giovedì 31 dicembre 2009

FUORI PROGRAMMA 27 - Montemarciano/Chiaravalle: Sorridi, quando getti fuori dal cassonetto!

All’incrocio sulla provinciale 2/4 per Chiaravalle con la strada della Gabella va in onda il reality-show dell’inciviltà e del crimine ecologico. E nonostante i mezzi audiovisivi installati lo spettacolo sembra proseguire. Tra burocrazia, scarichi di responsabilità, disinformazione. E leggerezze politiche.


Sembra incredibile eppure accade anche questo. Nell’Italia dei primati, delle grandi firme, delle eccellenze, dei cervelli in fuga, quando meno te l’aspetti ci si perde proprio in un bicchier d’acqua. In tutti i sensi. Istituzioni e cittadini indistintamente.
L’episodio al confine tra Chiaravalle e Montemarciano non è altro che un esempio di quanto accade in qualunque altro angolo della penisola. Ma qui, per sfortuna, succede pure qualcosa di più…
Tutto dovrebbe aver inizio durante l’anno 2008, quando cominciano ad intravedersi diversi rifiuti fuori dai cassonetti dati in dotazione al luogo. Lo scenario è quello dell’incrocio sulla strada che va da Chiaravalle a Marina di Montemarciano in prossimità della frazione della Gabella e del minuscolo polo industriale. Ottimo per i misfatti trattandosi di piena campagna. Ma non così poi scontato a causa delle auto ferme in coda ai semafori.
Già comunque rappresenterebbe il preambolo di un qualcosa che non va.
Ecco allora che sparsa casualmente la voce dell’apertura di una nuova mini-discarica abusiva s’intravedono i primi interessati allo scarico, dal comune e da quelli confinanti. C’è il padre di famiglia che arriva tranquillo in monovolume come se non fosse nulla. Tant’è vero che ha persino portato con lui i figli che rimangono sul sedile posteriore e la moglie che lo aspetta indifferente su quello anteriore. Lui scende, apre il baule, e scarica tre sedie rotte e un comodino. C’è il muratore abusivo ultra sessantenne, che percepisce regolare e lauta pensione e gira per il territorio con l’Ape Piaggio in cerca di lavori da eseguire in nero o legname da ardere “a scrocco”, proprio come il drogato assillato dalla carenza tenta di procurarsi la dose. Eccolo arrivare con il motocarro coperto dopo aver eseguito “il lavoretto” nel bagno a casa della signora Maria. Mette i piedi a terra, solleva il telo che copre di solito il cassettone, e scarica la tazza del cesso più quattro secchiate di calcinacci. Naturalmente le forze di polizia tributaria non si sono ancora accorte di questi movimenti e lui, insieme ai suoi altri colleghi, tutti indipendenti ed assolutamente rivali, hanno nel frattempo ristrutturato l’intero territorio comunale senza emettere una sola fattura. C’è il signore di mezza età che si affianca ai cassonetti con l’utilitaria in pieno pomeriggio estivo. Apre la portiera dell’auto e senza neppur scendere versa un liquido fra i rifiuti già abbandonati, che non si capisce bene se si tratti di olio di fritture casalinghe o lubrificante di motori. C’è persino l’operaio della ditta che arriva con l’autocarro colmo di potature. Tutto finisce fra poltrone, bidet, frigoriferi e televisori.
Gli “eco-delinquenti” si accostano ed iniziano a scaricare persino in pieno giorno, senza proprio alcun timore, nonostante le file di auto ferme ai semafori.
Ma l’assurdo inizia a delinearsi se si considera che il luogo coincide con una zona di confine territoriale fra i comuni di Montemarciano, Falconara Marittima e Chiaravalle. Apparentemente zona franca o terra di nessuno, eppure per questione di appena qualche metro la discarica abusiva coincide proprio sopra il terreno chiaravallese. Più vicina al centro abitato e alle attività commerciali e industriali di Montemarciano, Marina e Gabella, dalle quali si sospetta provenire la maggior parte dei rifiuti, il triste compito della salvaguardia e della rimozione aspetta proprio all’amministrazione che compete sulla striscia di terreno.
All’inizio dell’autunno dello scorso anno, il Comune di Chiaravalle allora, venuto a conoscenza di ciò provvede alla rimozione dello scempio e all’installazione di una telecamera con tanto di regolamentare segnalazione. L’area appare bonificata e gli incivili piuttosto scoraggiati.
A capo della video-sorveglianza si dovrebbe avere la situazione sotto controllo, si spera. Eppure nonostante lo strumento i vari “scaricatori” non risultano affatto intimoriti dall’occhio elettronico.
Nemmeno dopo poche settimane ecco riapparire le prime bustine fuori i cassonetti, poi le buste, poi i cartoni, poi un tavolo, poi una poltrona, poi un televisore, poi un frigorifero… Ecco allora che “la montagna della vergogna” s’innalza sempre di più verso il cielo.
