venerdì 30 ottobre 2009

FUORI PROGRAMMA 23 – Partito Democratico…fino ad un certo punto…

Mentre le primarie per la segreteria del Partito Democratico sembrano essere proprio aperte a tutti, candidati e non, per le amministrazioni locali invece accade esattamente il contrario. Quando ci sono vengono realizzate ad hoc per un singolo individuo. Oppure non si fanno nemmeno.


Franceschini, Bersani o Marino? E’ la domanda che ci ha martellato sui media per oltre due mesi. Adesso si è finalmente votato ed in queste ore attendiamo il risultato definitivo, anche se già sappiamo chi sarà il nuovo segretario visti gli annunci di domenica sera. Ma la competizione è stata veramente equa? Si direbbe di si a giudicare dagli interventi che hanno avuto modo fare i tre esponenti candidati negli spazi a loro concessi. Probabilmente Ignazio Marino non ha potuto godere delle stesse opportunità degli altri. In ogni modo è riuscito a presentarsi dignitosamente all’eventuale elettorato.
Se a livello nazionale dunque, pare non sussista nessun problema di competizione, negli ambiti locali la questione appare alquanto problematica.
I partiti democratici che militano nei comuni del comprensorio e nelle amministrazioni del territorio appaiono tutt’altro che interessati a presentare più persone da candidare per scegliere chi poi correrà da solo contro le altre coalizioni. Le primarie non si fanno per nulla e quando ci sono vengono costruite ad hoc per il personaggio di turno, magari quello con più interessi, che deve vincere per forza, altrimenti si troverebbe spiazzata una certa casta di politicanti di professione che non potendo più esercitare pubblicamente non riuscirebbero a garantire nemmeno tante questioni personali. Permane allora una rappresentazione alquanto feudale del fare, del governare, dello scegliere il successore…
Ciò assume un carattere non poco paradossale.
Perché proprio da i gruppi locali del partito arrivano gli inviti a comizi, manifestazioni, partecipazioni, dibattiti per le primarie nazionali. Ma nulla per quelle dell’amministrazione di riferimento. Sembrerebbe esattamente affermare: tieni un occhio aperto a Roma e uno chiuso a casa tua.
L’analisi del caso sul nostro territorio è perciò alquanto chiara e presto fatta.
Ad Ancona sono state proposte le primarie di partito per le recenti elezioni comunali. Vari candidati e competizione reale, almeno sembrava. In realtà risultava palese sin dall’inizio la vincita dello sturaniano Fiorello Gramillano, visti anche gli appoggi diretti ricevuti dai partiti coi i quali sicuramente aveva definito accordi.
A Falconara Marittima nell’ultima tornata elettorale fu lo stesso Walter Veltroni a nominare direttamente il candidato Emanuele Lodolini con l’attenuante della giovane età e senza perdite di tempo: “Mi auguro che Falconara possa avere un sindaco di 30 anni.” E parafrasando lo slogan elettorale del partito in dialetto del posto: “Se pò fa...”. In realtà a parte la giovinezza il personaggio era già ampliamente noto per vari incarichi di assessorato e segreteria. E soprattutto conosciuto come pupillo della corrente di potere del PD locale.
A Montemarciano, nonostante le pressioni interne dei propri esponenti democratici con tanto di pubblicità pubblica per la realizzazione delle primarie si è ritenuto scegliere direttamente il candidato della coalizione nella persona di Liana Serrani. Il segretario del PD montemarcianese Paolo Raffaeli si giustificò alle critiche con un laconico commento: “per noi il candidato sindaco è e rimane Liana Serrani”. La conseguenza di ciò, fu una scissione di una parte del PD e fondazione di una lista civica. E una naturale perdita di consensi durante le elezioni dello scorso giugno.
Vicende analoghe si sono registrate ultimamente anche in quasi tutti i piccoli comuni del comprensorio.
Ma il top arriva con il caso senigalliese.
