mercoledì 30 settembre 2009

Pane Nostrum...o pane loro???

Nuova indagine congiunta di Una Vacanza Dimenticabile e Franco Giannini sull’ultimo grande evento estivo cittadino.


Fine settimana appena passato. Era meglio andare a fare un giro in Piazza del Duca o in gioielleria?
E’ questa la domanda-chiave che potrebbe introdurre l’argomento.
Anche quest’anno infatti si è tenuto Pane Nostrum, classica manifestazione di fine estate dedicata all’arte bianca. Sulla tematica dell’evento assolutamente nulla da dire. Anzi, si potrebbe elogiare pure la scelta del periodo, ottimo per indicare l’arrivo dell’autunno e la riscoperta di prodotti caldi appena fatti, lasciando angurie, meloni e gelati alle spalle.
Come al solito però c’è qualcosa che stona in tutte le iniziative senigalliesi. Si tratta dell’aspetto meramente commerciale che accomuna ogni festa cittadina. Prezzi alle stelle e nulla di accattivante.
Nonostante le segnalazioni, le raccomandazioni, gli inviti, le critiche costruttive sollevate in largo anticipo da cittadini e personaggi noti, pare che anche questa volta siano rimaste del tutto inascoltate.
Esaminiamo comunque al dettaglio l’evento.
Inizia la manifestazione alle ore diciotto di Giovedì 17 Settembre con il taglio del nastro delle autorità. Chi non ha fatto attenzione agli orari si è ritrovato in piazza di mattina credendo che fosse già tutto operativo. In realtà alle ore dodici altro non v’era che un cantiere aperto con operai che attaccavano persino il programma con i chiodi. Sarebbe stato più opportuno iniziare dal mattino magari anche del giorno seguente.
Nell’euforia generale degli amministratori giunti per l’inaugurazione si sono registrate varie dichiarazioni: “Pane Nostrum conclude con onore la nostra stagione turistica" (Angeloni); “Una stagione turistica densa e produttiva, in controtendenza con la crisi che stiamo vivendo (…) Una stagione turistica ben avviata (…) Una manifestazione intelligente che riesce ad unire, non solo metaforicamente, sapori, cultura, arte e tradizioni di questo territorio (…) In un momento di crisi che coinvolge tutti i settori, il turismo è l'unico che ha margini di crescita e Senigallia, con i suoi dati in costante aumento negli ultimi anni ne è la riprova ed è dalla Spiaggia di Velluto che le Marche devono prendere esempio” (Solazzi – Ass.Reg.Turismo); “Non poteva essere altrimenti, ero certo già dalla prima edizione che con il tempo avrebbe acquistato un successo internazionale" (Guzzonato). Il sindaco di Nicolosi (CT) invece scambia uno pseudo-gemellaggio per la fiera del turismo e tenta di promuovere ampliamente la propria cittadina.
Durante le nostre visite abbiamo notato una ventina di stands di varia natura neppure troppo attinenti. Solo pochissimi infatti erano dedicati direttamente al protagonista. Tre li abbiamo definiti “del nulla”…uno con hostess e stewards di Ostra che reclamizzavano la città, altri due in piazza Manni di cui uno relativo a qualche cosa sul risparmio energetico. Allora sarebbe stato meglio proporre dei punti con macchinari per fare il pane, o per esempio, un museo sulla impastatura con vecchie foto e vecchi strumenti relativi al forno. Ma non finisce qui. C’è stata anche la vaga sensazione che la maggior parte degli stands fossero presenti più per tappare il vuoto e racimolare denari per il suolo pubblico che per il tema stesso.
E questo potremmo definirlo solo l’inizio.
