giovedì 1 gennaio 2009

Atto II – Quando la vera causa dei malanni è forse proprio vivere in questo Paese

In una città sognatrice, nella quale le preoccupazioni principali di tanti sono solo piste ciclabili, forni crematori, compleanni della Rotonda, dove ormeggiare gli yacht…succede che ci si perde in infinite critiche per la sostituzione di un primario dell'ospedale come accaduto mesi fa, ma nessuno si inorridisce a sette mesi d'attesa per fare una ecografia o a come funziona il sistema di esenzione sanitaria per i disoccupati...


Verso la fine di Maggio di quest’anno su consiglio del medico di base in seguito a spasmi isolati in una zona ben precisa mi reco presso la struttura ospedaliera più vicina, quella di Senigallia, per prenotare una normale ecografia di controllo. La prima data proposta e prenotabile, poi addirittura come "visita per prostata" (non c’entrava assolutamente nulla e fortunatamente non ne soffro) è il 20 dicembre 2008. Altrimenti si passa a Gennaio 2009. Rimango assolutamente stupefatto, manco si dovesse fare con un macchinario alimentato a carbone...Prezzo ticket trentadue Euro e qualcosa...Chiedo informazioni poi sull'eventuale sfruttamento dell'esenzione dal momento che nel passato anno ho avuto problematiche di lavoro (100% senigalliesi) con relativa perdita del posto. In teoria in base all'importo pubblicato sul CUD 2008 ho diritto all'esenzione. Ma l'impiegata afferma che dal settembre 2007 tale riconoscimento non può essere accettato se non si è iscritti ai centri per l'impiego nelle liste di disoccupazione e se oltre a codesto stato non si hanno per giunta familiari a carico.
E qui c’è da fare una ulteriore considerazione preliminare.
Risulta dunque che sono disoccupato da oltre sei mesi e senza familiari a carico. Ma per poter dichiarare ciò ed aver diritto a tale agevolazione sanitaria dovrei recarmi fisicamente al Centro per l'Impiego di Ancona (zona Baraccola – 45 + 45km. - 15/20 Euro di benzina + usura auto) solo per riferire che "attualmente non ho un lavoro", perchè le istituzioni dello stato sociale di questa nazione non sono capaci di farlo autonomamente nonostante sanno della cessazione del mio rapporto professionale e la visualizzano regolarmente sui propri schermi dei computer da ogni parte. Quindi un primo quesito potrebbe essere: a che servono informatizzazione e telematica se proprio negli uffici statali non sono ancora capaci di sfruttarle adeguatamente?? Non basta. Qualche lettore si starà già chiedendo perché non farlo a Senigallia dove sono domiciliato. Perché il centro di Senigallia, che anche lui sa in che data vengo assunto e licenziato, non può prendersi carico delle mie pratiche secondo un decreto del 2003 (Ministero del Welfare Maroni) poiché risulto ancora residente nel comune di Falconara Marittima. In sostanza, domiciliato a Senigallia ma non residente, per regolare una posizione che non serve a nulla (perchè di fatto non mi danno nè lavoro, nè soldi) e per usufruire di una ridicola esenzione per una visita da mutua spenderei più in tempo e benzina che pagando la prestazione sanitaria stessa.
Senza dimenticare mai sia lo stato di disoccupazione non retribuito, sia naturalmente l'attesa per l’ecogafia, sia l’eventualità di una malattia...
In base alle nuove norme vigenti poi, mi riferisce una addetta alle prenotazioni dell’ospedale, dal settembre 2007 nemmeno gli indigenti (coloro che non hanno proprio nulla) potrebbero avere diritto a esenzioni ticket per prestazioni mediche prenotate a mesi/anni di distanza...
I conti non mi tornano e penso subito ai senza tetto…
Ma come…?? Persino negli USA si vergognano terribilmente di questa condizione che hanno da anni, ed è una delle ragioni per cui hanno votato in massa Obama, e noi che siamo sempre stati modello di sanità pubblica alla portata di tutti per il mondo adesso cominciamo a comportarci così??? Chiedo successivamente (alcuni mesi dopo) chiarimenti ad altri impiegati che svolgono il servizio cassa presso l’azienda sanitaria e nemmeno loro mi sanno spiegare il significato di questa dichiarazione. Comunque, al di là di tutte queste più o meno fondate precisazioni una cosa è certa, proprio perché pubblicata sul volantino regolamentare per la richiesta dell’esenzione: un figlio sotto i sei anni di un genitore con reddito pari o inferiore a 36.151,98 Euro (circa 3012 Euro al mese) e con o senza moglie a carico non paga nessun ticket. Un ultra sessantacinquenne con o senza coniuge a carico e con stesso reddito del caso precedente è esente. Un precario individuale di trenta anni con un contratto a tempo determinato di tre mesi senza garanzia di rinnovo a ottocento Euro mensili o un disoccupato che ha superato nell’anno precendente un reddito di 8263,31 Euro…sorpresa…paga tutto!!!
Avessimo ancora un pò di voglia di ridere, ci verrebbe da pensare che questa riforma sia stata fatta da Arlecchino, Pulcinella, Pantalone e tutte le altre maschere al carnevale di Venezia…
Ma torniamo al tema delle attese, visto che i disgraziati in questa nazione da molto tempo non fanno più notizia…
Molto simpatico è proprio il ruolo degli impiegati che lavorano in questi settori che mettono le mani avanti fornendo anche il numero telefonico per annullare la prenotazione consapevoli che una buona percentuale dei pazienti si rivolgerà sicuramente alle strutture private agevolate da tali sistemi...o quando danno l'informazione che è possibile effettuare tale esame anche in altre ASL locali, o addirittura in altri regioni...Allora con molta ironia a questa ultima battuta rispondo con una mia: “Sì, siccome già sono disoccupato, mi posso permettere anche l'elicottero o il jet privato per fare esami clinici in altre parti d'Italia abbattendo i tempi delle liste d'attesa...”