Ecco le primarie di coalizione vista l’indissolubile unione PD-Verdi, ribattezzati anche “la moglie e il marito di velluto”. Nel gruppo ci dovrebbe essere anche “l’amante”, sempre più corteggiata dal “marito”, ovvero l’Italia dei Valori che sostiene la maggioranza ma non partecipa alle primarie accollandosi quindi la responsabilità della scelta del candidato a priori, con tutti gli eventuali fatti e misfatti. Da due anni si vocifera della candidatura a sindaco di Maurizio Mangialardi e della sicura vittoria. Ma il diretto interessato snobba puntualmente tutte le dicerie fino a fine settembre quando viene di fatto ufficializzata in sordina, come se piovesse sul bagnato. Addirittura pare pochi giorni prima che si parli più di Francesca Michela Paci dei Verdi e della sua presentazione, che sembra essere quasi destinata a registrarsi come primo partecipante alla competizione. Intanto si aspettano pure gli altri candidati interni del PD: “Mangialardi, però non sarà l'unico esponente del PD in corsa per le primarie. È atteso ad ore l'annuncio di un'altra candidatura su cui ancora i diretti interessati stanno ragionando, tra il consigliere comunale Massimo Marcellini e il presidente del PD di Senigallia Simeone Sardella” (stampa locale - da fine settembre 2009 a metà ottobre 2009). Poi scoppia il Caso Amati, ovvero il richiamo alla presentazione di un unico esponente del PD: “A mio avviso sarebbero state utili delle primarie interne per arrivare alla scelta di un candidato del PD che a sua volta si confrontasse poi con gli altri candidati della coalizione. Questo anche per evitare rischiosi trasversalismi politici perchè il candidato del PD deve essere sostenuto dagli elettori e anche dai dirigenti tutti del partito. Ricordo che dieci anni fa la candidatura di Luana Angeloni è stata posta all'unanimità dal partito. Se alle primarie di coalizione si verificassero dei trasversalismi sarebbe un grave errore politico”. Poi arriva la replica del segretario Fabrizio Volpini, noto scopritore e divulgatore delle gaffes della maggioranza: “Nessuno ha chiesto le primarie di partito. Il PD non è un partito chiuso in se stesso ma è aperto ai cittadini e alla società civile tutta e le primarie di coalizione sono lo strumento più adatto ad esprimere questa democraticità. Tra l'altro credo se il partito elegge il proprio segretario nazionale tramite primarie aperte a tutti, tanto più questo strumento va applicato quando di tratta di scegliere un candidato in corsa per governare una città. Tra me e la Amati c'è semplicemente una visione diversa”. Alla fine di ottobre e più precisamente il giorno 26, termine ultimo per presentare ogni candidatura alle primarie di coalizione del centro-sinistra senigalliese i concorrenti in gara sono Maurizio Mangialardi e Francesca Michela Paci.
Dove sono finiti Sardella e Marcellini o gli altri ?? Stanno bene?? Qualcuno li ha visti in giro oppure ne ha denunciato la scomparsa??
Ecco allora che lo strumento più importante di democrazia e trasparenza si trasforma in un’autentica barzelletta, quella della Ferrari e della Cinquecento.
La Paci scarsamente conosciuta in città si ritrova a competere con il massimo esponente mediatico del PD senigalliese: “L'ambizione è quella di dare la scossa al Centrosinistra, perché nulla sia scontato, rendere le primarie "vere", partecipate, in virtù di un dibattito di alto livello tra i candidati, che consenta di aprire una fase nuova per il governo della città di Senigallia, contraddistinta da partecipazione, trasparenza e competenza”.
In realtà la situazione assume toni alquanto comici.
Il “divo” dal canto suo non ha bisogno di aggiungere nulla. La sola esposizione mediatica gli fa guadagnare consensi molto di più di qualsiasi propaganda preparata dal partito. Basta infatti dare un’occhiata al suo account di Facebook, ci sono centinaia di donne aggregate pronte forse a sostenerlo.
O a fargli che cosa, non si sa bene…