L’attore principale doveva essere il pane concepito come alimento popolare. Il pane nostrum, quello che già oggi si fa fatica a comprare senza tanti "intrugli", quello uso famiglia, con la pezzatura grossa, quello che una volta era un alimento povero che serviva a tamponare i voraci stomaci, è ben distante da quello pubblicizzato che serve invece a solleticare maggiormente quella moda del pane "alla Verdone"...”famolo strano”, che ci vogliono poi far passare per tradizionale. A questo punto non s’intende neppure questa grande invasione di biscotti, dolcetti o addirittura companatico sotto forma di formaggi, salumi, olio, marmellate e persino miele e vini. Sembra che ogni evento del centro debba per forza trasformarsi sempre in una fiera dell’artigianato.
Ma la nota dolente arriva con la commercializzazione sulla piazza dietro il laboratorio all’aperto. Un bancone lungo una ventina di metri, tanti prodotti da forno di nicchia, belle commesse, quattro casse con i registratori fiscali, ma…nessuna bilancia. Sin da piccoli ci hanno insegnato nei primi anni di scuola che il pane, la frutta, la verdura, la carne possono essere venduti solamente per misurazione del peso dal momento che non si generano tutti uguali. A Pane Nostrum di Senigallia invece si può. Ecco allora una pizza al formaggio “piccola” che costa sette Euro ed una “grande” che ne costa dieci. Ecco panini alle olive del diametro di sei-sette centimetri a settanta centesimi l’uno. Ecco minuscoli maritozzi venduti esclusivamente in coppia a un Euro e cinquanta centesimi. La vendita al pezzo singolo era vietata. Insomma chi ha acquistato qualcosa ed ha voluto vederci chiaro, è stato costretto a fare la prova del nove a casa, con la bilancia della propria cucina. Sperando con ansia di non essere stato derubato. E se i prezzi e le modalità di vendita sono del tutto discutibili, è forse facile anche risalire agli organizzatori di questa trovata a giudicare dai bigliettini accanto ai prodotti con i nomi di quasi tutte le più rinomate panetterie senigalliesi e provinciali. Se la regola è quella di vendere due pasticcini solo in coppia evidentemente qualcuno l’avrà decisa a tavolino per ovvii motivi di convenienza. Naturalmente risulta alquanto strano che la miriade di istituzioni che di solito patrocinano questi eventi non si pongano mai dei dubbi su certe “maniere”.
Assai rare le opportunità gratuite e le degustazioni. Qualche assaggio c’era pure allo stand distaccato di due forni cittadini, ma nulla di che. In tutto il resto della manifestazione…vietato toccare. Per lo meno durante le nostre visite in vari momenti delle giornate non abbiamo incontrato alcuna offerta.
Il successo della manifestazione appare dunque leggermente dubbioso. Da più parti sulla stampa è stata sventolata l’internazionalizzazione della festa e nelle ultimissime ore persino un boom di visitatori (dichiarate oltre quarantamila presenze). Parlare di risonanza internazionale francamente sembra piuttosto azzardato. Non che non ci fossero Francia, Germania e Inghilterra, ma rappresentavano con le loro città proprio quello che potevano fare: un semplice gemellaggio. Strano pure questo record di partecipanti. In vari momenti delle giornate di venerdì e sabato abbiamo potuto intravedere solo poche decine di persone.
Lo stand più affollato era (le foto lo dimostrano) quello dove non si vendeva nulla, si spiegava e si insegnava ai bambini e non solo a farsi il pane da se in modo elementare fatto di teoria, storia ed infine con la pratica. Non abbiamo visitato invece i corsi per adulti.
Un’altra festa cittadina purtroppo lontana dalla popolarità e dall’interesse pubblico che merita senz’altro più attenzione.
Intanto per onor di cronaca le quotazioni del grano calano di parecchio ma pane e pasta aumentano. Nell’euforia delle manifestazioni, si sa, non è una notizia interessante.





