sabato 28 agosto 2010

FUORI PROGRAMMA 31 - Denaro bruciato

Il tradizionale spettacolo pirotecnico di fine stagione è sempre meraviglioso e sorprendente. Per l’occasione si contano decine di migliaia di nasi all’insù e bocche aperte. Ma se fra un numero così elevato di partecipanti volontari e involontari, residenti e turisti, operatori e spettatori, ci fosse almeno una testa capace di comprendere che si tratta di una costosa manifestazione interamente finanziata con soldi pubblici probabilmente a fine serata ne rimarrebbe pure disgustato. Una soluzione per evitare l’annuale salasso c’è. Ma nessuno la vede. O forse fa finta di non vederla, non considerandola proprio.


Assistere almeno una volta alla serata dei fuochi artificiali senigalliesi è un appuntamento al quale nessun residente della provincia o addirittura della regione può mancare. La meraviglia, la popolarità e l’autorevolezza dell’evento sono tali oramai da consentirne la fama persino in tutta la nazione, grazie alla divulgazione dell’esercito di turisti in visita. C’è chi addiritura prenota un breve soggiorno e raggiunge la città da centinaia di chilometri di distanza per poterli ammirare.
Sulla bellezza, sulla magnificenza, sul successo delle presenze proprio non si discute.
Le persone arrivano a decine di migliaia, la città puntualmente s’intasa, i titolari delle attività ricettive fanno affari d’oro.
La vera sorpresa, quella che non tutti sanno di sicuro, però emerge prendendo in considerazione l’aspetto organizzativo.
Sì perché la realizzazione di uno spettacolo di tale calibro, interamente offerto dalle Amministrazioni Comunali che si succedono, costa mediamente ventimila Euro attinti sino all’ultimo spicciolo dalle casse del Municipio. Disponibilità finanziarie ovviamente sempre pronte quando si tratta di eventi top per le vellutate stagioni balneari, difficili da reperire per tutte le altre necessità della comunità. Se ci sono problemi economici a livello locale solitamente si tirano le cinghie e si scongelano per le occasioni con la stampa frasi precotte puntando il dito contro le manovre dei governi nazionali che si insediano.
Diventa allora interessante capire perché un comune debba accollarsi obbligatoriamente e completamente tale onere senza l’aiuto di nessun’altra entità.
Sono oltre settecento le attività ricettive che giovano della serata pirotecnica: più di cento alberghi tutti esauriti, più di cento campings o residences a pieno regime, più di cento ristoranti stracolmi, più di cento bar che scoppiano di gente; più di cento stabilimenti balneari che potrebbero sfuttare il momento anche senza il sole, più di cento attività generiche del centro e dei lungomari che risulterebbero idonee al commercio serale…
Se da ogni sopraccitato esercente arrivasse un modesto contibuto simbolico la spesa sarebbe ben presto coperta e garantita, ed il Comune di Senigallia potrebbe risparmiare il denaro pubblico utile per le priorità cittadine. Basti pensare che un ristoratore potrebbe contribuire con appena cinquanta Euro, l’incasso di tre primi e due secondi, grazie allo straordinario afflusso di clientela che gli regala l’evento. Un bagnino, il più penalizzato della categoria delle attività commerciali potrebbe farlo devolvendo l’affitto di una sdraio ed un ombrellone, appena dieci Euro.
Ma a tutt’oggi nessuno pare si sia accorto di questa possibilità. Silenzio totale.
Nessuno osa puntare il dito verso questo inutile spreco proponendo alternative per mantenere l’evento. Nessuno dalla politica di maggioranza, né da quella di opposizione (ben quattro coalizioni avversarie alle ultime elezioni) si fa carico di una ventata di novità nello stagnante modo di fare. Nessuno dalle capricciose associazioni di categoria sembra avere il coraggio di avanzare una ipotesi del genere, con una mano sulla coscienza e l’altra al portafoglio, venendo incontro all’esigenze della città tutta. Poi però puntuali arrivano piogge di lamentele se l’Amministrazione s’azzarda ad allentare la presa della partecipazione organizzativa.
Se una città come Senigallia non riesce a districare un nodo così semplice vuol dire che è destinata a vivere di assistenzialismo e contentini, mai d’intraprendenza ed innovazione.
Finchè le casse lo permettono.