Fonti:

-stampa nazionale e locale
-facebook

mercoledì 28 ottobre 2009

FUORI PROGRAMMA 22 - Liberismo all'italiana?? Era solo uno scherzo...

“Se dovessi dire se è meglio il posto di lavoro fisso o il posto di lavoro mobile dico che è meglio il posto fisso. Io non credo che la mobilità sia di per sè un valore per una struttura come la nostra.” – Giulio Tremonti, Ministro dell’Economia – Popolo della Libertà – 18 Ottobre 2009


Metti a tarda notte, fuori dall’osteria, giù per il vicolo, tra un rutto e un fiasco svuotato…Metti tre, quattro brutti ceffi che assuefatti dall’alcol ridono, scherzano, fanno baccano…Metti che a qualcuno di loro per poca lucidità a causa del vino gli esca detto a fine serata di fronte ai compagni di gioco di aver barato poco prima alle carte …E nasce l’azzuffata…
Tutto sarebbe nella norma.
Ma se ad una pubblica conferenza il “super-ministro” dell’Economia, il campione dell’ideologia liberista e liberale, accanito sostenitore del Thatcherismo all’inglese, quello che per quindici anni ci ha raccontato il mito dell’America, la favola del “turbo-capitalismo”, il sogno della finanza creativa e la leggenda del lavoro flessibile, atipico, interinale, rivela di essere a favore del “posto fisso” come base di stabilità sociale, citando pure più volte l’enciclica "Caritas in veritate" di Papa Ratzinger, si cade addirittura nel grottesco. Anzi no, nel tetro più buio. Più nero di quello della strada dell’osteria.
“La variabilità del posto di lavoro, l’incertezza, la mutabilità per alcuni sono un valore in sé, per me onestamente no. Un lavoro fisso, è la base per impostare vita, lavoro e famiglia, almeno nella nostra società. Altre (riferendosi ovviamente agli Stati Uniti), hanno una cifra di mobilità diversa. Ma proprio nei Paesi dove prevale la mobilità è impossibile costruire un welfare che garantisce sanità, scuola e pensioni, di cui la crisi, ha mostrato l’utilità.”
Parole sue. Anche se nessuno gliene affiderebbe la paternità.
Colui che, per quindici anni, con qualche fugace parentesi, ha dettato la linea economica del nostro paese improntata al liberalismo più sfrenato. Quello stesso signore che, con disinvoltura e cinismo, ha smantellato l’impianto garantista del diritto del lavoro italiano, varando nel duemilauno la legge che ha istituzionalizzato il lavoro a tempo determinato. Quello che, sempre nel duemilauno, ha rimosso tutti gli ostacoli normativi al ricorso di lavori atipici. Colui che, nel duemilatre, ha elasticizzato la disciplina del part-time e del lavoro interinale, istituendo il contratto di inserimento. Ed infine che, solo dieci giorni fa, pare abbia acconsentito al licenziamento di centocinquantamila precari della scuola, senza battere ciglio. Ora la stessa persona avrebbe di colpo ruotato il timone ed impartirebbe lezioni di statalismo filo-cattolicista o addirittura dottrine sindacali.
“Parla come se fosse un nostro iscritto. Ma, forse a lui non fa piacere” commenta Angeletti, segretario della UIL.
“Oggi il problema è superare l’idea distorta di flessibilità”, cauto e poco comprensibile Bonanni, segretario della CISL.
“Chiedete un commento sul tema a Confindustria”, spara un laconico Epifani della CGIL.
“Sposa in pieno le nostre idee. L’auspicio è che questa convinzione possa tradursi in un’azione di governo”, Renata Polverini dell’UGL.
Gradimenti al discorso del ministro arrivano dalla Confcommercio per bocca del presidente Carlo Sangalli: “In Italia, il posto di lavoro fisso è un riferimento importante per poter progettare un percorso di vita”. Accortosi infatti che la popolazione consuma sempre meno in quanto ridotta all’osso da contratti di lavoro osceni e paghe da mendicanza, forse ci ripensa, e cambia rotta in stile Tremonti. Nessun accenno a quanti precari esistono proprio in tale settore. Dove negli ultimi anni sono state sperimentate tutte le nuove politiche riducendo il dipendente alla stregua di un pupazzino di gomma, usa e getta.
Pierluigi Bersani del PD: “sarebbe il caso che Tremonti venisse a chiarire il suo pensiero domani in Parlamento, dove si parlerà dei cosiddetti precari della scuola. Il posto fisso lo intende a casa o al lavoro?”
I precari nel nostro paese sfortunatamente non sono solo i centocinquantamila del comparto scuola che vengono continuamente sventolati ai mezzi di stampa forse per ragioni elettorali, bensì oltre tre milioni e mezzo. I “cittadini con la data di scadenza” sarebbero il cinque percento della popolazione, con pensionati e minorenni compresi.
Una bella fetta della nazione che sicuramente non si diverte alle pagliacciate politiche del “Belpaese”.




Fonti:

-Stampa radiotelevisiva e cartacea nazionale

giovedì 22 ottobre 2009

FUORI PROGRAMMA 21 - Marina di Montemarciano: è la reginetta della provincia delle notti estive 2009

Di giorno affollamenti. Di notte tutto esaurito con arrivi da ogni parte della provincia. Conclusa oramai ovunque la stagione estiva è tempo di bilanci. E quello di Marina di Montemarciano non può essere negativo visto il boom di presenze. Ma non è tutto oro ciò che cola…