Fonti:

-stampa on-line
-indagine sul posto
-interviste varie

Fotografie:

-archivio 60019.it
-Franco Giannini
-Una Vacanza Dimenticabile

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Atto VI – Porchetta e porcate a Sant’Agostino






































ATTO VII - Agenzia Immobiliare Spiaggia di Velluto

Uno stabilimento balneare su tre a Senigallia affitta appartamenti estivi. Ma si ipotizza anche un numero ben maggiore. Allora diventa interessante capire se sulla Spiaggia di Velluto, che dovrebbe essere pubblico demanio, rimangono ancora ad esercitare solo semplici bagnini in concessione oppure mediatori immobiliari.


Quando si parla dei bagnini di Senigallia non si può fare a meno di pensare alle polemiche, alle critiche, alle lagne. Si assiste alle accuse mosse prontamente ogni stagione e ogni anno verso la politica e le amministrazioni comunali. Si ascoltano richieste di aiuti per poter mandare avanti le attività. Si sentono pianti per qualche giornata di pioggia all’interno di stagioni con sole spaccapietre dichiarandole disastrose (per esempio estate 2008). Si odono continui lamenti per l’aumento dei canoni demaniali e delle tasse in genere da pagare allo Stato.
Se questa fosse la regolare situazione della categoria senigalliese, a rigor di logica, verrebbe da pensare ad una rovinosa chiusura di attività, perdita di aziende, drastico calo dei servizi.
Invece stranamente accade tutto il contrario. Le imprese balneari resistono duramente nonostante i colpi inflitti dalla natura attraverso le mareggiate e quelli dolorosissimi che arrivano dalle politiche rovinose contro il settore. Uniti alle crisi economiche. Tant’è che vengono pure tramandate di padre in figlio, per generazioni e generazioni, e con annessi e connessi.
Poi si scopre con una semplice passeggiata anche durante l’inverno, che la fatica dei "guardaspiaggia de’noaltri", è talmente grande da consentire pure una serie di offerte che hanno ben poco a che fare con la semplice tintarella sul bagnasciuga. Nonostante le annose difficoltà da sempre denunciate in ogni sede che vengono poi superate in un batter d’occhio sul luogo, a quanto pare, non mancano le risorse per gestire anche ben altro. E così a giudicare dalla miriade di cartelli permanenti in bellavista dodici mesi l’anno i nostri poveri ed assediati bagnini trovano pure tempo per occuparsi di intermediazioni immobiliari offerte sottoforma di affitti estivi. Tra un “gelati e pizzette” e un “pedalò e canoe” ecco apparire anche le solite diciture per gli appartamenti stagionali in uno stabilimento balneare su tre. Addirittura stupisce il fatto che questa disponibilità venga presentata sempre al plurale, ovvero per più di una unità abitativa.
A questo punto sorge spontaneo pure un pensiero sulla proprietà di questi immobili. Piacerebbe capire se queste case proposte per il classico turismo casalingo “alla senigalliese” appartengono tutte agli stessi titolari degli stabilimenti che le sventolano sui lungomari.
Si ipotizza pure su quanti altri casi vi possano essere non pubblicizzati sui capanni e tenuti non troppo visibili.
Il dato di per sé è comunque già sbalorditivo e sancisce che una buona parte dei titolari delle imprese balneari avrebbero deciso di dedicarsi più all’attività immobiliar-turistica che alla noiosa ed affaticante piantumazione degli ombrelloni.
Unito poi alla consueta e resistente abitudine di qualcuno, di offrire servizi di bar anche forse senza licenze e con prodotti di sottomarca acquistati all’hard-discount più vicino, e alle vacanze tropicali durante i mesi invernali di qualche noto della categoria lascerebbe intendere che i guadagni di questi sforzi immani permettono una vita tutt’altro che disagiata. E se la condizione sociale è più che buona per molti si fa presto a ritenere la stramaggior parte delle polemiche e dei problemi assolutamente infondati. Anche a scapito di chi invece le difficoltà le potrebbe avere seriamente, limitandosi alla sola attività delle sdraio.
Intanto, sperando che tutto l’aspetto immobiliare sia regolarmente registrato e legale, che i nostri instancabili bagnini non abbiano dovuto anche quest’anno passare notti in bianco per le ronde in spiaggia o provvedere ad opere di giardinaggio per il cambio della data floreale in Piazzale della Libertà, si auspica oramai da tempo una presentazione dei dati numerici sulla questione dell’aumento dei canoni demaniali. Solo esclusivamente per onor di chiarezza e confronto.
Per quanto riguarda poi il conseguimento della residenza di chi vive, lavora e tribola affittando a Senigallia anche proprio quegli stessi appartamenti stagionali durante i mesi freddi, poco importa…
Interessante è solo la medaglia al valore turistico che il sindaco consegna ogni anno ai bagnanti meritevoli.




