










quasi tutto quello che non vi vogliono dire su Senigallia e dintorni...
Chissà perché, ironia della sorte, dove sono state decise le più grandi opere di riqualificazione persino il semplice manto stradale cede nel nulla. Mettendo alla luce quanto sia diventata fragile la città sempre più patinata in superficie. Segno che i grandi progetti imposti col pugno di ferro forse servono, ma probabilmente risolvono poco. O che, nel frattempo, tra il dire, il fare ed il fantasticare si sia perso veramente di mano il controllo. Con la speranza effettiva che non capiti mai qualche sciagura.
Giovedì diciassette marzo, centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia. Nel tardo pomeriggio, una buca di circa trenta centimetri per trenta si apre al cielo nel mezzo del selciato di via Pisacane, durante il passaggio di una autovettura. Fortunatamente nessun danno a persone o cose.
La stampa locale ne dà notizia.
Due giorni dopo un’altra. Nella prima nottata di sabato diciannove, nell’intersezione tra via XX settembre e via Rodi un nuovo cedimento strutturale di circa un metro quadrato fa sprofondare di oltre tre palmi nel vuoto il materiale superficiale del manto stradale creando una apertura.
Anche in questo caso i quotidiani colgono spunto per segnalarlo, sembra su suggerimento di un comune passante.
Poco tempo ancora e tocca stavolta in via Grosseto, esattamente sul marciapiede opposto a lato dell’area rasa al suolo delle ex-Colonie Enel, nei pressi del piccolo sottopassaggio ferroviario. Qui, date le dimensioni piuttosto preoccupanti, si vede perfettamente il collettore fognario in cemento assolutamente ceduto. Inutile affermare che poteva accadere anche qualche sinistro evento nel momento del cedimento. La voragine, tale è, misura circa un metro e quaranta per più di due metri e dieci e presenta una profondità di oltre un metro e mezzo.
Ma stavolta non passa sotto i riflettori della stampa forse perché la zona è veramente poco trafficata in questo periodo, priva di abitazioni e con attività chiuse.
Sicuramente si attribuiranno le colpe alle piogge del mese scorso.
Sta di fatto però che se in superficie la città s’appresta a vestire rose e fiori, nel sottosuolo si prospetta sempre più una situazione ben poco rassicurante.
Ne mancherebbe qualcun’altra da segnalare, poi ci si potrebbe fare un concorso a premi.
Per la vincita si potrebbe offrire in regalo al fortunato anche una benedizione ad hoc in una parrocchia cittadina a scelta.
Quando si ritorna da un lungo viaggio ci si aspetta per lo meno di ritrovare quei luoghi pubblici tanto cari ed abitudinari esattamente come sono stati lasciati prima della partenza. Ma l’Italia, si sa, è anche il paese delle mille sorprese. E allora può capitare al rientro di non riconoscere più nemmeno intorno a casa e di rischiare pure una multa salata.
Ditemi a chi non piace ritornare da un lungo viaggio e ritrovare quei luoghi cari ed abitudinari della propria città. Ditemi a chi non piace raggiungere questi posti nella stessa maniera di sempre. Ditemi a chi non piace rivivere quelle consuetudini quotidiane nella propria località fatte di piccole cose: il caffè o l’aperitivo al bar, il pacchetto di sigarette, il vassoietto delle paste, i tre etti di sardoncini, la piccola commissione veloce, quattro chiacchiere con gli amici.
Se però, tutto d’un tratto, per volere dall’alto, ci si accorge che in quelle zone sono cambiate molte cose e ciò che era comune diventa oramai quasi impossibile bisogna rassegnarsi per l’ennesima volta e sopportare il “callo”.
E’ il caso dell’entrata di Piazza Saffi, la più bella porta del centro storico di Senigallia, il benvenuto alla cittadella vecchia, la bocca della cultura, dei mestieri, delle attività, della tradizione e dell’istituzionalità, ridotta ad un accesso di un cantiere della Complanare.
Tant’è che risulta praticamente irriconoscibile.
Ai lati della già piccola imboccatura due marciapiedi esagerati, uno dei quali in piena esecuzione con i lavori in corso, ricoperti di pietre a vista, stile grandi viali metropolitani. La parola d’ordine da qualche anno a questa parte è infatti una sola: pedonalizzare…tutto e senza misura. Anche i marciapiedi stessi.
Una metà della già esigua sede stradale rimanente viene occupata da due pedane giganti e perennicon sedie e ombrelloni per la clientela dei bar a fianco. In stile per nulla classico e non propriamente addicente ad un centro storico. Prendere il caffè alle otto di mattina di gennaio, in poltroncina, sul palco rialzato, fa sicuramente molto chic, o meglio ancora l’aperitivo alle sette di sera, e dona particolarmente al piano di riqualificazione settecentesco del centro storico, specialmente alla voce “presenza di consumatori semi-congelati”. Alla faccia proprio di quel progetto che prende il nome dell’architetto Cervellati, voluto col pugno di ferro dalla stessa amministrazione, ma che risulta a tutt’oggi incomprensibile proprio perché disapplicato anche in quelle situazioni più semplici da modificare.