Una estate da record quella della spiaggia di Marina di Montemarciano che nonostante i guai dello scorso inverno e i pasticci di fine primavera è riuscita a guadagnarsi uno straordinario successo per opera di alcune attività che l’hanno resa celebre.
Se durante il giorno non sono mancate le presenze sulla spiaggia, di notte, i locali sono stati letteralmente presi d’assalto da migliaia di persone in cerca di svago. Naturalmente con la complicità delle splendide condizioni meteorologiche.
Serate indimenticabili per la costa casebrugiatese: code fuori dalle discoteche perché già sature della capienza; chilometri di auto parcheggiate (da Marzocca a Marina); arrivi da ogni parte della provincia; locali tutti funzionanti per rispondere al massimo delle richieste.
Ma se l’aspetto del trionfo della partecipazione è indubbio altrettanto grande è la serie di misfatti che hanno accompagnato le attività durante questa stagione.
E dopo la chiusura dei locali rimasti aperti sino ai primi fine settimana di ottobre è il momento adatto per ogni considerazione.
Iniziamo registrando la permanenza dell’annosa rivalità tra esercenti a causa di disparità fra concessioni, orari, possibilità di offrire servizi. Bar che concedono gratuitamente sdraio alla clientela mentre gli stabilimenti balneari combattono per la sopravvivenza tra leggi, tasse ed erosione. Locali autorizzati come discoteche che possono lavorare sino alle cinque del mattino ed altri pressoché identici che alle due devono staccare la spina. Incompatibilità con la fornitura di certi servizi e con il luogo.
Queste sono alcune tematiche che hanno infiammato i rapporti anche nella stagione appena trascorsa provocando probabilmente anche la chiamata dei controlli e gettando dubbi sulla legittimità di alcune scelte, autorizzazioni, concessioni. Tutto ciò accade quando manca un organismo super-partes atto a rappresentare la categoria nel suo genere ed interfacciarsi con le istituzioni. Se sul terreno sono presenti i semplici titolari che investono tutte le proprie risorse in una attività e sono costretti ad affrontare le problematiche da soli è naturale che la situazione possa innescare conflitti incrociati in stile “tutti contro tutto”.
Ma siamo soltanto all’inizio e nella parte più “leggera”.
Numerosissimi i controlli ai locali notturni fino all’ultima settimana di settembre. In alcuni casi sono state avvistate fino a tre pattuglie di Carabinieri per le verifiche inerenti agli orari dei servizi ed alle autorizzazioni. E per diretta proporzionalità altrettanto copiosa pure l’elevazione di multe che hanno riguardato praticamente quasi tutti i gestori. Ne sanno qualcosa Essentia di Mare e Repubblica Libera di Bananas particolarmente colpiti durante la stagione. Il primo, in diverse occasioni con l’arrivo delle Forze dell’Ordine, è stato visto svuotarsi di centinaia di persone nel giro di pochi minuti. Musica spenta addirittura prima delle una, di conseguenza, gente che se ne va. Ed è quello che è accaduto persino nella notte di Ferragosto. Alle ore una e quindici il locale poteva già avviarsi alla chiusura. Sopraggiunta infatti una pattuglia di Carabinieri, pare abbia decretato la fine della discoteca per la serata e la conseguente fuga di gente in cerca di altra meta dove poter proseguire il divertimento. Alle ore quattro della stessa nottata assistiamo pure casualmente ad una aggressione da parte di travestiti sul piazzale del deposito mezzi della Conerobus di Marina. Tre auto si fermano per contrattare direttamente dal finestrino. Improvvisamente piombano da nord un paio di macchine cariche di altri transessuali brasiliani che scendono in tutta fretta armati di mazze e catene e assaltano gli eventuali “clienti”. Calci e bastonate sulle carrozzerie, grida, percosse. Presi completamente dal panico i malcapitati in cerca di “svago” cercano di aprirsi un varco e si danno alla fuga. I viados, che nel frattempo si sono riuniti sino a comporre una decina, salgono sui propri mezzi e si buttano ad un inseguimento “a tutta birra”, in classico stile cinematografico americano. Percorriamo allora qualche chilometro della Statale, da Marzocca all’entrata di Falconara Marittima, ma non incontriamo nemmeno un agente di pubblica sicurezza in servizio. Nei giorni successivi tentiamo di realizzare una intervista proprio all’Essentia cercando di capire se ci sono delle problematiche e se vi è un accanimento particolare nei confronti di questa attività. Ci riceve il direttore artistico Kruger Agostinelli che conferma più volte di non aver nessun problema né con l’Amministrazione comunale, né con gli altri locali, né tantomento con i residenti, dissentendo pure sugli spegnimenti forzati della musica: “Il nostro è un locale di