L’inchiesta è stata realizzata durante l’autunno 2008 e l’estate 2009




martedì 29 settembre 2009

ATTO VI - Porchetta e porcate a Sant'Agostino

Continua l’opera di vigilanza sui principali eventi cittadini di Una Vacanza Dimenticabile. Definita “dissacrante e disfattista” da alcuni V.I.P. senigalliesi. Ecco tutte le sorprese.


L’indagine sulla Fiera di Sant’Agostino nasce nell’estate duemilaotto, forte di esperienze ed osservazioni sulle edizioni degli ultimi anni. Pertanto quella del duemilanove non fa altro che confermare alcuni aspetti e misfatti.
Concluso anche questo evento possiamo ora tracciare le somme.
Intanto si può iniziare registrando il comportamento dei commercianti del centro durante la manifestazione. Dopo la sollevazione di numerose lamentele su prezzi e azioni di sfruttamento al Summer Jamboree, nella quale persino la Confcommercio ha dichiarato di prendere le distanze da alcuni soggetti, ecco recepita la lezione. La maggior parte dei predisposti ha preferito astenersi segregando anticipatamente gli equipaggiamenti nei ripostigli. Dunque rari sono stati gli avvistamenti di banchetti, spillatoi, inconsuete vendite. Forse anche per il fatto che le strade erano già occupate dalle bancarelle che coprono in questo caso le vie e i negozi. Non crediamo di sicuro per le ramanzine.
E’ continuata la vendita “protetta” e stonata delle angurie da parte della Croce Rossa Italiana che era stata oggetto di attenzione nella nostra inchiesta sul festival americano, per la quale abbiamo ricevuto anche pesanti critiche. Piacerebbe conoscere per curiosità e pubblicamente a questo punto quanto sia costato all’organizzazione l’evento per circa quattordici giorni e soprattutto quanto abbia ricavato dalla vendita delle fette. Se la matematica non è una opinione:
trenta fette per venti angurie a serata fanno seicento Euro d’incasso giornaliero, che moltiplicato per quattordici giorni diventa ottomilaquattrocento Euro (calcolo indicativo)
E’ stato intravisto pure lo stand della Protezione Civile locale. Proprio a quest’ultima organizzazione, passato l’impegno fieristico, vorremmo porgere l’invito a visionare il Fuori Programma 15 – La tegola invisibile: nuovo cult senigalliese della nostra rubrica, per conoscere magari anche un suo parere.
Parliamo ora veramente della fiera. Di primo acchito non si è potuto fare a meno di notare sempre gli stessi venditori e le stesse mercanzie senza particolari innovazioni o occasioni. E’ stato osservato poi, che oltre la metà degli espositori non esibiva cartellini con i prezzi sui prodotti. Ciò ha naturalmente imposto le fastidiose domande a titolo informativo col rischio di trovarsi assediati dagli ambulanti in una contrattazione senza fine. Eventuali illegalità a parte.
Non sono mancate mai pure vendite senza emissione di ricevute fiscali. Specialmente nel ramo alimentare alle prese con gli assalti degli affamati.
Ha stupito l’aumento di piadinerie, creperie, bar, chioschi ambulanti, che hanno reso l’evento quasi solamente di carattere mangereccio. Di sicuro rappresentano una buona fetta commerciale della manifestazione. Forse anche troppa.
Sul tema dei prezzi s’incomincia a toccare il primo nervo e arrivano i dolori. Qualcuno pare abbia proprio esagerato:

-Porchetta al kg. fino a 26,00 Euro (supermercati 13/16,00 Euro – negozi 16/19,00 Euro) che diventano 35,00 se venduta in un panino (pane 0,50 Euro + 100gr. 3,50 Euro);
-Bibite in lattina fino a 3,50 Euro;
-Pannocchie di mais arrostite di dubbia provenienza fino a 3,00 Euro;
-Frutta secca pralinata fino a 3,00 Euro l’etto;
-Fermagli in plastica per capelli di qualità discutibile fino a 15,00 Euro;
-Montagne di scarpe e borse in plasticume fino a 50,00 Euro;
-Oggestistica domestica fino a sei volte più cara dei supermercati.