Insomma, o aspetto, o cerco un’altra soluzione. Allora mi mobilito alla ricerca di un’altra possibilità. E verso la metà di Giugno, a distanza di appena venti giorni ho la possibilità di fare l’ecografia in una struttura privata convenzionata di Ancona, previa prenotazione, al costo di trentuno Euro, per la durata di minuti quattro d’orologio e con consegna dei referti immediata. E per onor di cronaca, fortunatamente non soffro di nulla…
Ragion per cui non comprendo dunque assolutamente che problematiche può avere una struttura ospedaliera all’avanguardia per dover obbligare i pazienti ad una lista di attesa di sei/sette mesi con lo stesso pagamento della prestazione (addirittura qualcosa in meno nel privato convenzionato). Le uniche giustificazioni accettabili sono semmai quelle avanzate dal dottor Busilacchi che accusa un abuso di esami clinici e addita come responsabili i medici di base che li prescrivono senza freni. E qui non gli si può dare proprio tutti i torti. Il mio per esempio da dottore sembra essersi trasformato in un impiegato amministrativo. Nel suo ambulatorio è sparito persino il lettino. In compenso sono apparsi la poltrona in pelle, il computer e la stampante con il quale prepara una media di due ricette per ogni paziente. Ma il primario del reparto di diagnostica si dimentica troppo ingenuamente che, vecchi e infanti a parte, tutti gli altri gli esami li devono pagare dunque sono liberi di farne quanti ne vogliono con i propri soldi.
Nonostante tutto un rimedio semplicissimo al disagio ci sarebbe.
L’ospedale è una struttura apposita per la cura del malato concepita quasi da quando esiste la medicina ad operare di giorno e di notte. Appurando quindi che non è pensabile una comparazione dei servizi sanitari ad altri di tipo terziario, la soluzione è presto fatta: le apparecchiature adibite agli esami vengano utilizzate ventiquattro ore su ventiquattro e si dia l’opportunità di eseguire i test anche in orari poco canonici. Se posso avere una scelta tra l’aspettare sette mesi per avere un appuntamento di giorno o fare l’ecografia alle ore una e trenta di notte dopo domani, scelgo la seconda…Inoltre con questo sistema sicuramente non si raggiungerebbero proprio tali estremità con le liste di attesa che subirebbero una drastica riduzione contenendosi addirittura in poche settimane.
A chi poi difende la delicatezza dei macchinari che devono riposare, risponderei: in un mondo dove oramai la tecnologia consente di tenere accesi computer ventiquattro ore su ventiquattro, per trecentosessantacinque giorni l’anno, oppure di volare da Londra a Sydney senza scali, parlare di delicatezza delle apparecchiature suonerebbe una pura barzelletta.
E se volessimo fare due calcoli alla mano risulterebbe anche che: una media di trenta esami giornalieri a trenta Euro l’uno consentirebbero un ricavo di novecento Euro che per un minimo di trecentotrenta giorni l’anno ammonterebbe a duecentonovantasettemila Euro. Se come dice il dottor Busilacchi, una apparecchiatura come quella di ultima generazione costa seicentomila Euro nel giro al massimo di un paio d’anni verrebbe abbondantemente ripagata.
Ma proprio dal lato economico si scopre un altro altarino. Tali situazioni di disagio scaturiscono soprattutto dal fatto che la maggior parte dei pazienti data l’avanzata età non paga il ticket e le conseguenze sono facilmente immaginabili.
Questa è un’altra storia italiana tutta da superare e la ricetta è: pagare poco, pagare tutti…
Il cardine della questione è proprio questo. Un ospedale come quello di Senigallia è una struttura pubblica e come tale deve rimanere. Sia dal punto di vista dei prezzi, sia per la qualità dei servizi e la capacità di rispondere degnamente alla richiesta della maggior parte della popolazione. Una lista d’attesa lunga può essere compatita nel caso di un ristorante di lusso, non in un servizio sanitario pubblico.
Mi rendo perfettamente conto che si trattano di problematiche di risonanza regionale e nazionale. Proprio per questo non accuso una struttura ospedaliera che si sa contraddistinguere anche per medici di alta competenza. Usare questa motivazione però per distrarre da ogni eventuale responsabilità o farla valere come scusa per non rimboccarsi mai lei maniche è a parer mio, alla luce della crisi che stiamo vivendo, non più accettabile.
Nel frattempo oltre alle attese delle liste ora aspettiamo anche il pool di tecnici promesso dall’Assessore alla Sanità e medico Dott. Fabrizio Volpini.
Quello che non si spiega comunque è l'inettitudine della cittadinanza a temi come questo (ma molto attiva ed organizzata per tante altre fregnacce..) con la quale si è abituata a convivere in una città che ha un suo peso politico, istituzionale, culturale di primo piano all'interno di una regione sonnecchiosa come la nostra.
Ma sì...dopo tutto è anche bello pensare alla morte e all'urgenza di forni crematori...
Anche perchè se nell'attesa per l'ecografia e per un nuovo lavoro...nel frattempo la malattia venisse fuori davvero...


Fonti:

- Asur Marche – zona territoriale 4 – Senigallia
- Centro per l’Impiego e la Formazione – sede di Senigallia
- Centro per l’Impiego e la Formazione – sede di Ancona


L’inchiesta è stata elaborata a Maggio 2008, Giugno 2008, Novembre 2008