Ora, rimangono circa sette metri lineari di sede stradale percorribile per entrare/uscire, quattro dei quali sono spesso ostruiti da transenne mobili riportanti le nuove disposizioni della zona a traffico limitato. Persino in sella ad una bicicletta risulterebbe difficile transitarvi visto l’esiguo spazio rimanente e utilizzato anche da passanti che sembrano più che altro operai sull’uscio di una fabbrica.
La segnaletica poi è sicuramente molto chiara.
Due dischi sulle balaustre indicano senza mezzi termini divieto di transito per tutti. Ma a lato s’erge fra le siepi contornanti le pedane un palo con: divieto di transito generico per zona a traffico limitato ad eccezione delle categorie autorizzate, tra cui compare anche quella del carico/scarico consentitacome parcheggio a disco orario in orari ben definiti. Ora bisognerebbe capire da quando in qua una operazione di carico/scarico viene concepita come parcheggio a disco orario. Altra novità degli ultimi tempi, forse...
In ogni modo, vista l’impossibilità per i corrieri di entrare nella “città proibita” dopo le ore dieci del mattino ecco la risoluzione: l’imboccatura della piazza diventa uno scalo merci a tutti gli effetti. I pochissimi metri quadrati utili al passaggio vengono già saturati da tre-quattro furgoni e il transito da e per il centro storico, anche ciclo-pedonale, va in subbuglio.
Chi non è ancora abituato e a conoscenza delle ultime norme, vedi mancanza in città per lungo tempo, si potrebbe ritrovare a svoltare con una certa sicurezza da Viale Leopardi per entrare in piazza, abituato alla vecchia viabilità. Di conseguenza incapperebbe in una inchiodata di freni davanti al divieto e inversione rimediata in mezzo al traffico delle ore di punta.
Se non bastasse tutto ciò ecco allora anche i lavori di riqualificazione dei giardini catalani.
Qui il marciapiede di contorno era stato rinnovato recentemente dopo anni di cedimenti e usura. Non si poteva dunque attendere un pochino ancora i nuovi lavori generali. Bisognava assolutamente fare un battuto d’asfalto da distruggere poi qualche mese più tardi una seconda volta.
Per la realizzazione di questa serie di opere è stato ovviamente necessario ricoprire tutta l’area con classiche transenne cantieristiche, dall’angolo del teatro di Via Pisacane all’entrata di Piazza Saffi. Senza accennare poi nulla al parziale abbattimento dei pini secolari per ridare luce alle mura storiche.
Non fosse ancora sufficiente ecco l’arguzia, il colpo d’ingegno nostrano, quel pizzico di insana iniziativa che rende la mente italiana famosa in tutto il mondo.
Nella oramai già tetra imboccatura di Piazza Saffi, qualcuno ha ben pensato di porre pure sui parapetti dei lavori il tabellone degli annunci funebri che era lungo Viale Leopardi.
Ora il quadretto è veramente idilliaco. Provare per credere!
Scattare una foto di Piazza Saffi da Largo Puccini ed inviarla agli amici con scritto: saluti da Senigallia.
Mi trovavo a circa dodicimila chilometri di distanza dalla Spiaggia di Velluto lo scorso febbraio, quando all’improvviso mi sono accorto di una serie di coincidenze, ironia della sorte, troppo lontane dalla semplice casualità.
Avendo come unico strumento di contatto con il mondo esterno un computer affittato ad ore ed una connessione ad Internet, quotidianamente dedicavo un pochino della mia giornata anche alla ricerca di notizie sugli eventi legati ai miei luoghi, offerte ovviamente dai giornali on-line.
In alcuni casi mi permettevo pure di entrare nei dibattiti con la formula del commento prevista proprio su questo genere di quotidiani cittadini.
Il giorno ventitre febbraio, per esempio, leggendo un comunicato stampa di Enrico Rimini e Alessandro Cicconi Massi, consiglieri PDL, circa le interrogazioni presentate in consiglio sui dubbi legati all’ennesima nuova viabilità e relativi divieti imposti, mi domandavo postando una nota in fondo se a guidare le attività dell’intero gruppo fossero solo due persone e perché non comparissero mai altri eletti neppure una volta l’anno con un semplice pensiero sulla città.
Mi riferivo specialmente a quel rappresentante con più preferenze in assoluto ottenute nell’ultima tornata elettorale: Gabriele Cameruccio.
Ecco allora che il giorno due marzo, prima uscita pubblica del partito successiva al fatto, veniva indetta una conferenza stampa del Popolo della Libertà con proprio il consigliere Cameruccio al centro del tavolo dei relatori che spiegava le ragioni del no e le proposte del suo gruppo, che nel frattempo rimaneva silenzioso ai lati.