Ecco dunque alcuni esempi di offerte non propriamente convenienti.
Le uniche vere occasioni come al solito sono rimaste circoscritte al comparto tessile, o meglio specificato, da quello dell’intimo dove era possibile trovare molti capi a uno, due Euro. Non è mancata poi la ben risaputa disparità sui prezzi tra i venditori italiani e quelli extracomunitari. Ma c’è anche da dire che non sempre la qualità della merce si trova sullo stesso livello. Oppure è addirittura scadente da entrambi i casi.
Allora qui nasce l’idea. Sfruttare la manifestazione come evento storico-culturale-popolare e renderlo esente dal fisco e da altre imposte. Così facendo si potrebbe pretendere un abbassamento dei prezzi da parte dei commercianti per la gioia dei visitanti. Se questo è realizzabile per una mostra-mercato dell’antiquariato perché non è possibile per la quasi seicentenaria Fiera di Sant’Agostino?? Quando l’esercente è libero per una volta dalle tasse, può ridurre il costo della merce al dettaglio con la prospettiva di incentivare all’acquisto e chiamare un numero maggiore di clienti aumentando anche il proprio affare. Il tutto circoscritto alle quattro giornate dello storico evento ed in via eccezionale.
Ma la vera nota dolente arriva ora. Quest’anno l’insurrezione contro la vendita degli animali alla fiera pare si sia infiammata più del solito. Sono intervenute varie associazioni animaliste a riguardo con tanto di proclami contro venditori e Amministrazione. Hanno preso posizione sul caso persino alcuni soggetti politici. Ma non sono state le sole condizioni igieniche e fisiche delle bestie a destare scalpore. La vera bomba, scoperta dalla nostra rubrica, sarebbe dovuta alla presenza di animali di categorie protette da una serie di regolamentazioni che prevedono svariati documenti ed elementi. Fingendoci acquirenti interessati e totalmente ignoranti abbiamo domandato prezzi e caratteristiche di alcune specie di uccelli. Alla fine di brevi conversazioni abbiamo chiesto se con l’acquisto dell’animale di riferimento sarebbero state allegate le relative dichiarazioni che noi ben sappiamo essere obbligatorie. Uno dei due venditori di uccelli ha dissentito con la testa. Con l’altro invece non c’è neppure stato bisogno di informarsi, poiché è stato visto venderli anch’essi sprovvisti. Ecco allora lo scandalo: commercio fuorilegge di uccelli protetti.
Si sospetta che sia avvenuto per le specie presenti come: Inseparabile di Fischer, Inseparabile personata, Groppone, Groppone rosso, Groppone lutino, Parrocchetto dal collare, Kakariki, Parrocchetto blu, Parrocchetto verde, Rosella comune, Rosella rubino, Amazzone, Ciuffolotto, Verdone. Un ignaro acquirente non essendo esperto potrebbe non essere al corrente di possedere un pappagallo regolato da norme e leggi. Ciò non contribuirebbe solamente al disorientamento delle anagrafi delle specie protette, ma in caso di verifiche incorrerebbe in pesantissime sanzioni pecuniarie. Venditori e possessori non in regola rischiano infatti, multe per varie migliaia di Euro. In alcuni casi sono previsti anche i sequestri.
Ma non finisce qua. Voliere di dimensioni ristrettissime con oltre sessanta pappagallini. Uccelli schiacciati in una mangiatoia singola dal peso di altri sei, sette sopra. Coniglietti con zampine ferite e sanguinanti. Gabbiette in offerta con due esemplari maschili venduti come coppia.
Stupiscono allora le dichiarazioni della Polizia Provinciale di Ancona per bocca dell’Assessore Marcello Mariani, secondo il quale sarebbe stato “positivo il bilancio per i controlli svolti (…) sul benessere e le condizioni detentive degli animali d'affezione posti in vendita durante i giorni della fiera di Sant'Agostino a Senigallia”. Gli elementi citati nella nostra indagine sono stati registrati nella sola serata di sabato 29 agosto. Forse sarebbe stato più opportuno far vigilare in questi casi dal Corpo Forestale dello Stato piuttosto che dalla Polizia Provinciale di Ancona. Tipico intreccio di competenze poliziesche all’italiana.
A pagarne le conseguenze però in questo caso sono innocenti bestiole che spesso non riescono neppure ad effettuare il viaggio di ritorno. Acquistate infatti in allevamenti intensivi dove ogni mattina si raccolgono decine e decine di cadaveri proprio perchè considerati come prodotti industriali di bassissimo valore, vengono ordinate appositamente per le fiere in grandi quantità e poco importa se su quattrocento capi commissionati, duecento vengono venduti, cinquanta finiscono direttamente in pattumiera durante o a fine manifestazione, altri cinquanta si ammalano nei giorni successivi e cento sopravvivono ignari delle prossime torture. Se il prezzo di una cocorita alla produzione è di due Euro e quello di un pesce rosso di trenta centesimi, figuriamoci a chi interessa se si ammalano durante i viaggi in giro per le fiere d’Italia.
Tutto contento è invece l’Assessore comunale Michelangelo Guzzonato: “la Fiera di Sant'Agostino è andata bene. Gli espositori hanno confermato tutti la loro presenza, da quelli legati con contratto decennale che rappresentato il 90% circa degli ambulanti, al 10% dei non fissi, i cui posti a disposizione sono stati tutti assegnati. Le prime impressioni, dal momento che i dati ufficiali saranno disponibili solo tra qualche giorno, sono buone. I commercianti si sono detti soddisfatti per come è andata la fiera. Anche i commenti dei visitatori sono stati positivi. Inoltre anche la viabilità ha retto bene e le vie di accesso alla fiera per i mezzi di servizio e di soccorso sono rimaste sempre libere e sgombere”.
Quindi nessun problema, nessuna miglioria da apportare, nessuna proposta da adottare. Tutto liscio, come al solito.
A questo punto pare evidente che l’unico aspetto positivo e memorabile dell’evento sia stato solo la fiera dei ragazzi al Foro Annonario.