nuovissima concezione che rappresenta il futuro del divertimento – ci dice – probabilmente molti ancora non sono in grado di capirlo per cui potrebbe sorgere qualche incomprensione, ma siamo in regola su tutto. Orari, normative, assunzioni del personale, tranquillità dell’ambiente, rapporti, sono sempre rispettati”. Poi il primo settembre un comunicato a sorpresa del Comune di Montemarciano: “nel corso dei controlli generalizzati, che rientrano quelli eseguiti nei riguardi dell’Essentia di Mare, peraltro anche oggetto di segnalazione da parte dell’Associazione Discoteche Italiane, è emerso che il locale svolgeva anche attività di discoteca non autorizzata. (…) Il Sindaco Serrani ha dovuto emettere l’ordinanza di chiusura dell’esercizio per tre giorni (2-3-4 settembre), quale atto dovuto”. Allora nel giro di poche ore viene pubblicato pure un pesantissimo flash polemico proveniente dalla struttura con tanto di sfogo: “C’è in tutto questo una mancanza di coraggio da parte di un’amministrazione che all’ombra dell’ineccepibile “atto dovuto” sembra fare del tutto per ignorare la naturale vocazione turistica di un territorio che può e deve dimostrare di essere capace di non sfigurare nei confronti della vicina Senigallia. Ordinanze con orari ridotti e controlli troppo mirati a colpire i singoli piuttosto che a far crescere l’intero compartimento. (…) Che qualcuno faccia un esame di coscienza e che l’opinione pubblica capisca davvero chi sono ormai diventati i complici di una società in cui ci sono sempre più due pesi ed una misura. Che sia una repressione non uguale per tutti? Troviamo del resto anomalo che le istituzioni diventino bombe ad orologeria nei loro controlli rischiando di sottovalutare il sistema totale che continua impunemente a peccare in maniera più grave fra rumori molesti, alcolismo, droghe e prostituzione. (…) Essere “visitati” dopo mezzanotte della vigilia di ferragosto da parte delle Forze dell’Ordine ci ha lasciato sinceramente perplessi in quanto è una serata in cui la gente ama divertirsi in ogni luogo (locali, spiagge e strade). C’è bisogno di mettere un riflettore su tutto questo e che ognuno reciti ora il proprio ruolo a viso scoperto, noi l’abbiamo fatto! E’ per questo che continueremo a difendere il “sano divertimento” della gente in un territorio che abbiamo riqualificato mettendo in evidenza, come i locali “made in Marche” non siano di secondo livello a nessuno”. E il giorno dopo risponde il Comune: “L’Amministrazione comunale ritiene doveroso precisare che nella fattispecie non si è trattato soltanto di “un paio di ore di prolungamento dell’orario di intrattenimento” nei giorni di venerdì e sabato, ma di un sistematico svolgimento dell’attività di discoteca. (…) Apprezzamenti già pubblicamente espressi per l’Essentia, che sicuramente ha portato lustro e prestigio all’intero lungomare ed all’intero Comune ma, si torna a ripetere, che le regole riguardano tutti e tutti sono tenuti a rispettarle, per cui l’interpretare come un fatto punitivo e quasi esclusivo la sanzione comminata rappresenta una inaccettabile deduzione. Del resto, oltre all’Essentia, altri esercizi pubblici della zona sono incorsi in sanzioni anche di carattere più pesante, che però sono giustamente rimaste nella sfera della riservatezza. nessun locale è stato preso di mira da parte dell’Amministrazione stessa e della Polizia Municipale, che agiscono sempre secondo i principi della trasparenza, dell’imparzialità e del buon senso”. Allora a conclusione segue pure la replica del locale: “La Giunta comunale di Marina di Montemarciano, nella riunione del 31 agosto, ha preso in esame il problema ed ha ritenuto abbastanza veniale la trasgressione, considerata l’intera attività dell’Essentia nel suo complesso, che sicuramente ha dato prestigio a tutta la riviera montemarcianese, senza mai creare particolari situazioni di disagio o di ordine pubblico. In tale senso va interpretata l’ordinanza di chiusura dell’esercizio per tre giorni (2-3-4 settembre) che il Sindaco Serrani ha dovuto emettere “quale atto dovuto”." Dunque tanto chiasso per nulla pare. Pace fatta in sole ventiquattro ore. Una sfilza di comunicati e tanto rumore per qualcosa “veniale”.