Il nove marzo il consigliere Mario Fiore di Vivi Senigallia, interveniva ancora sulla stampa su una comune scazzottata avvenuta all’esterno della nota discoteca Mamamia, come se dalla notte dei tempi, fuori dai locali di tutto il mondo non fosse mai accaduto un avvenimento di tale portata.
L’articolo autoredatto e alquanto vago si presentava infatti con il seguente interrogativo: “perché succedono questi fatti?”
Un commentatore misterioso si domandava allora circa l’utilità e le potenzialità del ruolo del consigliere comunale in tali situazioni: se tentare di risolvere qualche problema o adagiarsi a scrivere vuoti comunicati. Ed io replicavo dalla Bolivia al commentatore affermando che il consigliere comunale o politico cittadino dovrebbe coinvolgere i colleghi e convocare i gestori delle attività in questione per intraprendere una conversazione anche informale individuando cause ed eventuali rimedi.
Stessa cosa avrebbe potuto fare un’amministrazione comunale anche per mezzo dei suoi assessori.
Coglievo anche l’occasione per criticare l’apparizione quasi quotidiana sui giornali di una certa parte di politica senigalliese con articoli sterili ed incomprensibili atti solamente a creare visibilità per il soggetto di turno, nonchè la pessima scelta del nome, la mancanza di basi e l’infruttuosità del programma comunale Sballo Positivo per un tentativo di recupero giovanile.
E appena due giorni più tardi, riecco Fiore sulla stampa locale: “In seguito all’intervento (quale? il mio?) ho avuto modo di discutere con tante persone che mi hanno contattato seriamente sul problema che ha caratterizzato la chiusura del Mamamia di Senigallia. Il mio intervento era incentrato proprio nel sollevare la questione e far partecipare il più possibile la gente su un problema che corre il rischio di essere solamente sottovalutato. (…) Ho potuto constatare diversi punti di vista. Infatti il ruolo di ogni consigliere di maggioranza è proprio quello di far crescere la città insieme all’Amministrazione, portando al centro dell’attenzione le difficoltà per poter muoversi all’interno delle istituzioni e cercare di risolverle, con l’aiuto di tutti e con il dialogo. (…) A tal proposito ecco alcune proposte che si potrebbero mettere in campo per risolvere il problema o quanto meno arginarlo. Occorre per principio partire con una campagna di sensibilizzazione e informazione nei giovani, (…) è opportuno mettere regole più rigide per i locali e discoteche, (…) creare un dialogo formativo con i gestori in modo da poter rendere più sicuri questi luoghi, (…) cercare di coinvolgere il più possibile i giovani con spettacoli, concerti e altre iniziative create magari da loro stessi in collaborazione con il Comune. Proprio quest’ultima cosa è il principio di “Sballo positivo” che, in collaborazione con i vigili, cerca di sensibilizzare i giovani rendendoli partecipi verso iniziative positive. Proprio in questo ambito l’iniziativa, promossa dall’Assessore Campanile, sta dando i suoi frutti. E’ opportuno affrontare il problema dalla base (…)”
Rientrato invece in Italia da poche ore, tentavo di partecipare su suggerimento di un amico alla famosa “selezione per un esperto in accoglienza turistica” indetta dal Comune. La presentazione delle domande di partecipazione scadeva il giorno dieci. Essendo stato avvisato all’ultimo momento, visionavo il bando in estremo ritardo nella notte tra il giorno nove e dieci e mi accorgevo che le richieste incluse erano piuttosto strane: lauree in legge, economia, scienze politiche, esperienze nel settore turistico assolutamente facoltative e non indispensabili, scelta e nomina diretta del sindaco da una rosa di nomi estrapolati dai curricula presentati, assenza di prove o esami, colloqui conoscitivi assolutamente facoltativi. Il giorno dieci chiedevo allora un parere all’avvocato Roberto Paradisi, sia in qualità di legale, sia in qualità di consigliere, sia in qualità di politico cittadino che da sempre si distingue nella trattazione di casi simili.
Dopo l’uscita pubblica e solitaria di Paradisi sul caso ecco l’improvviso risveglio dalla sonnolenza di quasi tutti gli altri dell’opposizione, fatta eccezione dei soliti tre, quattro, che trovandosi in uno stato di coma irreversibile, persino in campagna elettorale, continuano a non dare segni di vita.
Ecco allora seguire Rimini sulla vicenda, poi Rebecchini, Mancini, Battisti, poi Marcantoni e Pazzani, uniti in un secondo momento a Paradisi, poi ancora Mancini, Battisti, Rebecchini.
Insomma, prima del mio rientro dall’estero nessuno si era accorto di un bando pubblico alquanto strano.
Nessuno dalla politica.
Nessuno dalla città.
Nemmeno i partecipanti stessi alla selezione.
La maggioranza non la citiamo neppure. Potrebbe essere sostituita direttamente da pupazzi di gomma.