Fonti:

-Interviste varie
-Indagini sul posto
-Stampa locale on-line

Si ringrazia Marco Bolognini della collaborazione per la consulenza tecnica sui volatili

Si ringrazia Italia dei Valori Senigallia per la fornitura del materiale fotografico















sabato 5 settembre 2009

FUORI PROGRAMMA 18 - Rissa in Consiglio Comunale: primo compleanno

Se l’Amministrazione di Senigallia festeggia il compleanno della Rotonda, coccolandola con musica, eventi e cotillons, Una Vacanza Dimenticabile commemora quello della sfiorata rissa in Consiglio Comunale.


Primo compleanno per il famoso Consiglio Comunale del 26 Agosto 2008, quello delle minacce, dei tentativi di aggressione, degli insulti, delle approvazioni di importanti scelte per il futuro della città in un momento ben lontano dalla ragione.
L’atmosfera ad un anno dal fatto è esattamente la stessa: toni prepotenti da maggioranza e opposizione, mancanza di proposte e chiasso, mancanza di risposte e silenzio. Ecco allora che la guerra fredda senigalliese procede a tutto spiano senza nessuno che, usando coscienza e cervello, si preoccupi degli effetti conseguenti. A pagare sono solo i cittadini che, orfani oramai di ogni ideologia e bandiera, abbandonati da tutti i partiti, si ritrovano forse più ad appoggiare le avventure anarcoidi di un qualsiasi centro sociale che le scelte istituzionali. Gli stessi poi, avendo percepito la mancanza di attenzione nei loro confronti si sono oramai dati totalmente al letargo, invece della sana critica e partecipazione. E purtroppo c’è il rischio che non si risveglino più. Oppure quando lo faranno sarà già troppo tardi…
Del Consiglio del 26 Agosto è rimasto poco è nulla. Tant’è che persino l’autore del famoso video clandestino, il Consigliere Luca Conti dei Verdi, intervistato l’anno scorso dalla nostra rubrica per sapere quali parole esatte avesse pronunciato il Sindaco alla sua maggioranza durante il momento d’apertura del voto, replica di non essere in grado di rispondere alla domanda.
Anche il Consigliere Roberto Mancini ci aiuta con una ricostruzione dell’evento addirittura accusando in esclusiva di essere stato aggredito verbalmente con una certa veemenza da diversi esponenti della Giunta, ma la descrizione generale risulta stranamente alquanto difforme dalle immagini registrate.
Vuoti di memoria o altro??
Non sono state nemmeno tanto memorabili le gaffes della giornalista Sabrina Marinelli e della sua redazione. Dichiara di essere stata invitata dal Sindaco ad uscire dall’aula perché non gradita. Il giorno seguente il Corriere Adriatico inorridito per l’accaduto invoca in un piccolo trafiletto gli ideali della libertà di stampa, democrazia, manifestando tutto il proprio sdegno sulla vicenda. Poi la cronista, invitata al Caffè Centrale dalla minoranza in una conferenza stampa in suo onore pare ritirare ogni accusa presa più dall’ansia che dalla trattazione dei fatti. L’opposizione tenta di estrarle le parole con le tenaglie per usarle contro il primo cittadino, ma non guadagna molto.
Per il resto nulla altro veramente.
Spariti gli esposti alla Prefettura e alla Procura. Sparite le richieste di dimissioni contro il Sindaco e il Presidente del Consiglio Comunale. Sparita ogni traccia delle idilliache giustificazioni date da ogni parte dopo l’accaduto.
Si è dissolto pure il famoso gesticolare della signora Angeloni. Si sarebbe potuto sfruttare per un nuovo ballo alle feste della Rotonda o in un omaggio alla cinematografia del Principe De Curtis. In alternativa sarebbe servito a celebrare pure quella di Lino Banfi.
Ora che la Giunta si accinge a lasciare il mandato e tutti i progetti che interessavano alla maggioranza sono stati approvati, l’aula senigalliese del Consiglio Comunale è diventata più silenziosa di un campo santo.
In compenso, il baccano s’è trasferito in ogni angolo della città.
Specialmente sulla stampa on-line.