Diversa invece la situazione del Bananas. Quasi distrutto dalle ultime mareggiate dello scorso dicembre si è obbligato e conseguentemente anche deciso di ricostruirlo per volontà delle autorità e del titolare in tempi record. Ma la riapertura è avvenuta comunque sempre in piena estate a causa anche dei disagi generali di maggio e giugno. Naturalmente la perdita di introiti unita a quella di immagine è stata significante. Nel frattempo le tasse demaniali e commerciali a carico dell’attività sono rimaste le stesse. Pure con il lavoro e l’arenile praticamente inesistenti. Particolarmente memorabile un episodio a fine stagione. Si decide di organizzare serate di musica latina durante gli ultimi fine settimana. E finalmente le presenze si fanno sentire. Ma nella notte di venerdì 25 settembre, forse l’ultima della stagione, ecco il sopralluogo dei Carabinieri. “Ci sono state richieste di intervento dai residenti di via Media a quanto pare a causa della musica e mi hanno fatto presente che verbalizzeranno anche questa volta con conseguente emissione di multa nei giorni seguenti”, ci confida il titolare Marco Stecconi. Per onor di cronaca via Media si trova in cima alla collina che sale dalla costa, attigua all’autostrada, a circa oltre mezzo chilometro dal locale. Ma secondo una ricostruzione pare che dopo il controllo avvenuto con relativa sanzione al Bananas, peraltro in fase di chiusura, siano continuate le attività di discoteca in altri locali limitrofi: “Abbiamo fatto anche noi una verifica appena chiuso il bar e ci siamo accorti che altri continuavano a fare musica senza problemi. Ma allora di che cosa stiamo parlando? Non contesto affatto l’elevazione della multa alla mia attività se è risultato qualcosa non a norma. Bensì quelle mancate a chi di sicuro era con gli orari e i decibel più fuorilegge di noi” precisa Stecconi.
Per l’adiacente stabilimento balneare di Paolo Donati invece peggio che mai. Nello svolgere dell’estate è parso quasi completamente abbandonato vista l’impraticabilità della superficie e gli accessori sparsi qua e là, disagi più volte denunciati dal titolare in varie sedi.
Se le verifiche degli orari, del volume ed il rispetto delle ordinanze non sono mai mancate quindi, ecco pure l’altra faccia della medaglia: assenza di ispezioni per tutto il resto.
Affari d’oro per le due, tre piadinerie ambulanti che hanno distribuito cibi e bevande fuori dalle discoteche durante tutte le notti dell’estate senza mai emettere documenti fiscali. Perdita d’incassi invece per l’unica area comunale autorizzata di sosta camper dove secondo l’ordinanza dovrebbero obbligatoriamente adattarsi tutti i vacanzieri “fai-da-te”. In diverse giornate di Agosto abbiamo registrato decine di campeggiatori sparsi ovunque sulla costa di Marina. Contemporaneamente nello spazio consentito ve ne erano tanti quante le dita di una mano. Forse a causa del frastuono notturno dello Chalet Beach dirimpetto, sorto con regolare autorizzazione diversi anni più tardi della zona attrezzata. Attività di spaccio e consumazione di sostanze stupefacenti senza ritegno sui muretti del lungomare o sulle barche in rimessaggio dell’associazione La Batana. E questioni varie di ordine pubblico a giudicare dalle numerose risse scoppiate.
Insomma ecco una sfilza di problematiche tutt’altro che veniali.
Appare chiara l’urgenza di un accurato piano di organizzazione per tutto il lungomare del territorio di Montemarciano in previsione delle prossime stagioni e delle prospettive future sul turismo. Pur mareggiate permettendo. Perché senza il serio interesse delle istituzioni preposte c’è il rischio che rimangano solo i ricordi della spiaggia di Marina.
Sino ad oggi tutte le tematiche sono state affrontate con estrema leggerezza e forse è anche comprensibile il perché. Se gli operatori sono quasi tutti non residenti nel Comune di Montemarciano diventa pure chiaro perché le varie amministrazioni che si succedono appaiono sempre alquanto distratte alle esigenze delle attività o disinteressate allo sviluppo di questo settore. Manca il potere elettorale.
Nell’ultima campagna per le elezioni l’Assessore Andrea Sbaffo aveva pubblicamente affermato in una assemblea che era sempre stato presente il massimo impegno dell’amministrazione uscente nel trattenere i divertimenti sulla spiaggia di Marina, favorendo naturalmente anche la permanenza dei giovani del luogo. Francamente si sarebbe auspicato più permissivismo considerate le difficoltà legate alle classiche sciagure da erosione di ogni anno e i disagi di una popolazione che vede puntualmente da tempo privarsi degli spazi sul lungomare.
Intanto s’attendono soprattutto questi fantomatici mini ripascimenti e mini posizionamenti di nuovi scogli. Annunciati per fine primavera dalla giunta uscente durante la campagna elettorale e ribaditi lo scorso settembre in uno strano comunicato stampa tranquillizzante del Comune dove si raccontava che “alcuni funzionari regionali, ben comprendendo l’importanza dell’argomento, sono addirittura rientrati dalle ferie”, ad ottobre inoltrato ancora nulla all’orizzonte.
Per onor di cronaca, l’ultima disastrosa serie di mareggiate è accaduta nella prima quindicina di dicembre duemilaotto. Se qualcuno l’avesse già rimosso dalla memoria…



