelli confinanti. C’è il padre di famiglia che arriva tranquillo in monovolume come se non fosse nulla. Tant’è vero che ha persino portato con lui i figli che rimangono sul sedile posteriore e la moglie che lo aspetta indifferente su quello anteriore. Lui scende, apre il baule, e scarica tre sedie rotte e un comodino. C’è il muratore abusivo ultra sessantenne, che percepisce regolare e lauta pensione e gira per il territorio con l’Ape Piaggio in cerca di lavori da eseguire in nero o legname da ardere “a scrocco”, proprio come il drogato assillato dalla carenza tenta di procurarsi la dose. Eccolo arrivare con il motocarro coperto dopo aver eseguito “il lavoretto” nel bagno a casa della signora Maria. Mette i piedi a terra, solleva il telo che copre di solito il cassettone, e scarica la tazza del cesso più quattro secchiate di calcinacci. Naturalmente le forze di polizia tributaria non si sono ancora accorte di questi movimenti e lui, insieme ai suoi altri colleghi, tutti indipendenti ed assolutamente rivali, hanno nel frattempo ristrutturato l’intero territorio comunale senza emettere una sola fattura. C’è il signore di mezza età che si affianca ai cassonetti con l’utilitaria in pieno pomeriggio estivo. Apre la portiera dell’auto e senza neppur scendere versa un liquido fra i rifiuti già abbandonati, che non si capisce bene se si tratti di olio di fritture casalinghe o lubrificante di motori. C’è persino l’operaio della ditta che arriva con l’autocarro colmo di potature. Tutto finisce fra poltrone, bidet, frigoriferi e televisori.
Gli “eco-delinquenti” si accostano ed iniziano a scaricare persino in pieno giorno, senza proprio alcun timore, nonostante le file di auto ferme ai semafori.
Ma l’assurdo inizia a delinearsi se si considera che il luogo coincide con una zona di confine territoriale fra i comuni di Montemarciano, Falconara Marittima e Chiaravalle. Apparentemente zona franca o terra di nessuno, eppure per questione di appena qualche metro la discarica abusiva coincide proprio sopra il terreno chiaravallese. Più vicina al centro abitato e alle attività commerciali e industriali di Montemarciano, Marina e Gabella, dalle quali si sospetta provenire la maggior parte dei rifiuti, il triste compito della salvaguardia e della rimozione aspetta proprio all’amministrazione che compete sulla striscia di terreno.
All’inizio dell’autunno dello scorso anno, il Comune di Chiaravalle allora, venuto a conoscenza di ciò provvede alla rimozione dello scempio e all’installazione di una telecamera con tanto di regolamentare segnalazione. L’area appare bonificata e gli incivili piuttosto scoraggiati.
A capo della video-sorveglianza si dovrebbe avere la situazione sotto controllo, si spera. Eppure nonostante lo strumento i vari “scaricatori” non risultano affatto intimoriti dall’occhio elettronico.
Nemmeno dopo poche settimane ecco riapparire le prime bustine fuori i cassonetti, poi le buste, poi i cartoni, poi un tavolo, poi una poltrona, poi un televisore, poi un frigorifero… Ecco allora che “la montagna della vergogna” s’innalza sempre di più verso il cielo.
“Purtroppo è un triste primato che ci dobbiamo addossare e siamo obbligati a provvedere ogni volta alla sua dissuasione” ci spiega molto cordialmente il Comandante della Polizia Municipale chiaravallese Piercarlo Tigano. “C’è da pensare che casualmente coincide per pochissimi metri sul nostro territorio e pertanto la competenza di sorveglianza, rimozione e persecuzione degli autori spetta solo a noi. Se fosse accaduto un pochino più in là avrebbe riguardato esclusivamente i colleghi di Montemarciano oppure Falconara. Ragion per cui, seppur un compito alquanto gravoso solo sulle nostre spalle, non mi sentirei affatto di augurarlo agli altri comandi. Purtroppo è una vicenda che potrebbe capitare oggi a noi e domani ad altri". Chiediamo allora con un pò di malizia se la telecamera è realmente funzionante e se ci sono procedure aperte di sanzione nei confronti di qualche “sprovveduto” beccato sul posto: “lo strumento è assolutamente funzionante ed abbiamo già emesso verbali a carico di persone individuate attraverso il numero di targa dell’autovettura. C’è pure una ditta delle vicinanze che è stata sorpresa a scaricare con il proprio autocarro. Utili alle indagini sono state anche le segnalazioni pervenuteci da alcuni privati cittadini che avendo assistito casualmente ai misfatti non hanno esitato a dare il proprio contributo alla nostra attività di polizia urbana”. Allora specifica pure l’aspetto logistico della rimozione dei rifiuti: “C’è da tener pure conto che tutta l’opera di rimozione dei rifiuti dal suolo comporta un onere di spesa che il nostro comune deve accollarsi per intero. Per fare un esempio, siamo già stati costretti in alcune occasioni ad ingaggiare ruspe e camion a nostro carico per bonificare l’area. Per quanto mi riguarda tengo personalmente sotto controllo quel punto. Ho effettuato un sopralluogo persino ieri ed attualmente pare che la situazione si stia contenendo nei limiti". Alla fine dell’intervista il Comandante stesso ci porge un invito: “E pensare che tutto ciò è semplicemente assurdo perché in qualsiasi comune oramai è attivo un servizio di rimozione dei rifiuti ingombranti direttamente a domicilio purchè preparati a piano terra, è sufficiente chiamare un numero telefonico. Vi chiediamo pertanto di ricordarlo ancora una volta all’interno dell’articolo che scriverete in maniera di lasciare un’ ulteriore informazione e di sensibilizzare ancora qualunque cittadinanza indipendentemente dal territorio comunale di appartenenza".
Intanto, toccato il tema, non si può evitare di domandarsi a che punto è la raccolta differenziata obbligatoria a Montemarciano, o se ci sono esperimenti in atto. Mentre tutti i comuni del comprensorio infatti pare abbiano avviato il “porta a porta” coatto già da tempo o stiano per farlo, nulla ancora di deciso all’orizzonte del paesello che fu caro pure ad Aldo Moro. Voci dalla politica fanno sapere che l’Amministrazione intende prendere ancora del tempo per lo sviluppo di una probabile fusione delle aziende consorziate. E soprattutto per capire come l’area territoriale di riferimento si voglia organizzare.
Paradossale diventa dunque pure la suddivisione delle competenze di zona. Se a Jesi e a Senigallia la raccolta differenziata va a pieno regime con il consorzio Cir33 visti gli accordi politico-territoriali, non si spiega perché comuni come Montemarciano e Monte San Vito che si trovano esattamente in mezzo siano stati tagliati totalmente fuori.
Ma c’è di più. Proprio Montemarciano e Monte San Vito a loro volta avrebbero costituito dal 2004 una “unione dei comuni”, una sorta di mini-istituzione all’interno delle altre gia presenti, per gestire unicamente alcune direttive ed alcuni servizi. Uno di questi dovrebbe essere per l’appunto la nettezza urbana. Ma mentre nelle popolose frazioni di Borghetto e Le Cozze di Monte San Vito è partita da tempo la sperimentazione del “porta a porta”, nel territorio dell’altro “socio” non v’è neppure la lontana idea di iniziare.
Come è noto poi Montemarciano si serve del C.A.M. Falconara, consorzio per la raccolta dell’omonima cittadina e dintorni. Secondo il contratto la scadenza dell’appalto è prevista per il trentuno dicembre duemilanove. A poco più di un mese pare che non vi sia nessun accordo né di rinnovo, né di nuova appaltatura.
Nella confusione generale e nella disinformazione, passando per la burocrazia, la politica, le amministrazioni ed gli appalti, appare chiaro perché nel nostro paese non mancheranno mai le discariche abusive improvvisate.
Dove le telecamere, e soprattutto i microfoni, non guasterebbero invece si fa ancora finta di niente. Anzi, no. C’è persino qualcuno che pare abbia difficoltà a comprendere il significato della necessità. Nell’aula del Consiglio Comunale di Montemarciano, durante una recente seduta, alla mozione per l’installazione di un circuito di registrazione audiovisiva delle assemblee sembra che un consigliere della maggioranza abbia replicato: "ma n’sarìa mejo spende ‘sti quadrini pe’ da ‘na rivernigiata qi ‘ntel consijio??"























FUORI PROGRAMMA 26 - Porto di (pri)mar(i)e

Inaugurazione affrettata di un’infrastruttura incompleta. Grande evento pubblico per opere quasi completamente private. Retroscena non ancora chiariti. Ecco il nuovo porto. Quello sulla bocca della città e della sua Amministrazione da almeno tre anni. Tra feste, tartine, candidati…e misfatti.