“Purtroppo è un triste primato che ci dobbiamo addossare e siamo obbligati a provvedere ogni volta alla sua dissuasione” ci spiega molto cordialmente il Comandante della Polizia Municipale chiaravallese Piercarlo Tigano. “C’è da pensare che casualmente coincide per pochissimi metri sul nostro territorio e pertanto la competenza di sorveglianza, rimozione e persecuzione degli autori spetta solo a noi. Se fosse accaduto un pochino più in là avrebbe riguardato esclusivamente i colleghi di Montemarciano oppure Falconara. Ragion per cui, seppur un compito alquanto gravoso solo sulle nostre spalle, non mi sentirei affatto di augurarlo agli altri comandi. Purtroppo è una vicenda che potrebbe capitare oggi a noi e domani ad altri". Chiediamo allora con un pò di malizia se la telecamera è realmente funzionante e se ci sono procedure aperte di sanzione nei confronti di qualche “sprovveduto” beccato sul posto: “lo strumento è assolutamente funzionante ed abbiamo già emesso verbali a carico di persone individuate attraverso il numero di targa dell’autovettura. C’è pure una ditta delle vicinanze che è stata sorpresa a scaricare con il proprio autocarro. Utili alle indagini sono state anche le segnalazioni pervenuteci da alcuni privati cittadini che avendo assistito casualmente ai misfatti non hanno esitato a dare il proprio contributo alla nostra attività di polizia urbana”. Allora specifica pure l’aspetto logistico della rimozione dei rifiuti: “C’è da tener pure conto che tutta l’opera di rimozione dei rifiuti dal suolo comporta un onere di spesa che il nostro comune deve accollarsi per intero. Per fare un esempio, siamo già stati costretti in alcune occasioni ad ingaggiare ruspe e camion a nostro carico per bonificare l’area. Per quanto mi riguarda tengo personalmente sotto controllo quel punto. Ho effettuato un sopralluogo persino ieri ed attualmente pare che la situazione si stia contenendo nei limiti". Alla fine dell’intervista il Comandante stesso ci porge un invito: “E pensare che tutto ciò è semplicemente assurdo perché in qualsiasi comune oramai è attivo un servizio di rimozione dei rifiuti ingombranti direttamente a domicilio purchè preparati a piano terra, è sufficiente chiamare un numero telefonico. Vi chiediamo pertanto di ricordarlo ancora una volta all’interno dell’articolo che scriverete in maniera di lasciare un’ ulteriore informazione e di sensibilizzare ancora qualunque cittadinanza indipendentemente dal territorio comunale di appartenenza".
Intanto, toccato il tema, non si può evitare di domandarsi a che punto è la raccolta differenziata obbligatoria a Montemarciano, o se ci sono esperimenti in atto. Mentre tutti i comuni del comprensorio infatti pare abbiano avviato il “porta a porta” coatto già da tempo o stiano per farlo, nulla ancora di deciso all’orizzonte del paesello che fu caro pure ad Aldo Moro. Voci dalla politica fanno sapere che l’Amministrazione intende prendere ancora del tempo per lo sviluppo di una probabile fusione delle aziende consorziate. E soprattutto per capire come l’area territoriale di riferimento si voglia organizzare.
Paradossale diventa dunque pure la suddivisione delle competenze di zona. Se a Jesi e a Senigallia la raccolta differenziata va a pieno regime con il consorzio Cir33 visti gli accordi politico-territoriali, non si spiega perché comuni come Montemarciano e Monte San Vito che si trovano esattamente in mezzo siano stati tagliati totalmente fuori.
Ma c’è di più. Proprio Montemarciano e Monte San Vito a loro volta avrebbero costituito dal 2004 una “unione dei comuni”, una sorta di mini-istituzione all’interno delle altre gia presenti, per gestire unicamente alcune direttive ed alcuni servizi. Uno di questi dovrebbe essere per l’appunto la nettezza urbana. Ma mentre nelle popolose frazioni di Borghetto e Le Cozze di Monte San Vito è partita da tempo la sperimentazione del “porta a porta”, nel territorio dell’altro “socio” non v’è neppure la lontana idea di iniziare.
Come è noto poi Montemarciano si serve del C.A.M. Falconara, consorzio per la raccolta dell’omonima cittadina e dintorni. Secondo il contratto la scadenza dell’appalto è prevista per il trentuno dicembre duemilanove. A poco più di un mese pare che non vi sia nessun accordo né di rinnovo, né di nuova appaltatura.
Nella confusione generale e nella disinformazione, passando per la burocrazia, la politica, le amministrazioni ed gli appalti, appare chiaro perché nel nostro paese non mancheranno mai le discariche abusive improvvisate.
Dove le telecamere, e soprattutto i microfoni, non guasterebbero invece si fa ancora finta di niente. Anzi, no. C’è persino qualcuno che pare abbia difficoltà a comprendere il significato della necessità. Nell’aula del Consiglio Comunale di Montemarciano, durante una recente seduta, alla mozione per l’installazione di un circuito di registrazione audiovisiva delle assemblee sembra che un consigliere della maggioranza abbia replicato: "ma n’sarìa mejo spende ‘sti quadrini pe’ da ‘na rivernigiata qi ‘ntel consijio??"