Fonti:

-Stampa locale on-line e cartacea
-Interviste varie
-Youtube.com

FUORI PROGRAMMA 17 - Summer "cash" Jamboree

Come evento internazionale nulla da dire. Anzi tanto di cappello. E’ l’aspetto commerciale che stona nel contesto. Specialmente i prezzi. Allora non s’è percepito il momento che vive il paese e si tenta di prosciugare i portafogli altrui prima del crollo totale oppure la crisi è un fantasma che in fondo si dissolve subito nell’euforia di un pò di musica, birra, crocchette e colori.


Il festival americano degli anni cinquanta a Senigallia è una manifestazione invidiabile da ogni città. Grazie ad una serie di condizioni favorevoli si è consolidato nella località gallica ed ogni anno lo fa sempre più. Migliaia di giovani appassionati dell’epoca prenotano negli hotels anche con largo anticipo per venire a trascorrere giorni indimenticabili vivendo stili di vita superati, con abbigliamenti d’altri tempi, musica passata, colori e momenti d’epoca. Gli albergatori gioiscono sfregandosi le mani per le camere piene. Ma quello che più importa è che il raduno unisce appassionati e non, per ricordare, per rivivere. E richiama, anche se per dieci giorni, molte presenze internazionali che oramai s’erano date per perse, allettate di più da altre mete.
Percepito il successo dell’evento quindi, ecco l’“aguzzata” d’ingegno nostrana.
Alcuni bar e pizzerie del centro si dotano per l’occasione di banchetti a rotelle che parcheggiano sul ciglio delle strade con spillatoi e rubinetti. Un bicchiere di birra piccolo servito in plastica usa e getta, tre Euro.
La festa da anni comprende pure una serie di stands gastronomici accattivanti ed originali. C’è il ristorante Tex-Mex che riproduce il più fedele possibile le ricette tipiche dei locali statunitensi meridionali dell’epoca. Peccato che fra le proposte non c’è nulla sotto i sette Euro a parte le patate fritte. E le porzioni sono veramente piccole. C’è il punto di ristoro tipo fast-food con gli hamburgers a cinque Euro e cinquanta l’uno. Ci sono i chioschi hawaiani per i cocktails e le bevande. Anche qui: birre piccole non meno di tre o quattro Euro.
Ma la novità dell’anno è il ristorante italo-americano con i piatti stile Al-Capone. Trapiantato infatti dalla Fiera Campionaria dell’antistadio ai giardini nord della Rocca offre le classiche leccornie dei nostri emigrati “statunitensi” del Novecento: spaghetti cacio e pepe sei Euro, piadina farcita sei Euro e cinquanta.
L’oramai tradizionale mercatino è senz’altro accattivante e merita il salasso della quattordicesima. Tonnellate di ciarpame plastico spesso nemmeno attinenti al tema e riproduzioni di roba dell’epoca. Nulla di originale, vero e vissuto nel periodo a parte le autovetture che chiaramente non sono in vendita. I prezzi sono naturalmente da boutique di centro storico, tutt’altro che popolari: scarpe e abbigliamento vintage di discutibile qualità, difficile trovare qualcosa sotto i cento Euro, borse e pelletteria idem, fiorellini di plastica commemorativi rigorosamente made in China da porre sui capelli o all’orecchio per ricordare lo stile “aloha”, tre-quattro Euro.