Un evento di tutto rispetto quello di domenica quindici novembre duemilanove al nuovo porto di Senigallia. Ci sono tutti i rappresentanti delle maggioranze politiche delle amministrazioni locali che, come noto, fanno parte dello stesso soggetto partitico. Ci sono tutte le istituzioni rappresentate dalle loro massime autorità in luogo. Ci sono diverse associazioni. C’è la banda musicale. C’è una motolancia dei Vigili del Fuoco marittimi che compie uno spettacolo acquatico con i propri getti. C’è la famosa motonave Azzurra che offre il giretto della darsena per meglio comprendere l’importanza di ciò che si festeggia. Ci sono conferenze e dibattiti. Non mancano manicaretti di pesce gratuiti per tutti. E naturalmente c’è qualche centinaio di cittadini.
Peccato però che a quanto pare manca proprio il festeggiato. Ovvero il nuovo porto nella sua completezza.
Mancano i nuovi posti barca attrezzati e di conseguenza pure i nuovi panfili e gli yachts attraccati. Qualcuno giustifica la loro assenza con la mancanza del grand-hotel che presto sorgerà per completare il pittoresco quadro. Mancano i fantomatici chioschi, i bar, i locali commerciali, che dovrebbero riempire la nuova passeggiata dei senigalliesi e dei turisti. Qualcuno risponde: beh! arriveranno…siate fiduciosi! Manca un’adeguata sistemazione alla vendita del pesce come giorni fa aveva fatto notare il blogger Franco Giannini. Qualcun’altro dice: abbiate pazienza! I vecchi rottami del cantiere Navalmeccanico sono ancora al loro posto. Anche se l’assessore di riferimento aveva annunciato all’inizio del duemilaotto che sarebbero stati definitivamente rimossi nell’arco dell’anno. Non c’è traccia per il momento di una nuova viabilità che regoli tutta l’area. Nessuno tenta di parlare del congiungimento dei lungomari. Eppure stavolta è ben presente sui progetti ma sempre lontano da qualsiasi pronunciamento. La più grande opera popolare che cambierebbe il volto turistico della città pare sia considerata alla stregua di un tabù, una bestemmia, senza comprenderne il perché. Ad oggi non si percepiscono interessamenti imprenditoriali di nessun genere sull’area. Comunque sia tutto il porto sarà il trampolino di lancio per il futuro di Senigallia, ci rassicurano. Mancano chiarimenti su alcuni misfatti emersi. Naturalmente silenzio assoluto.
Allora viene spontaneamente da domandarsi a che cosa serve questa inaugurazione?? Ovvero, che cosa si festeggia??
Un pontile recentemente rifatto ed allungato e qualche altra balaustra di contenimento. Ne sanno qualcosa le centinaia di cittadini accorsi all’evento di pubblica risonanza per spezzare più che altro la monotonia della domenica, a giudicare dai silenzi e dagli sguardi persi fra i flutti e su qualche struttura di cemento armato.
Preparato e spolverato in tutta fretta, pare quasi per far coincidere la festa con l’immediata vigilia delle primarie del centro-sinistra senigalliese. Casualmente, di quella stessa parte già governante. Casualmente, dove vi partecipa come candidato anche il principale amministratore artefice del nuovo porto. Naturalmente sarà pure una semplice coincidenza la vicinanza con le elezioni comunali che avverranno tra poco più di quattro mesi.
Il corteo inaugurale appare molto più simile a quello mortuario. In testa la banda musicale cittadina con una limitata rappresentanza di tre bersaglieri in pensione. Poi seguono tutte le Forze dell’Ordine e la Marina Militare. Ecco allora il drappello dei politici scomposto dai chiacchiericci e dai bacioni. Immancabile pure la porpora del vescovo fra le cravatte, i tailleurs e i gessati. Poi la coda di cittadini al seguito, alcuni mezzi sorridenti, altri mezzi rintronati dal nulla, altri ancora sonnolenti dai postumi del pranzo domenicale. Presenza di spettatori giovani quasi nulla. Tutti dai cinquanta in su. Sempre presente la flotta dei giornalisti, dei presentatori e dei fotografi ufficiali.
C’è persino il servizio navetta gratuito con autobus Bucci dal pontile al Circolo Nautico. L’audio viene diffuso addirittura in tutto il porto per permettere di ascoltare quello che dicono gli amministratori anche a distanza.
Peccato che passato il giorno d’inaugurazione il nuovo “porto di mare” appare alquanto spoglio, ottimo per fare passeggiate jogging e per il momento null’altro.
Gli amministratori cittadini improntano il discorso sull’autocelebrazione. La Presidente della Provincia di Ancona Casagrande manifesta la propria gioia perdendosi nel vago e nei ringraziamenti. Quando si parla di porti la Provincia è artefice e collaboratrice. Quando si parla di erosione ad appena otto chilometri più a sud, la stessa, scarica ogni responsabilità perché non è di sua competenza. Il Presidente della Regione Spacca parla di sviluppo e opportunità per il futuro. Anche se al momento non c’è nulla all’orizzonte. Poi racconta che il nuovo porto fa parte di un piano generale regionale di porti e coste. Naturalmente nessun riferimento alla popolazione di Marina di Montemarciano che già si prepara ad una prossima drammatica mareggiata non avendo ricevuto ancora dopo un anno le tanto promesse parziali scogliere.
La vicenda dei fanghi tossici esportati a San Benedetto del Tronto svanisce nel nulla. Saltata alla ribalta sulla stampa per un paio di giorni, a Senigallia non è stata nemmeno sfiorata. E proprio il governatore regionale durante il proprio discorso afferma: “un ringraziamento particolare va a Sen Benedetto del Tronto per aver accolto questi fanghi, che di questi tempi, si sa…”.
Le attività commerciali che sorgeranno saranno quasi sicuramente in mano ai soliti imprenditori cittadini che operano già nei campi della ristorazione, della ricettività, degli affari. C’è il sospetto che la creazione di opportunità di lavoro sarà alquanto scarna, assolutamente stagionale e dipendente.
Le nuove vie di accesso verranno realizzate in concomitanza con l’elevazione dell’hotel a cinque stelle. Osservando i progetti si teme una nuova ondata di confusione generale sulla mobilità cittadina che a questo punto non potrebbe nemmeno far più affidamento sul “salvataggio” dato dalla Complanare.
Mai udita ancora una lontana probabilità di creare un collegamento marittimo con altre destinazioni per scopi turistici ed anche commerciali. Potrebbe essere la vera occasione di sviluppo per tutto il comprensorio e soprattutto la reale prospettiva di occupazione sicura differente da quella di camerieri e baristi pagati in nero. L’attracco di un piccolo traghetto o un aliscafo non consentirebbe solamente di aprire a Senigallia una porta diretta verso mete persino estere, bensì un ampia panoramica di offerte di lavoro: ormeggiatori, facchini, operatori turistici, poliziotti di frontiera, doganieri, spedizionieri…Stranamente, nessuno in città pare abbia ancora avanzato l’idea.
Allora ci si interroga pure di quale porto stiamo parlando. Una struttura concepita per l’uso privato la cui parte pubblica è circoscritta alle passeggiate e alle granite oppure un opera complessivamente pronta a sviluppare le esigenze della pesca, del turismo, della movimentazione di merci e persone??

Se come definito da qualcuno il nuovo porto “nasce già vecchio”, anche la sua prematura inaugurazione appare alquanto fuori luogo.
A meno che non serva per qualcos’altro.






























giovedì 26 novembre 2009

FUORI PROGRAMMA 25 – Halloween Corinaldo: a far paura c’è solo una manifestazione senza senso

Pesanti lacune nell’organizzazione, ore di code al freddo, alcool dappertutto, malori continui, danni materiali. Ecco la più grande attrazione del comprensorio senigalliese. Quella che chiama migliaia di persone da tutta la regione e dal resto d’Italia. Per cosa non si sa…


Non era in programma di dedicare un intero lavoro anche ad Halloween-Corinaldo fra le nostre inchieste. Eppure, quando alle ore ventidue e quaranta di sabato 31 ottobre ci troviamo imbottigliati in una coda di auto lungo l’omonima strada, in località Brugnetto di Senigallia, l’idea inizia ad avanzare. Quando poi arriviamo dopo una ora e mezza di fila e quindici chilometri percorsi a passo d’uomo siamo praticamente già certi di dover pubblicare qualcosa a riguardo.
Ma in realtà è solo l’aperitivo della serata.
All’incrocio di Corinaldo, come di consueto, le auto iniziano ad uscire dalla provinciale per cercare parcheggio. Lo scenario è a dir poco allucinante. Macchine lasciate ogni dove: lungo le vie in doppia fila, sui marciapiedi, all’interno di proprietà private, nei piazzali delle aziende, sui campi incolti, nei fossi. Non c’è neppure il posto per un motorino. Posteggiamo la nostra a fatica proprio su un terreno, fra le altre centinaia. Siamo già a quasi un chilometro di distanza dall’incrocio e dal piazzale dove partono i bus navetta.
Nel punto d’attesa del servizio di trasferimento ci sono circa cinquecento persone che attendono il turno di salita. E man mano che partono se ne aggiungono altrettante. Ma ecco il primo “stop”. Bisogna fare il biglietto del costo di un Euro. Da questo esempio d’inizio i più scaltri già presagiscono una serata in stile “portafoglio alla mano”. In ogni modo, nonostante i numerosi mezzi a disposizione, i ragazzi che vogliono arrivare al borgo sono tanti e quindi la situazione costringe ad un’altra attesa all’aperto di non meno di trenta minuti.
Se l’organizzazione avesse concepito il servizio navetta fuori Corinaldo si sarebbe evitato blocco della strada e del paese stesso. Numerose infatti potevano essere le opportunità di lasciare i propri mezzi in località Passo Ripe, Brugnetto, Cannella. Ciò risulta assolutamente strano, pensando pure alla vocazione turistico-religiosa della cittadina.
Al paese, dentro le mura, quando arriviamo è già mezzanotte passata. Ci sono varie migliaia di persone senza contare le altre che ancora devono arrivare. Ma la rocca è già tutta intasata. La scalinata è piena, lo spiazzo del Municipio assolutamente bloccato dalla folla, i vicoli immediati colmi. I fumi dell’alcool inebriano tutta l’aria e la sensazione non è propriamente gradevole. Non potendo completare direttamente la salita sui gradini a causa del pienone decidiamo di farlo attraverso i vicoli. Lungo le stradine, si cammina abbastanza bene se ci si allontana. Incontiamo qui disco-bar, concerti, discoteche d’occasione ricavate in cantine, garages, locali privati. Sono l’unica attrazione della serata e richiamano i ragazzi al ballo e alle bevute. Ci accorgiamo che la gran parte delle presenze viene dalle altre province della regione e l’affluenza del comprensorio senigalliese appare invece alquanto scarna. Risalendo allora dal vicolo Cimarelli verso il piazzale del Municipio incontriamo la folla che tenta di dileguarsi dalla piazza dove c’è un concerto. Ci si stringe sempre di più quando ad un certo punto si arriva anche al panico totale. Tutti schiacciati l’uno con l’altro tra spintoni, gomitate ed in alcuni casi addirittura botte. Volano insulti, parole d’offesa, lamenti. Noi stessi rimaniamo nel mucchio impossibilitati a muoverci senza neppure poter immortalare il momento con uno scatto. Le braccia sono legate in basso a causa delle pressioni esercitate dagli altri corpi. Non riusciamo a sollevare nemmeno la macchina fotografica. Diverse ragazze provano un senso di oppressione e nella paura scoppiano in lacrime. Qualcuno addirittura perde i sensi e viene trascinato dagli amici come meglio possono. Ad un certo momento ci troviamo casualmente trasportati dalle forze sullo spigolo del vicolo Cimarelli e sul bordo in cima la scalinata. Non nascondiamo di provare per un attimo un senso di viva apprensione per una possibile caduta in basso per “effetto domino”. Centinaia di persone che fanno pressione dal piazzale ed altrettante sui gradini ferme che tentano di scendere.
Scampato il peggio saliamo da un altro lato.
Finalmente raggiungiamo il corso. Qui nonostante la folla si può ancora camminare e c’è il classico mercatino con cianfrusaglie: cappelli, braccialetti, palloncini. Ma si cade addirittura nel ridicolo per non definirlo disgustoso. Si vendono palloncini per bambini che riproducono il pene maschile. Naturalmente li comprano gli adulti per riderci sopra. Oppure una specie di rastrello metallico per l’orgasmo cutaneo del capo. Mentre ci perdiamo fra le stupidaggini veniamo ancora stretti dalla folla per il passaggio di una barella con un malato piuttosto grave, trascinato a rotelle sui ciottoli del selciato. Ci dirigiamo poi verso le altre piazze dove dovrebbero esserci in programma stands gastronomici e feste. In realtà troviamo solo folla ogni dove e francamente nessuna possibilità nè di consumare cibi e bevande a causa del blocco, né quella di potersi divertire.
“Non c’ero mai stata…è la prima volta. Non la trovo però una manifestazione così strepitosa a parte la confusione ed il pienone” ci confida Mara di Porto Sant’Elpidio.
“Ho atteso un’ora per prendere una bevanda ed i prezzi non erano affatto allettanti” si sfoga invece Dario con noi.
E allora vediamo pure questi prezzi visto che ci siamo…
Se quelli del cibo e delle bibite appaiono quasi nella norma, quelli degli alcolici sono piuttosto esagerati:

Gnocchi al ragù – Euro 6,00
Polenta – Euro 5,00
Salsicce o braciole – Euro 5,00
Tiramisù o panna cotta o zuppa inglese – Euro 3,50
Bibite – Euro 2,00
Acqua ½ litro – Euro 1,00

Vino al bicchiere – Euro 2,50
Vino novello al bicchiere – Euro 2,50
Birra – Euro 3,50
Prosecco – Euro 3,50
Amari e liquori piccoli – Euro 5,00

Il sospetto che sia una festa creata ad hoc per riempire le tasche del commercio locale viene praticamente confermato alla visione di quello che accade nei negozi. Forni, salumerie, pizzerie aperte ancora dopo le una ed assolutamente prese d’assalto. C’è chi esce col panino con la mortadella, oppure con mezzo chilo di ciambellone al cioccolato, non avendo trovato altro di meglio da comprare. La fame costringe proprio ad acquistare qualsiasi cosa. Tutti i banchi e le vetrine degli esercizi di Corinaldo alle ore una e trenta risultano praticamente ripuliti. Non c’è una briciola in tutto il paese nemmeno a pagarla il triplo.
Ma oltre il vuoto complessivo della manifestazione ed il crudo aspetto commerciale c’è ben altro. La scelta di una festa completamente profana e materiale, basata solo sul mero profitto e sul consumismo acuto, stona non poco con la vocazione religiosa della cittadina, che per tre giorni l’anno pare dimenticarsi totalmente della devozione per la sua santa. A testimonianza di ciò basta recarsi proprio al Santuario, dove alla sinistra della facciata, all’inizio del vicolo attiguo (Sant’Agostino) sono state installate le ritirate igieniche da campo: persone in fila per i propri bisogni fisiologici, altre che invece orinano a pochi metri negli angoli coperti dal buio, giovani accasciati in evidente stato di malessere o semplice stanchezza, fioriere divelte, danni materiali a strutture pubbliche e private.
Evidente è pure l’enorme quantità di ragazzi in preda degli effetti etilici in giro per il borgo. Sicuramente la principale causa degli atti di teppismo che si sono registrati e della miriade di effetti personali perduti: elementi d’abbigliamento, cellulari frantumati in terra, vetri e bottiglie di ogni genere. Considerato poi che tutti i partecipanti arrivano con proprie autovetture la situazione può definirsi “alquanto confortante”…
E finalmente usciamo.
Oltre un’ora d’attesa per la navetta della discesa. Non c’è una fermata specifica delimitata. Gli autobus si accostano un pò dove vogliono e chi prima arriva davanti alle porte sale. Fra gli addetti all’ordine ci sono semplici cittadini, volontari della Protezione Civile, volontari dell’Associazione Nazionale dei Carabinieri, che invece di regolare i flussi perdono di mano l’intera situazione. Dopo circa quarantacinque minuti d’attesa al freddo scoppia un altro caos. Proteste da ogni parte, gente arrabbiata, pianti…C’è chi ferma l’autobus sulla strada pregando l’autista di farlo salire con vere lacrime agli occhi. C’è chi addirittura si getta sull’asfalto per fermare le navette. Uno scenario assurdo alle prime ore del mattino con una temperatura di cinque gradi. Durante la discesa poi i conducenti devono stare ben attenti a non investire le persone che stanche dell’attesa hanno deciso di fare gli ultimi tre chilometri a piedi. Sulla strada buia infatti che porta dal paese alla Corinaldese ci sono centinaia di persone che camminano.

Tutto questo per la più rinomata festa delle streghe all’italiana. E pensare che nelle prime edizioni si doveva addirittura pagare il biglietto per entrare.









martedì 10 novembre 2009

FUORI PROGRAMMA 24 - Tutti pazzi per la f... (e non solo quella...)

Dopo Berlusconi anche Marrazzo cade nella rete dei ricatti a sfondo sessuale. E pare pure che non siano gli unici personaggi. Allora forse è giunto il momento di una riflessione. Quando l’Italia va a puttane nel più letterale senso della parola.


Che cosa spinge un politico di professione, di evidente successo, il rappresentante di una pubblica istituzione a frequentare per una mezz’ora una escort in un palazzo di governo o un travestito in un rione popolare, rischiando di giocarsi tutta la carriera, la famiglia, la faccia, il nome??
E’ la domanda chiave che ruota attorno agli scandali sessuali smascherati durante quest’anno che volge oramai al termine. Quesito che pare porsi più la signora al mercato di fronte al banco dell’ortofrutta piuttosto che la stampa ufficiale, attenta a comperare qua e là foto e filmatini osè per stupire e destinata a perdere continuamente sostanza per il sempre meno spazio dedicato alle analisi del caso.
Al di là dell’aspetto ideologico o dei contenuti politici, degli orientamenti sessuali e dei gusti personali, nessuno può veramente capire perché certi cervelli che dovrebbero essere tra i massimi sulla piazza, visto i ruoli che ricoprono, improvvisamente s’annebbiano di fronte una semplicissima donna “popolare” o ad un viado brasiliano che di meglio non ha in vita che battere e ricattare.
Come è possibile non valutare le conseguenze di una eventuale scoperta pubblica o probabile estorsione proprio non si sa. Non si sa come possa risultare normale far scortare dalle Forze dell’Ordine decine di ragazze scollacciate nei palazzi di stato senza che nessuno se ne accorga e divulghi la cosa. Eppure a far emergere il caso è stata una lamentela di una o più accompagnatrici non adeguatamente ricompensate. Non si sa come possa cadere nell’indifferenza il raggiungere la propria amante trans con l’auto blu condotta dallo chaffeur nella piena periferia di un territorio dove tutti ti conoscono. Stranamente, la vicenda è uscita allo scoperto in seguito alla denuncia dei ricatti, non per pettegolezzi. Non si riesce ad intendere come non si possa prevedere l’ipotesi di essere segretamente filmati o registrati nella residenza del Presidente del Consiglio come nella bettola del sobborgo.
Tutto ciò e ancor di più non gettano una valanga di dubbi sull’operato amministrativo, anche se in questi casi viene messo pesantemente in discussione, bensì sulla fragilità dell’uomo di potere, che per qualche minuto, di fronte alla trasgressione, diventa più debole dell’ultimo degli operai, del più basso degli spazzini, del più disgraziato dei precari, dei disoccupati, dei cassa-integrati.
Dunque assolutamente indifeso. E quindi ricattabile.
Uomini che possono tutto, anche prendere aerei per “sfogarsi” all’estero, magari a spese dello stato stesso, per evitare di essere visti. Eppure decidono di farlo ad un tiro di schioppo da casa propria, sborsando fiumi di denaro per signorine ben lontane dalle patinate copertine. Distorsioni mentali che rendono più piccante la violazione nei limiti o perdita generale del senno??
Di fronte al “vizietto” non ci sono tessere, bandiere, credi, professioni, classi, presidenti o senzatetto. C’è solo l’arrapamento totale che rende ciechi e sordi. E per capire di che cosa si tratta basterebbe forse una sola trasmissione televisiva o intervista con due persone: Lino Banfi e Alvaro Vitali. Senza l’aiuto di tanti politici, psicologi, giornalisti ed opinionisti.

venerdì 30 ottobre 2009

FUORI PROGRAMMA 23 – Partito Democratico…fino ad un certo punto…

Mentre le primarie per la segreteria del Partito Democratico sembrano essere proprio aperte a tutti, candidati e non, per le amministrazioni locali invece accade esattamente il contrario. Quando ci sono vengono realizzate ad hoc per un singolo individuo. Oppure non si fanno nemmeno.