FUORI PROGRAMMA 26 - Porto di (pri)mar(i)e

Inaugurazione affrettata di un’infrastruttura incompleta. Grande evento pubblico per opere quasi completamente private. Retroscena non ancora chiariti. Ecco il nuovo porto. Quello sulla bocca della città e della sua Amministrazione da almeno tre anni. Tra feste, tartine, candidati…e misfatti.


Un evento di tutto rispetto quello di domenica quindici novembre duemilanove al nuovo porto di Senigallia. Ci sono tutti i rappresentanti delle maggioranze politiche delle amministrazioni locali che, come noto, fanno parte dello stesso soggetto partitico. Ci sono tutte le istituzioni rappresentate dalle loro massime autorità in luogo. Ci sono diverse associazioni. C’è la banda musicale. C’è una motolancia dei Vigili del Fuoco marittimi che compie uno spettacolo acquatico con i propri getti. C’è la famosa motonave Azzurra che offre il giretto della darsena per meglio comprendere l’importanza di ciò che si festeggia. Ci sono conferenze e dibattiti. Non mancano manicaretti di pesce gratuiti per tutti. E naturalmente c’è qualche centinaio di cittadini.
Peccato però che a quanto pare manca proprio il festeggiato. Ovvero il nuovo porto nella sua completezza.
Mancano i nuovi posti barca attrezzati e di conseguenza pure i nuovi panfili e gli yachts attraccati. Qualcuno giustifica la loro assenza con la mancanza del grand-hotel che presto sorgerà per completare il pittoresco quadro. Mancano i fantomatici chioschi, i bar, i locali commerciali, che dovrebbero riempire la nuova passeggiata dei senigalliesi e dei turisti. Qualcuno risponde: beh! arriveranno…siate fiduciosi! Manca un’adeguata sistemazione alla vendita del pesce come giorni fa aveva fatto notare il blogger Franco Giannini. Qualcun’altro dice: abbiate pazienza! I vecchi rottami del cantiere Navalmeccanico sono ancora al loro posto. Anche se l’assessore di riferimento aveva annunciato all’inizio del duemilaotto che sarebbero stati definitivamente rimossi nell’arco dell’anno. Non c’è traccia per il momento di una nuova viabilità che regoli tutta l’area. Nessuno tenta di parlare del congiungimento dei lungomari. Eppure stavolta è ben presente sui progetti ma sempre lontano da qualsiasi pronunciamento. La più grande opera popolare che cambierebbe il volto turistico della città pare sia considerata alla stregua di un tabù, una bestemmia, senza comprenderne il perché. Ad oggi non si percepiscono interessamenti imprenditoriali di nessun genere sull’area. Comunque sia tutto il porto sarà il trampolino di lancio per il futuro di Senigallia, ci rassicurano. Mancano chiarimenti su alcuni misfatti emersi. Naturalmente silenzio assoluto.
Allora viene spontaneamente da domandarsi a che cosa serve questa inaugurazione?? Ovvero, che cosa si festeggia??
Un pontile recentemente rifatto ed allungato e qualche altra balaustra di contenimento. Ne sanno qualcosa le centinaia di cittadini accorsi all’evento di pubblica risonanza per spezzare più che altro la monotonia della domenica, a giudicare dai silenzi e dagli sguardi persi fra i flutti e su qualche struttura di cemento armato.
Preparato e spolverato in tutta fretta, pare quasi per far coincidere la festa con l’immediata vigilia delle primarie del centro-sinistra senigalliese. Casualmente, di quella stessa parte già governante. Casualmente, dove vi partecipa come candidato anche il principale amministratore artefice del nuovo porto. Naturalmente sarà pure una semplice coincidenza la vicinanza con le elezioni comunali che avverranno tra poco più di quattro mesi.