Fonti:

-stampa locale
-indagini sul posto
-interviste dirette

venerdì 16 ottobre 2009

FUORI PROGRAMMA 20 - Il Cavaliere ha perso il cavallo

L’Italia è anche questa. E’ il paese delle contraddizioni, delle assurdità, del ridicolo. Ma soprattutto delle sorprese. Quando tutto pare oramai certo e definito ecco il colpo di scena. Anche per il Cavaliere highlander. E ora è difficile evitare i procedimenti penali a suo carico. Pure con eventuali “pezze” appositamente preparate.


Se uno o più cittadini indagati o condannati per reati più o meno gravi decidono di fare politica sino a ricoprire cariche istituzionali, nella maggior parte dei paesi del pianeta vengono immediatamente respinti.
In Italia invece non sussiste alcun problema.
E’ assolutamente normale che un possibile delinquente o un farabutto appurato possano candidarsi per qualsiasi tipo di incarico pubblico e governativo. E’ tutto regolare quando tali signori per garantirsi la vittoria stupiscono i popolo con effetti speciali oppure si comprano semplicemente voti con scambi di favori e posti di lavoro o offrono birra e salsicce con apposite sagre pre-elettorali. Una volta nominati poi è ovviamente giusto far propri il potere, l’autorità, il comando, specialmente per fini personali e prima di tutto. Se c’è qualcosa da salvare è proprio la pelle. O la libertà di chi potrebbe vedersela tolta dalle sbarre, se ci sono processi in corso o potrebbero sopraggiungere.
E allora cosa c’è di meglio del progettare leggi ad hoc, mirate proprio a tutelare i misfatti più grossi, quelli per il quale si rischia di più. E poi ogni tanto bisogna accontentare anche il popolino. E allora giù con i condoni generali.
Questo è l’aspetto politico italiano diventato più comune sia a livello locale che nazionale. Quello di usare gli incarichi amministrativi non solamente come redditizie professioni, bensì pure come veri e propri “salvagente”.
Ma quando uno di questi provvedimenti che già stenta a decollare per varie ragioni e soprattutto per pesanti dubbi che sovrastano, è costretto ad essere esaminato dalla Consulta della Corte Costituzionale e questa sancisce che è palesemente anti-costitituzionale perché le nostre leggi non sono preparate ad accoglierlo (art.138) e perché schiaccerebbe sotto i piedi il principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge (art.3) si passa addirittura nel contraddittorio.
Se l’analisi di cui sopra rispecchiasse anche il caso del premier e di tanti suoi alleati, sarebbe alquanto grave perché non metterebbe in ridicolo l’intero ordinamento di una delle più autorevoli nazioni al mondo, ma causerebbe una illegittimazione delle istituzioni stesse. Come può definirsi un Presidente del Consiglio che utilizza il governo per bloccare i processi a suo carico tramite tali strumenti? Che diritto può avere ancora un ministro che si occupa di “Grazia e Giustizia” titolare di un lodo che poi viene bocciato perché ritenuto fuorilegge, tant’è che porta pure il suo nome? Che cosa si può affermare circa il fatto che un Presidente della Repubblica approva una legge firmandola, ma questa viene respinta successivamente dalla Consulta perché incostituzionale? Che cosa si può ritenere delle maggioranze di Parlamento e Senato, ricche di avvocati, giuristi, docenti universitari, fior di professionisti, che votano a favore di un provvedimento che assassina proprio il terzo articolo della Costituzione italiana e non uno delle ultime pagine?
Se questi sono i nuovi dubbi che ora si sollevano in lungo e in largo per la nazione intera, ecco allora le immediate repliche o giustificazioni dei protagonisti della vicenda:

- Silvio Berlusconi (Presidente del Consiglio) – “Vado avanti, la Corte è di sinistra e queste cose mi fanno un baffo” (…) “Non è intaccata la credibilità del Governo, e le accuse risibili cadranno'' (…) "Il Capo dello Stato sapete voi da che parte sta: abbiamo giudici della Corte Costituzionale eletti da tre capi dello Stato della sinistra che fanno della Consulta non un organo di garanzia ma un organo politico”.

- Angelino Alfano (Ministro di Grazia e Giustizia) – “E' una sentenza che sorprende, e non poco, per l'evocazione dell'art.138 della Costituzione".

- Niccolò Ghedini (Deputato PdL e avvocato di Berlusconi) – “La legge è uguale per tutti, ma non necessariamente la sua applicazione, come del resto giá ribadito dalla Corte Costituzionale” (…) “L'umore del presidente Berlusconi è come i sondaggi: alle stelle”.

- Nota dal Quirinale – “Tutti sanno da che parte sta il presidente della Repubblica. Sta dalla parte della Costituzione, esercitando le sue funzioni con assoluta imparzialità e in uno spirito di leale collaborazione istituzionale".

- Comunicato ufficiale della Consulta – “La Corte costituzionale, giudicando sulle questioni di legittimità costituzionale poste con le ordinanze n. 397/08 e n. 398/08 del Tribunale di Milano e n. 9/09 del GIP del Tribunale di Roma ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 1 della legge 23 luglio 2008, n. 124 per violazione degli articoli 3 e 138 della Costituzione. Ha altresì dichiarato inammissibili le questioni di legittimità costituzionale della stessa disposizione proposte dal GIP del Tribunale di Roma".

- Paolo Bonaiuti (portavoce del Presidente del Consiglio) – “E' una sentenza politica, ma il presidente Berlusconi, il governo e la maggioranza continueranno a governare come, in tutte le occasioni dall'aprile del 2008, hanno richiesto gli italiani con il loro voto".

- Fabrizio Cicchitto (presidente deputati PdL) – “E’ un processo di politicizzazione della Corte che si schiera sulla linea dell'attacco al presidente Berlusconi'' (…) “Forte dell'appoggio di cui gode nel Paese continuerà a governare affrontando a viso aperto processi imbastiti sulla base dell'uso politico della giustizia”.