Franceschini, Bersani o Marino? E’ la domanda che ci ha martellato sui media per oltre due mesi. Adesso si è finalmente votato ed in queste ore attendiamo il risultato definitivo, anche se già sappiamo chi sarà il nuovo segretario visti gli annunci di domenica sera. Ma la competizione è stata veramente equa? Si direbbe di si a giudicare dagli interventi che hanno avuto modo fare i tre esponenti candidati negli spazi a loro concessi. Probabilmente Ignazio Marino non ha potuto godere delle stesse opportunità degli altri. In ogni modo è riuscito a presentarsi dignitosamente all’eventuale elettorato.
Se a livello nazionale dunque, pare non sussista nessun problema di competizione, negli ambiti locali la questione appare alquanto problematica.
I partiti democratici che militano nei comuni del comprensorio e nelle amministrazioni del territorio appaiono tutt’altro che interessati a presentare più persone da candidare per scegliere chi poi correrà da solo contro le altre coalizioni. Le primarie non si fanno per nulla e quando ci sono vengono costruite ad hoc per il personaggio di turno, magari quello con più interessi, che deve vincere per forza, altrimenti si troverebbe spiazzata una certa casta di politicanti di professione che non potendo più esercitare pubblicamente non riuscirebbero a garantire nemmeno tante questioni personali. Permane allora una rappresentazione alquanto feudale del fare, del governare, dello scegliere il successore…
Ciò assume un carattere non poco paradossale.
Perché proprio da i gruppi locali del partito arrivano gli inviti a comizi, manifestazioni, partecipazioni, dibattiti per le primarie nazionali. Ma nulla per quelle dell’amministrazione di riferimento. Sembrerebbe esattamente affermare: tieni un occhio aperto a Roma e uno chiuso a casa tua.
L’analisi del caso sul nostro territorio è perciò alquanto chiara e presto fatta.
Ad Ancona sono state proposte le primarie di partito per le recenti elezioni comunali. Vari candidati e competizione reale, almeno sembrava. In realtà risultava palese sin dall’inizio la vincita dello sturaniano Fiorello Gramillano, visti anche gli appoggi diretti ricevuti dai partiti coi i quali sicuramente aveva definito accordi.
A Falconara Marittima nell’ultima tornata elettorale fu lo stesso Walter Veltroni a nominare direttamente il candidato Emanuele Lodolini con l’attenuante della giovane età e senza perdite di tempo: “Mi auguro che Falconara possa avere un sindaco di 30 anni.” E parafrasando lo slogan elettorale del partito in dialetto del posto: “Se pò fa...”. In realtà a parte la giovinezza il personaggio era già ampliamente noto per vari incarichi di assessorato e segreteria. E soprattutto conosciuto come pupillo della corrente di potere del PD locale.
A Montemarciano, nonostante le pressioni interne dei propri esponenti democratici con tanto di pubblicità pubblica per la realizzazione delle primarie si è ritenuto scegliere direttamente il candidato della coalizione nella persona di Liana Serrani. Il segretario del PD montemarcianese Paolo Raffaeli si giustificò alle critiche con un laconico commento: “per noi il candidato sindaco è e rimane Liana Serrani”. La conseguenza di ciò, fu una scissione di una parte del PD e fondazione di una lista civica. E una naturale perdita di consensi durante le elezioni dello scorso giugno.
Vicende analoghe si sono registrate ultimamente anche in quasi tutti i piccoli comuni del comprensorio.
Ma il top arriva con il caso senigalliese.
Ecco le primarie di coalizione vista l’indissolubile unione PD-Verdi, ribattezzati anche “la moglie e il marito di velluto”. Nel gruppo ci dovrebbe essere anche “l’amante”, sempre più corteggiata dal “marito”, ovvero l’Italia dei Valori che sostiene la maggioranza ma non partecipa alle primarie accollandosi quindi la responsabilità della scelta del candidato a priori, con tutti gli eventuali fatti e misfatti. Da due anni si vocifera della candidatura a sindaco di Maurizio Mangialardi e della sicura vittoria. Ma il diretto interessato snobba puntualmente tutte le dicerie fino a fine settembre quando viene di fatto ufficializzata in sordina, come se piovesse sul bagnato. Addirittura pare pochi giorni prima che si parli più di Francesca Michela Paci dei Verdi e della sua presentazione, che sembra essere quasi destinata a registrarsi come primo partecipante alla competizione. Intanto si aspettano pure gli altri candidati interni del PD: “Mangialardi, però non sarà l'unico esponente del PD in corsa per le primarie. È atteso ad ore l'annuncio di un'altra candidatura su cui ancora i diretti interessati stanno ragionando, tra il consigliere comunale Massimo Marcellini e il presidente del PD di Senigallia Simeone Sardella” (stampa locale - da fine settembre 2009 a metà ottobre 2009). Poi scoppia il Caso Amati, ovvero il richiamo alla presentazione di un unico esponente del PD: “A mio avviso sarebbero state utili delle primarie interne per arrivare alla scelta di un candidato del PD che a sua volta si confrontasse poi con gli altri candidati della coalizione. Questo anche per evitare rischiosi trasversalismi politici perchè il candidato del PD deve essere sostenuto dagli elettori e anche dai dirigenti tutti del partito. Ricordo che dieci anni fa la candidatura di Luana Angeloni è stata posta all'unanimità dal partito. Se alle primarie di coalizione si verificassero dei trasversalismi sarebbe un grave errore politico”. Poi arriva la replica del segretario Fabrizio Volpini, noto scopritore e divulgatore delle gaffes della maggioranza: “Nessuno ha chiesto le primarie di partito. Il PD non è un partito chiuso in se stesso ma è aperto ai cittadini e alla società civile tutta e le primarie di coalizione sono lo strumento più adatto ad esprimere questa democraticità. Tra l'altro credo se il partito elegge il proprio segretario nazionale tramite primarie aperte a tutti, tanto più questo strumento va applicato quando di tratta di scegliere un candidato in corsa per governare una città. Tra me e la Amati c'è semplicemente una visione diversa”. Alla fine di ottobre e più precisamente il giorno 26, termine ultimo per presentare ogni candidatura alle primarie di coalizione del centro-sinistra senigalliese i concorrenti in gara sono Maurizio Mangialardi e Francesca Michela Paci.
Dove sono finiti Sardella e Marcellini o gli altri ?? Stanno bene?? Qualcuno li ha visti in giro oppure ne ha denunciato la scomparsa??
Ecco allora che lo strumento più importante di democrazia e trasparenza si trasforma in un’autentica barzelletta, quella della Ferrari e della Cinquecento.
La Paci scarsamente conosciuta in città si ritrova a competere con il massimo esponente mediatico del PD senigalliese: “L'ambizione è quella di dare la scossa al Centrosinistra, perché nulla sia scontato, rendere le primarie "vere", partecipate, in virtù di un dibattito di alto livello tra i candidati, che consenta di aprire una fase nuova per il governo della città di Senigallia, contraddistinta da partecipazione, trasparenza e competenza”.
In realtà la situazione assume toni alquanto comici.
Il “divo” dal canto suo non ha bisogno di aggiungere nulla. La sola esposizione mediatica gli fa guadagnare consensi molto di più di qualsiasi propaganda preparata dal partito. Basta infatti dare un’occhiata al suo account di Facebook, ci sono centinaia di donne aggregate pronte forse a sostenerlo.
O a fargli che cosa, non si sa bene…


Fonti:

-stampa nazionale e locale
-facebook

mercoledì 28 ottobre 2009

FUORI PROGRAMMA 22 - Liberismo all'italiana?? Era solo uno scherzo...

“Se dovessi dire se è meglio il posto di lavoro fisso o il posto di lavoro mobile dico che è meglio il posto fisso. Io non credo che la mobilità sia di per sè un valore per una struttura come la nostra.” – Giulio Tremonti, Ministro dell’Economia – Popolo della Libertà – 18 Ottobre 2009


Metti a tarda notte, fuori dall’osteria, giù per il vicolo, tra un rutto e un fiasco svuotato…Metti tre, quattro brutti ceffi che assuefatti dall’alcol ridono, scherzano, fanno baccano…Metti che a qualcuno di loro per poca lucidità a causa del vino gli esca detto a fine serata di fronte ai compagni di gioco di aver barato poco prima alle carte …E nasce l’azzuffata…
Tutto sarebbe nella norma.
Ma se ad una pubblica conferenza il “super-ministro” dell’Economia, il campione dell’ideologia liberista e liberale, accanito sostenitore del Thatcherismo all’inglese, quello che per quindici anni ci ha raccontato il mito dell’America, la favola del “turbo-capitalismo”, il sogno della finanza creativa e la leggenda del lavoro flessibile, atipico, interinale, rivela di essere a favore del “posto fisso” come base di stabilità sociale, citando pure più volte l’enciclica "Caritas in veritate" di Papa Ratzinger, si cade addirittura nel grottesco. Anzi no, nel tetro più buio. Più nero di quello della strada dell’osteria.
“La variabilità del posto di lavoro, l’incertezza, la mutabilità per alcuni sono un valore in sé, per me onestamente no. Un lavoro fisso, è la base per impostare vita, lavoro e famiglia, almeno nella nostra società. Altre (riferendosi ovviamente agli Stati Uniti), hanno una cifra di mobilità diversa. Ma proprio nei Paesi dove prevale la mobilità è impossibile costruire un welfare che garantisce sanità, scuola e pensioni, di cui la crisi, ha mostrato l’utilità.”
Parole sue. Anche se nessuno gliene affiderebbe la paternità.
Colui che, per quindici anni, con qualche fugace parentesi, ha dettato la linea economica del nostro paese improntata al liberalismo più sfrenato. Quello stesso signore che, con disinvoltura e cinismo, ha smantellato l’impianto garantista del diritto del lavoro italiano, varando nel duemilauno la legge che ha istituzionalizzato il lavoro a tempo determinato. Quello che, sempre nel duemilauno, ha rimosso tutti gli ostacoli normativi al ricorso di lavori atipici. Colui che, nel duemilatre, ha elasticizzato la disciplina del part-time e del lavoro interinale, istituendo il contratto di inserimento. Ed infine che, solo dieci giorni fa, pare abbia acconsentito al licenziamento di centocinquantamila precari della scuola, senza battere ciglio. Ora la stessa persona avrebbe di colpo ruotato il timone ed impartirebbe lezioni di statalismo filo-cattolicista o addirittura dottrine sindacali.
“Parla come se fosse un nostro iscritto. Ma, forse a lui non fa piacere” commenta Angeletti, segretario della UIL.
“Oggi il problema è superare l’idea distorta di flessibilità”, cauto e poco comprensibile Bonanni, segretario della CISL.
“Chiedete un commento sul tema a Confindustria”, spara un laconico Epifani della CGIL.
“Sposa in pieno le nostre idee. L’auspicio è che questa convinzione possa tradursi in un’azione di governo”, Renata Polverini dell’UGL.
Gradimenti al discorso del ministro arrivano dalla Confcommercio per bocca del presidente Carlo Sangalli: “In Italia, il posto di lavoro fisso è un riferimento importante per poter progettare un percorso di vita”. Accortosi infatti che la popolazione consuma sempre meno in quanto ridotta all’osso da contratti di lavoro osceni e paghe da mendicanza, forse ci ripensa, e cambia rotta in stile Tremonti. Nessun accenno a quanti precari esistono proprio in tale settore. Dove negli ultimi anni sono state sperimentate tutte le nuove politiche riducendo il dipendente alla stregua di un pupazzino di gomma, usa e getta.
Pierluigi Bersani del PD: “sarebbe il caso che Tremonti venisse a chiarire il suo pensiero domani in Parlamento, dove si parlerà dei cosiddetti precari della scuola. Il posto fisso lo intende a casa o al lavoro?”
I precari nel nostro paese sfortunatamente non sono solo i centocinquantamila del comparto scuola che vengono continuamente sventolati ai mezzi di stampa forse per ragioni elettorali, bensì oltre tre milioni e mezzo. I “cittadini con la data di scadenza” sarebbero il cinque percento della popolazione, con pensionati e minorenni compresi.
Una bella fetta della nazione che sicuramente non si diverte alle pagliacciate politiche del “Belpaese”.