Il corteo inaugurale appare molto più simile a quello mortuario. In testa la banda musicale cittadina con una limitata rappresentanza di tre bersaglieri in pensione. Poi seguono tutte le Forze dell’Ordine e la Marina Militare. Ecco allora il drappello dei politici scomposto dai chiacchiericci e dai bacioni. Immancabile pure la porpora del vescovo fra le cravatte, i tailleurs e i gessati. Poi la coda di cittadini al seguito, alcuni mezzi sorridenti, altri mezzi rintronati dal nulla, altri ancora sonnolenti dai postumi del pranzo domenicale. Presenza di spettatori giovani quasi nulla. Tutti dai cinquanta in su. Sempre presente la flotta dei giornalisti, dei presentatori e dei fotografi ufficiali.
C’è persino il servizio navetta gratuito con autobus Bucci dal pontile al Circolo Nautico. L’audio viene diffuso addirittura in tutto il porto per permettere di ascoltare quello che dicono gli amministratori anche a distanza.
Peccato che passato il giorno d’inaugurazione il nuovo “porto di mare” appare alquanto spoglio, ottimo per fare passeggiate jogging e per il momento null’altro.
Gli amministratori cittadini improntano il discorso sull’autocelebrazione. La Presidente della Provincia di Ancona Casagrande manifesta la propria gioia perdendosi nel vago e nei ringraziamenti. Quando si parla di porti la Provincia è artefice e collaboratrice. Quando si parla di erosione ad appena otto chilometri più a sud, la stessa, scarica ogni responsabilità perché non è di sua competenza. Il Presidente della Regione Spacca parla di sviluppo e opportunità per il futuro. Anche se al momento non c’è nulla all’orizzonte. Poi racconta che il nuovo porto fa parte di un piano generale regionale di porti e coste. Naturalmente nessun riferimento alla popolazione di Marina di Montemarciano che già si prepara ad una prossima drammatica mareggiata non avendo ricevuto ancora dopo un anno le tanto promesse parziali scogliere.
La vicenda dei fanghi tossici esportati a San Benedetto del Tronto svanisce nel nulla. Saltata alla ribalta sulla stampa per un paio di giorni, a Senigallia non è stata nemmeno sfiorata. E proprio il governatore regionale durante il proprio discorso afferma: “un ringraziamento particolare va a Sen Benedetto del Tronto per aver accolto questi fanghi, che di questi tempi, si sa…”.
Le attività commerciali che sorgeranno saranno quasi sicuramente in mano ai soliti imprenditori cittadini che operano già nei campi della ristorazione, della ricettività, degli affari. C’è il sospetto che la creazione di opportunità di lavoro sarà alquanto scarna, assolutamente stagionale e dipendente.
Le nuove vie di accesso verranno realizzate in concomitanza con l’elevazione dell’hotel a cinque stelle. Osservando i progetti si teme una nuova ondata di confusione generale sulla mobilità cittadina che a questo punto non potrebbe nemmeno far più affidamento sul “salvataggio” dato dalla Complanare.
Mai udita ancora una lontana probabilità di creare un collegamento marittimo con altre destinazioni per scopi turistici ed anche commerciali. Potrebbe essere la vera occasione di sviluppo per tutto il comprensorio e soprattutto la reale prospettiva di occupazione sicura differente da quella di camerieri e baristi pagati in nero. L’attracco di un piccolo traghetto o un aliscafo non consentirebbe solamente di aprire a Senigallia una porta diretta verso mete persino estere, bensì un ampia panoramica di offerte di lavoro: ormeggiatori, facchini, operatori turistici, poliziotti di frontiera, doganieri, spedizionieri…Stranamente, nessuno in città pare abbia ancora avanzato l’idea.
Allora ci si interroga pure di quale porto stiamo parlando. Una struttura concepita per l’uso privato la cui parte pubblica è circoscritta alle passeggiate e alle granite oppure un opera complessivamente pronta a sviluppare le esigenze della pesca, del turismo, della movimentazione di merci e persone??

Se come definito da qualcuno il nuovo porto “nasce già vecchio”, anche la sua prematura inaugurazione appare alquanto fuori luogo.
A meno che non serva per qualcos’altro.