- Maurizio Gasparri (presidente senatori PdL) – “E' una giornata buia per i valori della legalità, che segna il tramonto di una istituzione che ha obbedito a logiche di appartenenza politica e non a valutazioni di costituzionalità. Il governo andrà avanti mentre chi ha tradito la propria funzione di garanzia non cancellerà la volontà democratica del popolo italiano".

- Gaetano Quagliariello (vicepresidente senatori PdL) – “Una sentenza sconvolgente, nel senso letterale del termine poiche' sconvolge i precedenti orientamenti della Corte Costituzionale”.

- Umberto Bossi (Ministro per il Federalismo) – ''Andiamo avanti, non ci piegano. Se si ferma il federalismo facciamo la guerra”

E dopo anche questo attento esame di dichiarazioni ufficiali, il giudizio finale spetta al popolo italiano. Quello con una mano davanti e una di dietro.
Per il premier invece la strada sembra inerpicarsi già tutta in salita a causa dei procedimenti giudiziari a suo carico.





Fonti:

-stampa radiotelevisiva

venerdì 9 ottobre 2009

FUORI PROGRAMMA 19 - Signori, l'assurdo è servito!

Prendere un caffè al bar, mangiare un primo piatto al ristorante,…sono gesti più che consueti nella vita quotidiana di tutti. Ma per chi somministra alimenti e bevande alla clientela stanno diventando la componente essenziale di spaventose crisi di nervi. Specialmente se si parla di lavoratori dipendenti.


Nuove normative spuntano nel settore ristorativo e dei bar. Sembra infatti che alcune associazioni di categoria stiano organizzando già dei seminari per i propri associati al fine di divulgare le ultimissime disposizioni da seguire nei locali, le responsabilità, le sanzioni concernenti e soprattutto le raccomandazioni proprio per evitarle. Pare non manchino pure gli avvisi circa una nuova ondata di controlli.
Vediamo dunque quali sono alcune di queste importanti novità rivoluzionarie:

-sarà tassativamente vietato tenere penne nel taschino della camicia. Si potranno invece collocare nelle “parti basse”, ovvero nelle sacche dei pantaloni, gonne o parananze.

-non si potranno trovare più persone riunite in uno stesso punto di vitale importanza per le attività connesse al lavoro (esempio: tre baristi che scherzano un momento vicini lungo il corridoio dietro il bancone, oppure, cinque camerieri che attendono chiacchierando sulla soglia della porta tra sala da pranzo e cucina la consumazione della portata servita ai loro clienti)

Ma realtà è ben diversa dal problema “penne nel taschino”.
Chi lavora da dipendente in esercizi dove vengono somministrati alimenti e bevande assiste quotidianamente a violazioni delle più basilari norme igieniche. Alcuni esempi? La manipolazione dei cibi senza l’uso di guanti protettivi, il mancato rispetto delle procedure legate alla cosiddetta “catena del freddo” (congelamento/surgelamento), il riciclo di alimenti rimanenti nei piatti già somministrati alla clientela.
Il risvolto umano-professionale poi è sicuramente alquanto confortante. Naturalmente mai nessun riferimento alla condizione del barista o del cameriere dipendente italiano. Mentre i colleghi europei dei paesi maggiori guadagnano duemila Euro mensili, i nostri si devono accontentare esattamente della metà, se va bene, e di qualche avanzo di cucina. Sono poi da ritenersi fortunati coloro i quali hanno un regolare contratto di lavoro e devono presentarsi per il ritiro dello stipendio una volta sola di ogni mese. Per tutti gli altri, guai a chi apre bocca. La porta è sempre aperta…
Chi somministra alimenti e bevande in questa nazione deve prima di tutto compatire un popolo di incontentabili, perennemente insoddisfatti, prepotenti, che richiedono uno sforzo di energie e nervi incomparabile rispetto ad altre parti. Non è facile trovarsi di fronte ad una clientela generalmente indecisa su cosa consumare che prevede infinite varianti ad ogni richiesta. All’estero ci sono meno vizi e meno pretese. Ecco perché quando uno straniero entra in un locale italiano lo fa con la stessa circospezione di un visitatore di museo d’arte…perché si tratta di una esperienza unica. Come è unico vedere chi pretende con una certa convinzione il caffè al vetro e capire se è lui il genio ed il resto del mondo tutto imbecille che lo beve in tazza di porcellana.
Di fronte a questo scenario è facile comprendere perché c’è un’esponenziale richiesta di lavoro all’estero. Alcuni mesi fa, in una puntata della trasmissione Racconti di Vita di Giovanni Anversa (RaiTre) venne intervistato un ristoratore siciliano a Madrid. Quando il cronista gli domandò quanti ragazzi italiani cercano lavoro nel suo locale, si spostò verso la cassa e sfoggiò una trentina di curriculum lasciati da suoi connazionali in una sola settimana.

A questo punto possiamo tranquillamente affermare che mai è stata azzeccata come in questo caso l’espressione “siamo alla frutta”.