Fonti:

-Stampa radiotelevisiva e cartacea nazionale

giovedì 22 ottobre 2009

FUORI PROGRAMMA 21 - Marina di Montemarciano: è la reginetta della provincia delle notti estive 2009

Di giorno affollamenti. Di notte tutto esaurito con arrivi da ogni parte della provincia. Conclusa oramai ovunque la stagione estiva è tempo di bilanci. E quello di Marina di Montemarciano non può essere negativo visto il boom di presenze. Ma non è tutto oro ciò che cola…


Una estate da record quella della spiaggia di Marina di Montemarciano che nonostante i guai dello scorso inverno e i pasticci di fine primavera è riuscita a guadagnarsi uno straordinario successo per opera di alcune attività che l’hanno resa celebre.
Se durante il giorno non sono mancate le presenze sulla spiaggia, di notte, i locali sono stati letteralmente presi d’assalto da migliaia di persone in cerca di svago. Naturalmente con la complicità delle splendide condizioni meteorologiche.
Serate indimenticabili per la costa casebrugiatese: code fuori dalle discoteche perché già sature della capienza; chilometri di auto parcheggiate (da Marzocca a Marina); arrivi da ogni parte della provincia; locali tutti funzionanti per rispondere al massimo delle richieste.
Ma se l’aspetto del trionfo della partecipazione è indubbio altrettanto grande è la serie di misfatti che hanno accompagnato le attività durante questa stagione.
E dopo la chiusura dei locali rimasti aperti sino ai primi fine settimana di ottobre è il momento adatto per ogni considerazione.
Iniziamo registrando la permanenza dell’annosa rivalità tra esercenti a causa di disparità fra concessioni, orari, possibilità di offrire servizi. Bar che concedono gratuitamente sdraio alla clientela mentre gli stabilimenti balneari combattono per la sopravvivenza tra leggi, tasse ed erosione. Locali autorizzati come discoteche che possono lavorare sino alle cinque del mattino ed altri pressoché identici che alle due devono staccare la spina. Incompatibilità con la fornitura di certi servizi e con il luogo.
Queste sono alcune tematiche che hanno infiammato i rapporti anche nella stagione appena trascorsa provocando probabilmente anche la chiamata dei controlli e gettando dubbi sulla legittimità di alcune scelte, autorizzazioni, concessioni. Tutto ciò accade quando manca un organismo super-partes atto a rappresentare la categoria nel suo genere ed interfacciarsi con le istituzioni. Se sul terreno sono presenti i semplici titolari che investono tutte le proprie risorse in una attività e sono costretti ad affrontare le problematiche da soli è naturale che la situazione possa innescare conflitti incrociati in stile “tutti contro tutto”.
Ma siamo soltanto all’inizio e nella parte più “leggera”.
Numerosissimi i controlli ai locali notturni fino all’ultima settimana di settembre. In alcuni casi sono state avvistate fino a tre pattuglie di Carabinieri per le verifiche inerenti agli orari dei servizi ed alle autorizzazioni. E per diretta proporzionalità altrettanto copiosa pure l’elevazione di multe che hanno riguardato praticamente quasi tutti i gestori. Ne sanno qualcosa Essentia di Mare e Repubblica Libera di Bananas particolarmente colpiti durante la stagione. Il primo, in diverse occasioni con l’arrivo delle Forze dell’Ordine, è stato visto svuotarsi di centinaia di persone nel giro di pochi minuti. Musica spenta addirittura prima delle una, di conseguenza, gente che se ne va. Ed è quello che è accaduto persino nella notte di Ferragosto. Alle ore una e quindici il locale poteva già avviarsi alla chiusura. Sopraggiunta infatti una pattuglia di Carabinieri, pare abbia decretato la fine della discoteca per la serata e la conseguente fuga di gente in cerca di altra meta dove poter proseguire il divertimento. Alle ore quattro della stessa nottata assistiamo pure casualmente ad una aggressione da parte di travestiti sul piazzale del deposito mezzi della Conerobus di Marina. Tre auto si fermano per contrattare direttamente dal finestrino. Improvvisamente piombano da nord un paio di macchine cariche di altri transessuali brasiliani che scendono in tutta fretta armati di mazze e catene e assaltano gli eventuali “clienti”. Calci e bastonate sulle carrozzerie, grida, percosse. Presi completamente dal panico i malcapitati in cerca di “svago” cercano di aprirsi un varco e si danno alla fuga. I viados, che nel frattempo si sono riuniti sino a comporre una decina, salgono sui propri mezzi e si buttano ad un inseguimento “a tutta birra”, in classico stile cinematografico americano. Percorriamo allora qualche chilometro della Statale, da Marzocca all’entrata di Falconara Marittima, ma non incontriamo nemmeno un agente di pubblica sicurezza in servizio. Nei giorni successivi tentiamo di realizzare una intervista proprio all’Essentia cercando di capire se ci sono delle problematiche e se vi è un accanimento particolare nei confronti di questa attività. Ci riceve il direttore artistico Kruger Agostinelli che conferma più volte di non aver nessun problema né con l’Amministrazione comunale, né con gli altri locali, né tantomento con i residenti, dissentendo pure sugli spegnimenti forzati della musica: “Il nostro è un locale di nuovissima concezione che rappresenta il futuro del divertimento – ci dice – probabilmente molti ancora non sono in grado di capirlo per cui potrebbe sorgere qualche incomprensione, ma siamo in regola su tutto. Orari, normative, assunzioni del personale, tranquillità dell’ambiente, rapporti, sono sempre rispettati”. Poi il primo settembre un comunicato a sorpresa del Comune di Montemarciano: “nel corso dei controlli generalizzati, che rientrano quelli eseguiti nei riguardi dell’Essentia di Mare, peraltro anche oggetto di segnalazione da parte dell’Associazione Discoteche Italiane, è emerso che il locale svolgeva anche attività di discoteca non autorizzata. (…) Il Sindaco Serrani ha dovuto emettere l’ordinanza di chiusura dell’esercizio per tre giorni (2-3-4 settembre), quale atto dovuto”. Allora nel giro di poche ore viene pubblicato pure un pesantissimo flash polemico proveniente dalla struttura con tanto di sfogo: “C’è in tutto questo una mancanza di coraggio da parte di un’amministrazione che all’ombra dell’ineccepibile “atto dovuto” sembra fare del tutto per ignorare la naturale vocazione turistica di un territorio che può e deve dimostrare di essere capace di non sfigurare nei confronti della vicina Senigallia. Ordinanze con orari ridotti e controlli troppo mirati a colpire i singoli piuttosto che a far crescere l’intero compartimento. (…) Che qualcuno faccia un esame di coscienza e che l’opinione pubblica capisca davvero chi sono ormai diventati i complici di una società in cui ci sono sempre più due pesi ed una misura. Che sia una repressione non uguale per tutti? Troviamo del resto anomalo che le istituzioni diventino bombe ad orologeria nei loro controlli rischiando di sottovalutare il sistema totale che continua impunemente a peccare in maniera più grave fra rumori molesti, alcolismo, droghe e prostituzione. (…) Essere “visitati” dopo mezzanotte della vigilia di ferragosto da parte delle Forze dell’Ordine ci ha lasciato sinceramente perplessi in quanto è una serata in cui la gente ama divertirsi in ogni luogo (locali, spiagge e strade). C’è bisogno di mettere un riflettore su tutto questo e che ognuno reciti ora il proprio ruolo a viso scoperto, noi l’abbiamo fatto! E’ per questo che continueremo a difendere il “sano divertimento” della gente in un territorio che abbiamo riqualificato mettendo in evidenza, come i locali “made in Marche” non siano di secondo livello a nessuno”. E il giorno dopo risponde il Comune: “L’Amministrazione comunale ritiene doveroso precisare che nella fattispecie non si è trattato soltanto di “un paio di ore di prolungamento dell’orario di intrattenimento” nei giorni di venerdì e sabato, ma di un sistematico svolgimento dell’attività di discoteca. (…) Apprezzamenti già pubblicamente espressi per l’Essentia, che sicuramente ha portato lustro e prestigio all’intero lungomare ed all’intero Comune ma, si torna a ripetere, che le regole riguardano tutti e tutti sono tenuti a rispettarle, per cui l’interpretare come un fatto punitivo e quasi esclusivo la sanzione comminata rappresenta una inaccettabile deduzione. Del resto, oltre all’Essentia, altri esercizi pubblici della zona sono incorsi in sanzioni anche di carattere più pesante, che però sono giustamente rimaste nella sfera della riservatezza. nessun locale è stato preso di mira da parte dell’Amministrazione stessa e della Polizia Municipale, che agiscono sempre secondo i principi della trasparenza, dell’imparzialità e del buon senso”. Allora a conclusione segue pure la replica del locale: “La Giunta comunale di Marina di Montemarciano, nella riunione del 31 agosto, ha preso in esame il problema ed ha ritenuto abbastanza veniale la trasgressione, considerata l’intera attività dell’Essentia nel suo complesso, che sicuramente ha dato prestigio a tutta la riviera montemarcianese, senza mai creare particolari situazioni di disagio o di ordine pubblico. In tale senso va interpretata l’ordinanza di chiusura dell’esercizio per tre giorni (2-3-4 settembre) che il Sindaco Serrani ha dovuto emettere “quale atto dovuto”." Dunque tanto chiasso per nulla pare. Pace fatta in sole ventiquattro ore. Una sfilza di comunicati e tanto rumore per qualcosa “veniale”.
Diversa invece la situazione del Bananas. Quasi distrutto dalle ultime mareggiate dello scorso dicembre si è obbligato e conseguentemente anche deciso di ricostruirlo per volontà delle autorità e del titolare in tempi record. Ma la riapertura è avvenuta comunque sempre in piena estate a causa anche dei disagi generali di maggio e giugno. Naturalmente la perdita di introiti unita a quella di immagine è stata significante. Nel frattempo le tasse demaniali e commerciali a carico dell’attività sono rimaste le stesse. Pure con il lavoro e l’arenile praticamente inesistenti. Particolarmente memorabile un episodio a fine stagione. Si decide di organizzare serate di musica latina durante gli ultimi fine settimana. E finalmente le presenze si fanno sentire. Ma nella notte di venerdì 25 settembre, forse l’ultima della stagione, ecco il sopralluogo dei Carabinieri. “Ci sono state richieste di intervento dai residenti di via Media a quanto pare a causa della musica e mi hanno fatto presente che verbalizzeranno anche questa volta con conseguente emissione di multa nei giorni seguenti”, ci confida il titolare Marco Stecconi. Per onor di cronaca via Media si trova in cima alla collina che sale dalla costa, attigua all’autostrada, a circa oltre mezzo chilometro dal locale. Ma secondo una ricostruzione pare che dopo il controllo avvenuto con relativa sanzione al Bananas, peraltro in fase di chiusura, siano continuate le attività di discoteca in altri locali limitrofi: “Abbiamo fatto anche noi una verifica appena chiuso il bar e ci siamo accorti che altri continuavano a fare musica senza problemi. Ma allora di che cosa stiamo parlando? Non contesto affatto l’elevazione della multa alla mia attività se è risultato qualcosa non a norma. Bensì quelle mancate a chi di sicuro era con gli orari e i decibel più fuorilegge di noi” precisa Stecconi.
Per l’adiacente stabilimento balneare di Paolo Donati invece peggio che mai. Nello svolgere dell’estate è parso quasi completamente abbandonato vista l’impraticabilità della superficie e gli accessori sparsi qua e là, disagi più volte denunciati dal titolare in varie sedi.
Se le verifiche degli orari, del volume ed il rispetto delle ordinanze non sono mai mancate quindi, ecco pure l’altra faccia della medaglia: assenza di ispezioni per tutto il resto.
Affari d’oro per le due, tre piadinerie ambulanti che hanno distribuito cibi e bevande fuori dalle discoteche durante tutte le notti dell’estate senza mai emettere documenti fiscali. Perdita d’incassi invece per l’unica area comunale autorizzata di sosta camper dove secondo l’ordinanza dovrebbero obbligatoriamente adattarsi tutti i vacanzieri “fai-da-te”. In diverse giornate di Agosto abbiamo registrato decine di campeggiatori sparsi ovunque sulla costa di Marina. Contemporaneamente nello spazio consentito ve ne erano tanti quante le dita di una mano. Forse a causa del frastuono notturno dello Chalet Beach dirimpetto, sorto con regolare autorizzazione diversi anni più tardi della zona attrezzata. Attività di spaccio e consumazione di sostanze stupefacenti senza ritegno sui muretti del lungomare o sulle barche in rimessaggio dell’associazione La Batana. E questioni varie di ordine pubblico a giudicare dalle numerose risse scoppiate.
Insomma ecco una sfilza di problematiche tutt’altro che veniali.
Appare chiara l’urgenza di un accurato piano di organizzazione per tutto il lungomare del territorio di Montemarciano in previsione delle prossime stagioni e delle prospettive future sul turismo. Pur mareggiate permettendo. Perché senza il serio interesse delle istituzioni preposte c’è il rischio che rimangano solo i ricordi della spiaggia di Marina.
Sino ad oggi tutte le tematiche sono state affrontate con estrema leggerezza e forse è anche comprensibile il perché. Se gli operatori sono quasi tutti non residenti nel Comune di Montemarciano diventa pure chiaro perché le varie amministrazioni che si succedono appaiono sempre alquanto distratte alle esigenze delle attività o disinteressate allo sviluppo di questo settore. Manca il potere elettorale.
Nell’ultima campagna per le elezioni l’Assessore Andrea Sbaffo aveva pubblicamente affermato in una assemblea che era sempre stato presente il massimo impegno dell’amministrazione uscente nel trattenere i divertimenti sulla spiaggia di Marina, favorendo naturalmente anche la permanenza dei giovani del luogo. Francamente si sarebbe auspicato più permissivismo considerate le difficoltà legate alle classiche sciagure da erosione di ogni anno e i disagi di una popolazione che vede puntualmente da tempo privarsi degli spazi sul lungomare.
Intanto s’attendono soprattutto questi fantomatici mini ripascimenti e mini posizionamenti di nuovi scogli. Annunciati per fine primavera dalla giunta uscente durante la campagna elettorale e ribaditi lo scorso settembre in uno strano comunicato stampa tranquillizzante del Comune dove si raccontava che “alcuni funzionari regionali, ben comprendendo l’importanza dell’argomento, sono addirittura rientrati dalle ferie”, ad ottobre inoltrato ancora nulla all’orizzonte.
Per onor di cronaca, l’ultima disastrosa serie di mareggiate è accaduta nella prima quindicina di dicembre duemilaotto. Se qualcuno l’avesse già rimosso dalla memoria…