"Con la speranza che l’ammiraglia Rai del servizio pubblico sia ancora forte e competitiva…"

Incontro con Giulio Borrelli


Serata importante quella di martedì 17 agosto a Senigallia alla Rotonda a Mare per l’incontro con Giulio Borrelli, giornalista RAI attualmente inviato del TG1 negli Stati Uniti. Un evento organizzato dall’Amministrazione Comunale secondo la programmazione del ciclo RAMinLibri.
Il noto volto dell’ammiraglia dell’informazione della TV pubblica ha ben pensato di fare tappa in città per parlare di storie inerenti al giornalismo radiotelevisivo italiano a cavallo tra prima e seconda Repubblica, nonché di tutte le problematiche ed anomalie presenti all’interno dell’azienda pubblica della quale è dipendente. Per l’occasione ha presentato quindi il suo ultimo libro “Le mani sul TG1 – Da Vespa a Minzolini, l’ammiraglia Rai in guerra” di fronte ad una nutrita folla di persone puntualissima all’evento. Un volume dal titolo leggermente più malizioso di quanto poi si rivela il suo contenuto. Eppure lo stesso autore non nega di aver incontrato ostacoli per la sua pubblicazione. Si parla infatti di lottizzazioni televisive, ingerenze delle maggioranze politiche ma non solo, di colleghi con minore esperienza e professionalità improvvisamente incaricati quasi dal nulla, di ben dieci direttori del Telegiornale Uno nominati in appena quindici anni con imposizione di stili anche molto differenti tra loro, di cui sette completamente esterni alla Rai e alla logica del servizio pubblico, e tanto altro. Una vera e propria testimonianza, di chi ha speso gran parte della carriera presso il notiziario del primo canale. Borrelli si è distinto, come suo solito, per il classico stile pacato e rassicurante di esposizione degli argomenti. Ma si è voluto concedere anche qualche eccezione, seppur scusandosi con il pubblico, quando per esempio ha definito certe frange della televisione e dell’informazione odierna una sorta di “mignottificio”. Memorabili anche diversi aneddoti ed esempi: “Le persone una volta si fidavano di più dell’informazione. Vigeva la famosa frase: lo ha detto la televisione! Per cui ciò che veniva divulgato era comunque sinonimo di garanzia, certezza, professionalità. Oggi non è più così. Si è persa molta della credibilità nel nostro lavoro. E a testimonianza di ciò basterebbe considerare il grosso calo di ascolti che ha subito il TG1”. Ha più volte ricalcato la sua quarantennale carriera fatta di moltissime esperienze: dalla composizione delle letterine di piombo per la carta stampata, alla scuola RAI, fino agli incarichi del TG1, compresa la Direzione per due anni. In anteprima Borrelli si è concesso pure ad un piccolo gruppo di giornalisti locali in maniera del tutto informale al lounge-bar della Terrazza Marconi. Non sono mancate citazioni al libro, alla attuale situazione professionale e aneddoti per i colleghi.



Foto da 60019.it









FUORI PROGRAMMA 30 - L'estate degli affari d'oro

Aumento smodato negli ultimi anni di sagre, feste, eventi, ogni dove. Spesso finanziati o contribuiti dalle istituzioni con soldi pubblici ed esenti da fisco, controlli sanitari, manovalanza retribuita, chiarezza sui fornitori. Propongono menù popolarissimi con listini da ristoranti. Ecco la gallina d’oro perfetta da sfruttare a pieno regime con le belle stagioni. Nell’euforia generale delle ferie e con gli spauracchi della vita quotidiana in piena crisi generalmente tutto ciò poco interessa. Ma forse c’è ancora qualcuno che può insegnare qualcosa.