Le feste in spiaggia sono forse i momenti più belli dell’avvenimento. Migliaia di giovani che raggiungono il lungomare e si divertono in uno scenario ben diverso da solita realtà senigalliese. L’unico problema è che da qualche edizione vengono gestite in collaborazione con un solo locale di proprietà di un noto personaggio politico cittadino, ex-assessore, molto vicino all’attuale Amministrazione. Nonché discendente da una famiglia pluri-proprietaria di attività, immobili, terreni, locali. Naturalmente in questo caso tutto rimane circoscritto alla grossolana vendita di cibi e bevande. E i prezzi…sono sempre gli stessi. Ecco dunque ancora l’aspetto meramente commerciale dell’iniziativa. Senza parlare poi del fastidio che manifestano gli altri esercenti dall’esclusione. Una consumazione minima a testa di tre Euro moltiplicata per tremila presenze, fanno novemila Euro nel giro di un paio d’ore. Naturalmente sono cifre arrotondate per estremo difetto.
Altra partecipazione poco attinente è quella della Croce Rossa locale che vende cocomeri a fette a 1,00 Euro. Nulla da dire sul prezzo. Ma la presenza potrebbe limitarsi al classico servizio di sorveglianza con ambulanza per le emergenze. Che cosa significa la vendita di angurie e solo durante l’evento di maggior afflusso turistico?? Perché allora non provvedere con un chiosco sul lungomare per tutta l’estate magari con un mezzo di soccorso a fianco necessario per eventuali necessità? Forse, in questo caso, l’immagine sarebbe più azzeccata.
Di elementi per trarre le conclusioni ve ne sarebbero già abbastanza.
Ma la nostra rubrica, accusata spesso di disfattismo da importanti volti cittadini, ha ben pensato di raccogliere altre libere testimonianze.
Volendo eseguire per sicurezza “la prova del nove” di ciò che si sospetta, intervistiamo casualmente un gruppo di amici di Porto San Giorgio, amanti della manifestazione da qualche anno: “Questa festa ci piace molto, ragion per cui non è la prima volta che veniamo e di sicuro torneremo”. Ma alla domanda sui prezzi non negano di aver incontrato una leggera esagerazione. Stessa storia con alcuni partecipanti esteri, che dopo una certa titubanza cedono: “Non ci sentiamo sicuramente di parlar male di questo evento che adoriamo. In ogni modo diverse offerte/servizi non avevano prezzi propriamente convenienti”.
Insomma, forse anche in questa edizione s’è perso un pò il senso dell’iniziativa. Complici successo e boom di presenze.
Da ultimo registriamo pure una considerazione emersa in questi giorni da vari fronti. Non si comprende ogni anno la solita invasione di motociclisti egocentrici che assediano rumorosamente il centro. Ma chi li ha chiamati?? Non hanno nulla a che fare col significato della manifestazione a parte modernissime moto statunitensi che sfoggiano con estrema gelosia più di quanto lo si possa fare con una bella donna.

Morale della favola: piacerebbe se nell’organizzare i prossimi festival ci fosse un pò più d’attenzione. Evitando di pensare solo al portafoglio.



Fonti:

-interviste varie

-documentazioni sul posto

Ringraziamenti alla Redazione di Sprint per la collaborazione

Ringraziamenti speciali a Valentina, Laura e Letizia di Porto San Giorgio che da perfette signorine americane anni cinquanta hanno posato per Una Vacanza Dimenticabile a ricordo della loro presenza al Summer Jamboree 2009