Fonti:

-stampa locale
-indagini sul posto
-interviste dirette

venerdì 16 ottobre 2009

FUORI PROGRAMMA 20 - Il Cavaliere ha perso il cavallo

L’Italia è anche questa. E’ il paese delle contraddizioni, delle assurdità, del ridicolo. Ma soprattutto delle sorprese. Quando tutto pare oramai certo e definito ecco il colpo di scena. Anche per il Cavaliere highlander. E ora è difficile evitare i procedimenti penali a suo carico. Pure con eventuali “pezze” appositamente preparate.


Se uno o più cittadini indagati o condannati per reati più o meno gravi decidono di fare politica sino a ricoprire cariche istituzionali, nella maggior parte dei paesi del pianeta vengono immediatamente respinti.
In Italia invece non sussiste alcun problema.
E’ assolutamente normale che un possibile delinquente o un farabutto appurato possano candidarsi per qualsiasi tipo di incarico pubblico e governativo. E’ tutto regolare quando tali signori per garantirsi la vittoria stupiscono i popolo con effetti speciali oppure si comprano semplicemente voti con scambi di favori e posti di lavoro o offrono birra e salsicce con apposite sagre pre-elettorali. Una volta nominati poi è ovviamente giusto far propri il potere, l’autorità, il comando, specialmente per fini personali e prima di tutto. Se c’è qualcosa da salvare è proprio la pelle. O la libertà di chi potrebbe vedersela tolta dalle sbarre, se ci sono processi in corso o potrebbero sopraggiungere.
E allora cosa c’è di meglio del progettare leggi ad hoc, mirate proprio a tutelare i misfatti più grossi, quelli per il quale si rischia di più. E poi ogni tanto bisogna accontentare anche il popolino. E allora giù con i condoni generali.
Questo è l’aspetto politico italiano diventato più comune sia a livello locale che nazionale. Quello di usare gli incarichi amministrativi non solamente come redditizie professioni, bensì pure come veri e propri “salvagente”.
Ma quando uno di questi provvedimenti che già stenta a decollare per varie ragioni e soprattutto per pesanti dubbi che sovrastano, è costretto ad essere esaminato dalla Consulta della Corte Costituzionale e questa sancisce che è palesemente anti-costitituzionale perché le nostre leggi non sono preparate ad accoglierlo (art.138) e perché schiaccerebbe sotto i piedi il principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge (art.3) si passa addirittura nel contraddittorio.
Se l’analisi di cui sopra rispecchiasse anche il caso del premier e di tanti suoi alleati, sarebbe alquanto grave perché non metterebbe in ridicolo l’intero ordinamento di una delle più autorevoli nazioni al mondo, ma causerebbe una illegittimazione delle istituzioni stesse. Come può definirsi un Presidente del Consiglio che utilizza il governo per bloccare i processi a suo carico tramite tali strumenti? Che diritto può avere ancora un ministro che si occupa di “Grazia e Giustizia” titolare di un lodo che poi viene bocciato perché ritenuto fuorilegge, tant’è che porta pure il suo nome? Che cosa si può affermare circa il fatto che un Presidente della Repubblica approva una legge firmandola, ma questa viene respinta successivamente dalla Consulta perché incostituzionale? Che cosa si può ritenere delle maggioranze di Parlamento e Senato, ricche di avvocati, giuristi, docenti universitari, fior di professionisti, che votano a favore di un provvedimento che assassina proprio il terzo articolo della Costituzione italiana e non uno delle ultime pagine?
Se questi sono i nuovi dubbi che ora si sollevano in lungo e in largo per la nazione intera, ecco allora le immediate repliche o giustificazioni dei protagonisti della vicenda:

- Silvio Berlusconi (Presidente del Consiglio) – “Vado avanti, la Corte è di sinistra e queste cose mi fanno un baffo” (…) “Non è intaccata la credibilità del Governo, e le accuse risibili cadranno'' (…) "Il Capo dello Stato sapete voi da che parte sta: abbiamo giudici della Corte Costituzionale eletti da tre capi dello Stato della sinistra che fanno della Consulta non un organo di garanzia ma un organo politico”.