Estasiati dalla magnificenza delle manifestazioni estive senigalliesi e non solo, quelle che, così dicono, hanno riportato il tanto agognato turismo di velluto persino da tutta Europa, quelle che vanno accettate come sono, senza critiche, senza commenti, perché diventate tanto famose e rinomate, perciò perfette. Assuefatti dall’odore di santità di codesti eventi, dalle offerte gastronomiche della tradizione e dalla noia della vita di tutti i giorni. Spinti dall’euforia estiva, dalla voglia di evasione, dai richiami dei manifesti e dei rintocchi di fisarmonica.
Ecco perché nessuno osa domandarsi se dietro tanta allegria e successo c’è qualche lato non propriamente chiaro.
Guai polemizzare sui listini delle leccornie americane anni cinquanta. Guai menzionare il prezzo dei maritozzi in piazza a Settembre uguale a quello del più rinomato caffè del centro storico. Guai puntare il dito su una porzione di tagliolini ai frutti di mare a nove Euro. Guai sollevare dubbi su dodici bocconcini di cinghiale con otto olive nere denominati “spezzatino” a undici Euro, o sulle porzioni di arrosto misto di maiale composte di due costine, una braciola e una salsiccia presenti in ogni sagra della provincia ad un prezzo compreso fra gli otto e i dodici Euro. Guai pensare al fisco in queste occasioni. Guai domandarsi che fine fanno gli incassi. Guai sapere se vengono adottate le più basilari misure igieniche, obbligatorie ed estremamente complesse per tutti gli esercenti, assolutamente libere ed incontrollate per tutti gli stands degli eventi. Guai interrogarsi sulle prestazioni lavorative dei collaboratori tutti volontari. Guai chiedersi la provenienza degli alimenti e delle bevande.
Tutto deve essere accettato come è senza polemiche strumentali.
Divertirsi è il solo imperativo d’ordine. Anche con la testa piena di dubbi ed il portafoglio svuotato…
Eppure lo scorso primo di Agosto ci siamo “disgraziatamente” avventurati fuori regione, vuoi forse per amor del suono della chitarra, vuoi magari per stima del personaggio che suonava, vuoi anche perché unica occasione al momento per il centro Italia. Temendo ad un certo punto di esserci perduti in mezzo all’Appennino abruzzese del teramano giungiamo finalmente a Campli, un piccolo paesino nascosto fra i boschi e nostra meta. Appena arrivati, troviamo ai piedi del centro sulla destra un ampio piazzale adibito a parcheggio pubblico totalmente gratuito e ancora libero. Poi saliamo camminando per il piccolo corso cittadino per raggiungere la deliziosissima piazzetta Vittorio Emanuele II, uno spazio di appena settecento metri quadrati, cuore del centro storico del luogo. L’area è chiusa al pubblico per il concerto di Toquinho, famosissimo cantautore brasiliano e maestro di chitarra di risonanza internazionale. Costo dell’ingresso in prevendita presso distributori (agenzie viaggi, negozi di dischi, ecc.) venticinque Euro. Il biglietto invece immediato all’entrata, ventidue. Prendiamo subito posto a sedere fra le circa quattrocento sedie disponibili. Non ci sono comunque né file, né intasamenti, né trambusti. Tutto si svolge in un’assoluta tranquillità, rara per eventi di questo genere. Il numero di partecipanti infatti è giusto e limitato, forse anche a causa della scelta del luogo non propriamente a portata di mano (nell’Appennino, a circa trentasei chilometri dalla costa). Per l’occasione, il macellaio dirimpetto al palco dove suoneranno i musicisti, ha ben pensato di preparare una porchetta intera e tenere aperta la bottega sino ad esaurimento della materia prima. Almeno otto spettatori su dieci, nell’attesa, si avviano compostamente verso il negozio e si dispongono ordinatamente in fila. Il caratteristico signore affetta al momento l’arrosto di maiale e lo colloca sui panini che nel frattempo gli prepara la sua gentile consorte al fianco. Il prezzo per cadauno è di due Euro e cinquanta. Marito e moglie ringraziano con sorriso benevolo augurando buona serata. Alle ore ventidue circa, Toquinho ritarda ancora, ma la coppia ha terminato la porchetta e chiude le porticine di legno dell’antica attività paesana.Anche la signora con il marito ed il figlio dello storico bar accanto hanno pensato di somministrare bevande per l’occasione. Per far ciò si sono provvisti di un classico banchetto mobile con spillatoio. Dispongono però solo di cola e birra fresche al prezzo di…udite…udite…un Euro e cinquanta al bicchiere (20 cl.). La gente ne usufruisce abbondantemente ma senza abusi. Finalmente arrivano dei musicisti per preparare un antipasto di melodie e poi irrompe ovviamente anche l’attesissimo suonatore brasiliano. Tutta la serata si svolge meravigliosamente. La musica è stupenda anche per chi non se ne intende. La capacità di Toquinho di regalare tante emozioni con un semplice strumento musicale cattura e incanta veramente tutti.
Ma per chi sa osservare intorno a sé e ragionare sorprendono anche altri particolari.
Un paesino semplice che non ha certo la risonanza turistica e le opportunità economiche di una città della costa trova spunto per dare accoglienza senza approfittarsi dell’unico evento che gli capita magari durante l’anno.
Ecco perché forse rimane meglio fra i ricordi una serata così piuttosto che decine di edizioni di manifestazioni che trasudano di strani affari e oro colato.





Nelle foto: Toquinho in concerto a Campli (TE) - 01/08/2010 - (Tutti i diritti riservati)