- Angelino Alfano (Ministro di Grazia e Giustizia) – “E' una sentenza che sorprende, e non poco, per l'evocazione dell'art.138 della Costituzione".

- Niccolò Ghedini (Deputato PdL e avvocato di Berlusconi) – “La legge è uguale per tutti, ma non necessariamente la sua applicazione, come del resto giá ribadito dalla Corte Costituzionale” (…) “L'umore del presidente Berlusconi è come i sondaggi: alle stelle”.

- Nota dal Quirinale – “Tutti sanno da che parte sta il presidente della Repubblica. Sta dalla parte della Costituzione, esercitando le sue funzioni con assoluta imparzialità e in uno spirito di leale collaborazione istituzionale".

- Comunicato ufficiale della Consulta – “La Corte costituzionale, giudicando sulle questioni di legittimità costituzionale poste con le ordinanze n. 397/08 e n. 398/08 del Tribunale di Milano e n. 9/09 del GIP del Tribunale di Roma ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 1 della legge 23 luglio 2008, n. 124 per violazione degli articoli 3 e 138 della Costituzione. Ha altresì dichiarato inammissibili le questioni di legittimità costituzionale della stessa disposizione proposte dal GIP del Tribunale di Roma".

- Paolo Bonaiuti (portavoce del Presidente del Consiglio) – “E' una sentenza politica, ma il presidente Berlusconi, il governo e la maggioranza continueranno a governare come, in tutte le occasioni dall'aprile del 2008, hanno richiesto gli italiani con il loro voto".

- Fabrizio Cicchitto (presidente deputati PdL) – “E’ un processo di politicizzazione della Corte che si schiera sulla linea dell'attacco al presidente Berlusconi'' (…) “Forte dell'appoggio di cui gode nel Paese continuerà a governare affrontando a viso aperto processi imbastiti sulla base dell'uso politico della giustizia”.

- Maurizio Gasparri (presidente senatori PdL) – “E' una giornata buia per i valori della legalità, che segna il tramonto di una istituzione che ha obbedito a logiche di appartenenza politica e non a valutazioni di costituzionalità. Il governo andrà avanti mentre chi ha tradito la propria funzione di garanzia non cancellerà la volontà democratica del popolo italiano".

- Gaetano Quagliariello (vicepresidente senatori PdL) – “Una sentenza sconvolgente, nel senso letterale del termine poiche' sconvolge i precedenti orientamenti della Corte Costituzionale”.

- Umberto Bossi (Ministro per il Federalismo) – ''Andiamo avanti, non ci piegano. Se si ferma il federalismo facciamo la guerra”

E dopo anche questo attento esame di dichiarazioni ufficiali, il giudizio finale spetta al popolo italiano. Quello con una mano davanti e una di dietro.
Per il premier invece la strada sembra inerpicarsi già tutta in salita a causa dei procedimenti giudiziari a suo carico.





Fonti:

-stampa radiotelevisiva

venerdì 9 ottobre 2009

FUORI PROGRAMMA 19 - Signori, l'assurdo è servito!

Prendere un caffè al bar, mangiare un primo piatto al ristorante,…sono gesti più che consueti nella vita quotidiana di tutti. Ma per chi somministra alimenti e bevande alla clientela stanno diventando la componente essenziale di spaventose crisi di nervi. Specialmente se si parla di lavoratori dipendenti.


Nuove normative spuntano nel settore ristorativo e dei bar. Sembra infatti che alcune associazioni di categoria stiano organizzando già dei seminari per i propri associati al fine di divulgare le ultimissime disposizioni da seguire nei locali, le responsabilità, le sanzioni concernenti e soprattutto le raccomandazioni proprio per evitarle. Pare non manchino pure gli avvisi circa una nuova ondata di controlli.
Vediamo dunque quali sono alcune di queste importanti novità rivoluzionarie:

-sarà tassativamente vietato tenere penne nel taschino della camicia. Si potranno invece collocare nelle “parti basse”, ovvero nelle sacche dei pantaloni, gonne o parananze.

-non si potranno trovare più persone riunite in uno stesso punto di vitale importanza per le attività connesse al lavoro (esempio: tre baristi che scherzano un momento vicini lungo il corridoio dietro il bancone, oppure, cinque camerieri che attendono chiacchierando sulla soglia della porta tra sala da pranzo e cucina la consumazione della portata servita ai loro clienti)

Ma realtà è ben diversa dal problema “penne nel taschino”.
Chi lavora da dipendente in esercizi dove vengono somministrati alimenti e bevande assiste quotidianamente a violazioni delle più basilari norme igieniche. Alcuni esempi? La manipolazione dei cibi senza l’uso di guanti protettivi, il mancato rispetto delle procedure legate alla cosiddetta “catena del freddo” (congelamento/surgelamento), il riciclo di alimenti rimanenti nei piatti già somministrati alla clientela.
Il risvolto umano-professionale poi è sicuramente alquanto confortante. Naturalmente mai nessun riferimento alla condizione del barista o del cameriere dipendente italiano. Mentre i colleghi europei dei paesi maggiori guadagnano duemila Euro mensili, i nostri si devono accontentare esattamente della metà, se va bene, e di qualche avanzo di cucina. Sono poi da ritenersi fortunati coloro i quali hanno un regolare contratto di lavoro e devono presentarsi per il ritiro dello stipendio una volta sola di ogni mese. Per tutti gli altri, guai a chi apre bocca. La porta è sempre aperta…
Chi somministra alimenti e bevande in questa nazione deve prima di tutto compatire un popolo di incontentabili, perennemente insoddisfatti, prepotenti, che richiedono uno sforzo di energie e nervi incomparabile rispetto ad altre parti. Non è facile trovarsi di fronte ad una clientela generalmente indecisa su cosa consumare che prevede infinite varianti ad ogni richiesta. All’estero ci sono meno vizi e meno pretese. Ecco perché quando uno straniero entra in un locale italiano lo fa con la stessa circospezione di un visitatore di museo d’arte…perché si tratta di una esperienza unica. Come è unico vedere chi pretende con una certa convinzione il caffè al vetro e capire se è lui il genio ed il resto del mondo tutto imbecille che lo beve in tazza di porcellana.
Di fronte a questo scenario è facile comprendere perché c’è un’esponenziale richiesta di lavoro all’estero. Alcuni mesi fa, in una puntata della trasmissione Racconti di Vita di Giovanni Anversa (RaiTre) venne intervistato un ristoratore siciliano a Madrid. Quando il cronista gli domandò quanti ragazzi italiani cercano lavoro nel suo locale, si spostò verso la cassa e sfoggiò una trentina di curriculum lasciati da suoi connazionali in una sola settimana.

A questo punto possiamo tranquillamente affermare che mai è stata azzeccata come in questo caso l’espressione “siamo alla frutta”.

mercoledì 30 settembre 2009

Pane Nostrum...o pane loro???

Nuova indagine congiunta di Una Vacanza Dimenticabile e Franco Giannini sull’ultimo grande evento estivo cittadino.


Fine settimana appena passato. Era meglio andare a fare un giro in Piazza del Duca o in gioielleria?
E’ questa la domanda-chiave che potrebbe introdurre l’argomento.
Anche quest’anno infatti si è tenuto Pane Nostrum, classica manifestazione di fine estate dedicata all’arte bianca. Sulla tematica dell’evento assolutamente nulla da dire. Anzi, si potrebbe elogiare pure la scelta del periodo, ottimo per indicare l’arrivo dell’autunno e la riscoperta di prodotti caldi appena fatti, lasciando angurie, meloni e gelati alle spalle.
Come al solito però c’è qualcosa che stona in tutte le iniziative senigalliesi. Si tratta dell’aspetto meramente commerciale che accomuna ogni festa cittadina. Prezzi alle stelle e nulla di accattivante.
Nonostante le segnalazioni, le raccomandazioni, gli inviti, le critiche costruttive sollevate in largo anticipo da cittadini e personaggi noti, pare che anche questa volta siano rimaste del tutto inascoltate.
Esaminiamo comunque al dettaglio l’evento.
Inizia la manifestazione alle ore diciotto di Giovedì 17 Settembre con il taglio del nastro delle autorità. Chi non ha fatto attenzione agli orari si è ritrovato in piazza di mattina credendo che fosse già tutto operativo. In realtà alle ore dodici altro non v’era che un cantiere aperto con operai che attaccavano persino il programma con i chiodi. Sarebbe stato più opportuno iniziare dal mattino magari anche del giorno seguente.
Nell’euforia generale degli amministratori giunti per l’inaugurazione si sono registrate varie dichiarazioni: “Pane Nostrum conclude con onore la nostra stagione turistica" (Angeloni); “Una stagione turistica densa e produttiva, in controtendenza con la crisi che stiamo vivendo (…) Una stagione turistica ben avviata (…) Una manifestazione intelligente che riesce ad unire, non solo metaforicamente, sapori, cultura, arte e tradizioni di questo territorio (…) In un momento di crisi che coinvolge tutti i settori, il turismo è l'unico che ha margini di crescita e Senigallia, con i suoi dati in costante aumento negli ultimi anni ne è la riprova ed è dalla Spiaggia di Velluto che le Marche devono prendere esempio” (Solazzi – Ass.Reg.Turismo); “Non poteva essere altrimenti, ero certo già dalla prima edizione che con il tempo avrebbe acquistato un successo internazionale" (Guzzonato). Il sindaco di Nicolosi (CT) invece scambia uno pseudo-gemellaggio per la fiera del turismo e tenta di promuovere ampliamente la propria cittadina.
Durante le nostre visite abbiamo notato una ventina di stands di varia natura neppure troppo attinenti. Solo pochissimi infatti erano dedicati direttamente al protagonista. Tre li abbiamo definiti “del nulla”…uno con hostess e stewards di Ostra che reclamizzavano la città, altri due in piazza Manni di cui uno relativo a qualche cosa sul risparmio energetico. Allora sarebbe stato meglio proporre dei punti con macchinari per fare il pane, o per esempio, un museo sulla impastatura con vecchie foto e vecchi strumenti relativi al forno. Ma non finisce qui. C’è stata anche la vaga sensazione che la maggior parte degli stands fossero presenti più per tappare il vuoto e racimolare denari per il suolo pubblico che per il tema stesso.
E questo potremmo definirlo solo l’inizio.
L’attore principale doveva essere il pane concepito come alimento popolare. Il pane nostrum, quello che già oggi si fa fatica a comprare senza tanti "intrugli", quello uso famiglia, con la pezzatura grossa, quello che una volta era un alimento povero che serviva a tamponare i voraci stomaci, è ben distante da quello pubblicizzato che serve invece a solleticare maggiormente quella moda del pane "alla Verdone"...”famolo strano”, che ci vogliono poi far passare per tradizionale. A questo punto non s’intende neppure questa grande invasione di biscotti, dolcetti o addirittura companatico sotto forma di formaggi, salumi, olio, marmellate e persino miele e vini. Sembra che ogni evento del centro debba per forza trasformarsi sempre in una fiera dell’artigianato.
Ma la nota dolente arriva con la commercializzazione sulla piazza dietro il laboratorio all’aperto. Un bancone lungo una ventina di metri, tanti prodotti da forno di nicchia, belle commesse, quattro casse con i registratori fiscali, ma…nessuna bilancia. Sin da piccoli ci hanno insegnato nei primi anni di scuola che il pane, la frutta, la verdura, la carne possono essere venduti solamente per misurazione del peso dal momento che non si generano tutti uguali. A Pane Nostrum di Senigallia invece si può. Ecco allora una pizza al formaggio “piccola” che costa sette Euro ed una “grande” che ne costa dieci. Ecco panini alle olive del diametro di sei-sette centimetri a settanta centesimi l’uno. Ecco minuscoli maritozzi venduti esclusivamente in coppia a un Euro e cinquanta centesimi. La vendita al pezzo singolo era vietata. Insomma chi ha acquistato qualcosa ed ha voluto vederci chiaro, è stato costretto a fare la prova del nove a casa, con la bilancia della propria cucina. Sperando con ansia di non essere stato derubato. E se i prezzi e le modalità di vendita sono del tutto discutibili, è forse facile anche risalire agli organizzatori di questa trovata a giudicare dai bigliettini accanto ai prodotti con i nomi di quasi tutte le più rinomate panetterie senigalliesi e provinciali. Se la regola è quella di vendere due pasticcini solo in coppia evidentemente qualcuno l’avrà decisa a tavolino per ovvii motivi di convenienza. Naturalmente risulta alquanto strano che la miriade di istituzioni che di solito patrocinano questi eventi non si pongano mai dei dubbi su certe “maniere”.
Assai rare le opportunità gratuite e le degustazioni. Qualche assaggio c’era pure allo stand distaccato di due forni cittadini, ma nulla di che. In tutto il resto della manifestazione…vietato toccare. Per lo meno durante le nostre visite in vari momenti delle giornate non abbiamo incontrato alcuna offerta.
Il successo della manifestazione appare dunque leggermente dubbioso. Da più parti sulla stampa è stata sventolata l’internazionalizzazione della festa e nelle ultimissime ore persino un boom di visitatori (dichiarate oltre quarantamila presenze). Parlare di risonanza internazionale francamente sembra piuttosto azzardato. Non che non ci fossero Francia, Germania e Inghilterra, ma rappresentavano con le loro città proprio quello che potevano fare: un semplice gemellaggio. Strano pure questo record di partecipanti. In vari momenti delle giornate di venerdì e sabato abbiamo potuto intravedere solo poche decine di persone.
Lo stand più affollato era (le foto lo dimostrano) quello dove non si vendeva nulla, si spiegava e si insegnava ai bambini e non solo a farsi il pane da se in modo elementare fatto di teoria, storia ed infine con la pratica. Non abbiamo visitato invece i corsi per adulti.
Un’altra festa cittadina purtroppo lontana dalla popolarità e dall’interesse pubblico che merita senz’altro più attenzione.
Intanto per onor di cronaca le quotazioni del grano calano di parecchio ma pane e pasta aumentano. Nell’euforia delle manifestazioni, si sa, non è una notizia interessante.





Fonti:

-stampa on-line
-indagine sul posto
-interviste varie

Fotografie:

-archivio 60019.it
-Franco Giannini
-Una Vacanza Dimenticabile

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ATTO VII - Agenzia Immobiliare Spiaggia di Velluto

Uno stabilimento balneare su tre a Senigallia affitta appartamenti estivi. Ma si ipotizza anche un numero ben maggiore. Allora diventa interessante capire se sulla Spiaggia di Velluto, che dovrebbe essere pubblico demanio, rimangono ancora ad esercitare solo semplici bagnini in concessione oppure mediatori immobiliari.


Quando si parla dei bagnini di Senigallia non si può fare a meno di pensare alle polemiche, alle critiche, alle lagne. Si assiste alle accuse mosse prontamente ogni stagione e ogni anno verso la politica e le amministrazioni comunali. Si ascoltano richieste di aiuti per poter mandare avanti le attività. Si sentono pianti per qualche giornata di pioggia all’interno di stagioni con sole spaccapietre dichiarandole disastrose (per esempio estate 2008). Si odono continui lamenti per l’aumento dei canoni demaniali e delle tasse in genere da pagare allo Stato.
Se questa fosse la regolare situazione della categoria senigalliese, a rigor di logica, verrebbe da pensare ad una rovinosa chiusura di attività, perdita di aziende, drastico calo dei servizi.
Invece stranamente accade tutto il contrario. Le imprese balneari resistono duramente nonostante i colpi inflitti dalla natura attraverso le mareggiate e quelli dolorosissimi che arrivano dalle politiche rovinose contro il settore. Uniti alle crisi economiche. Tant’è che vengono pure tramandate di padre in figlio, per generazioni e generazioni, e con annessi e connessi.
Poi si scopre con una semplice passeggiata anche durante l’inverno, che la fatica dei "guardaspiaggia de’noaltri", è talmente grande da consentire pure una serie di offerte che hanno ben poco a che fare con la semplice tintarella sul bagnasciuga. Nonostante le annose difficoltà da sempre denunciate in ogni sede che vengono poi superate in un batter d’occhio sul luogo, a quanto pare, non mancano le risorse per gestire anche ben altro. E così a giudicare dalla miriade di cartelli permanenti in bellavista dodici mesi l’anno i nostri poveri ed assediati bagnini trovano pure tempo per occuparsi di intermediazioni immobiliari offerte sottoforma di affitti estivi. Tra un “gelati e pizzette” e un “pedalò e canoe” ecco apparire anche le solite diciture per gli appartamenti stagionali in uno stabilimento balneare su tre. Addirittura stupisce il fatto che questa disponibilità venga presentata sempre al plurale, ovvero per più di una unità abitativa.
A questo punto sorge spontaneo pure un pensiero sulla proprietà di questi immobili. Piacerebbe capire se queste case proposte per il classico turismo casalingo “alla senigalliese” appartengono tutte agli stessi titolari degli stabilimenti che le sventolano sui lungomari.
Si ipotizza pure su quanti altri casi vi possano essere non pubblicizzati sui capanni e tenuti non troppo visibili.
Il dato di per sé è comunque già sbalorditivo e sancisce che una buona parte dei titolari delle imprese balneari avrebbero deciso di dedicarsi più all’attività immobiliar-turistica che alla noiosa ed affaticante piantumazione degli ombrelloni.
Unito poi alla consueta e resistente abitudine di qualcuno, di offrire servizi di bar anche forse senza licenze e con prodotti di sottomarca acquistati all’hard-discount più vicino, e alle vacanze tropicali durante i mesi invernali di qualche noto della categoria lascerebbe intendere che i guadagni di questi sforzi immani permettono una vita tutt’altro che disagiata. E se la condizione sociale è più che buona per molti si fa presto a ritenere la stramaggior parte delle polemiche e dei problemi assolutamente infondati. Anche a scapito di chi invece le difficoltà le potrebbe avere seriamente, limitandosi alla sola attività delle sdraio.
Intanto, sperando che tutto l’aspetto immobiliare sia regolarmente registrato e legale, che i nostri instancabili bagnini non abbiano dovuto anche quest’anno passare notti in bianco per le ronde in spiaggia o provvedere ad opere di giardinaggio per il cambio della data floreale in Piazzale della Libertà, si auspica oramai da tempo una presentazione dei dati numerici sulla questione dell’aumento dei canoni demaniali. Solo esclusivamente per onor di chiarezza e confronto.
Per quanto riguarda poi il conseguimento della residenza di chi vive, lavora e tribola affittando a Senigallia anche proprio quegli stessi appartamenti stagionali durante i mesi freddi, poco importa…
Interessante è solo la medaglia al valore turistico che il sindaco consegna ogni anno ai bagnanti meritevoli.




L’inchiesta è stata realizzata durante l’autunno 2008 e l’estate 2009