Code fuori dalle ricevitorie. Comuni che giocano per risanare i bilanci. Voli charter dall’estero per comprare una schedina. Persone psicologicamente rovinate da macchinette e tagliandini da grattare. Omicidi fra le mura domestiche. E’ l’Italia della Terza Repubblica. Quella che ritorna indietro di sessant’anni, vivendo di false speranze e fame di denaro. Proprio come nell’immediato dopoguerra.
Non esiste altra nazione al mondo dove è presente una così disparata offerta di lotterie. Probabilmente nemmeno la viziosissima Las Vegas riesce a competere con il nostro paese in materia di giochi ed intrattenimenti a soldi.
Giocare, si sa, piace agli italiani. Ma gli effetti che si stanno manifestando con l’aumento dei montepremi e delle lotterie sono del tutto discutibili.
Gente di ogni età, persino minorenni, che fanno code per partecipare inebriati dal continuo reclamizzare di pubblicità, chiacchiere e stampa nazionale. Amministrazioni comunali, istituzioni ufficiali dello Stato stesso, che per risanare i bilanci dai debiti maturati tentano la sorte in ricevitoria invocando la “dea bendata”. Famiglie sul lastrico per genitori che in segreto si giocano gli stipendi al bar. Stragi domestiche scoppiate dopo la scoperta dei prosciugamenti dei conti per le giocate. Questo è il quadro che va sempre più delineandosi in una nazione oramai imbambolata nei locali e davanti ai televisori durante le estrazioni. Quello di un paese che vuole apparire estremamente moderno e garante quando vieta i fumatori di praticare persino negli ambienti aperti delle stazioni, poi gli sfugge completamente di mano problematiche ben più serie.
Se fino agli anni novanta i concorsi erano cinque, sei, con una sola estrazione settimanale/annuale, oggi chi rimetterebbe piede in questo paese, dopo circa dieci anni d’assenza, crederebbe di essere capitato in un enorme casinò.
La possibilità di giocare al Lotto è triplicata senza calcolare opportunamente i rischi concernenti per la popolazione. Ma la cosa più sconcertante è il continuo inventare di giochi su giochi. Nell’arco di un lustro ne sono già stati immessi di nuovi a decine. I modelli di Gratta & Vinci sono decuplicati e si raschia oramai ovunque. Sono state studiate centinaia di varianti alla partecipazione dei concorsi. Sono state assegnate lotterie ad ogni evento. Non esiste un bar o ristorante che non possieda una slot-machine.
E così, complice della crisi economica, dello spettro della miseria, della perdita ogni giorno di diritti e opportunità, compresi i posti di lavoro, ma soprattutto di jackpot incredibili paragonabili alle riserve auree di intere nazioni, l’italiano medio ha deciso di sacrificare buona parte della giornata libera a questo passatempo con penne in mano, monetine nell’altra, occhi sugli schermi e portafoglio fra i denti.
Lo Stato da qualche anno ha monopolizzato ogni tipo di “svago a soldi”. E così, da quando la repubblica con la R maiuscola controlla video-poker, slot-machines e scommesse varie è magicamente diventato tutto regolare, legale, lecito, normale. Prima invece era un continuo udire di denunce, blitz delle Forze dell’Ordine nei bar, condanne alle macchinette, persone rovinate dal gioco alla stregua dei più incalliti drogati o alcolizzati.
Ora che è presente la mano paternalistica delle istituzioni silenzio quasi totale. Nessun cronista osa più raccontare le scene da bar o da ricevitoria.
Allora la nostra rubrica, come al solito, ve ne racconta alcune.
Carla (nome di fantasia), è una sessantenne senigalliese coniugata con due figli grandi. Signora apparentemente normale, con spiccato senso dell’umorismo che fa di lei una persona assai simpatica, allegra e piacevole. Dipendente di una nota attività cittadina si ritrova spesso a chiedere anticipi al datore di lavoro e prestiti ai colleghi per pagare bollette e spese domestiche. Fin qui non ci sarebbe assolutamente nulla di strano di questi tempi. Poi però ecco l’altra faccia della medaglia. Sin dalle prime ore del mattino frequenta un noto bar-ricevitoria di quartiere dove raspa tagliandini e passa il tempo tra i video-poker. Alle ore otto inizia il turno di lavoro e di frequente ritarda anche di diversi minuti. Quando esce alle sedici, di nuovo, fa tappa al bar per il solito vizio. Ma a volte si ritrova anche in condizioni piuttosto umilianti. Pare infatti che in diversi casi la sua ossessione per il gioco la costringa a chiedere del denaro persino ad altri clienti presenti per proseguire alcune partite. Il titolare del locale non sapendo come gestire la situazione quando succede, per limitare la vergogna, è obbligato ad invitarla a uscire.
Saverio (nome di fantasia) invece è un pensionato vedovo di ottantuno anni di una nostra frazione. La sua retta mensile non è delle migliori. E nemmeno la sua salute. Per rimanere in vita si trova quotidianamente ad ingerire più farmaci che generi alimentari. Alcuni sarebbero costosissimi, ma fortunatamente il Servizio Sanitario Nazionale glieli concede quasi tutti gratuitamente. Altrimenti, afferma lui “la pensione se ne andrebbe solo in medicinali”. Eppure spende dai venti ai cinquanta Euro alla settimana nelle ricevitorie. Vuole fare il “colpaccio” dice, per regalare tutto ai suoi due nipoti.
Di storie come queste o ben più serie ce ne sarebbero a decine di migliaia solo nel nostro territorio.
Ci si domanda allora in quale direzione stia andando il paese in massa.
Nessun interesse a salvaguardare la salute dei cittadini presi dalle sindromi del “tavolo verde”.
Non esiste di fatto nessuna campagna pubblicitaria atta a contrastare il gioco incallito, come avviene invece per il fumo, per la violenza sui minori e le donne, per contrastare il fenomeno degli incendi boschivi o quello dei rifiuti lungo le coste.
Se da un lato lo Stato pensa solo agli incassi, i quali non si sa neppure con certezza che fine facciano, dall’altro si comporta in maniera alquanto meschina con i cittadini che sono poi anche gli stessi “clienti”. Tutto ciò è semplicemente paradossale. E se non bastasse c’è pure il lato oscuro della gestione tecnica dell’apparato. Non si intende bene quali competenze abbiano il Ministero delle Finanze, la Banca d’Italia, la Zecca di Stato. E tutte le altre società terziste di contorno.
Angelo (nome di fantasia), socio-titolare di un affermato bar-ricevitoria di Marotta definisce il sistema imposto semplicemente scandaloso. Si domanda perché lo Stato si permette di manipolare ingenti quantità di denaro e le menti di milioni di persone catturandole con false speranze di montepremi assurdi, e contemporaneamente perseguita con il Codice Penale un proprietario di locale e quattro vecchietti sorpresi alle carte con un piatto di dieci Euro.
Ma le dichiarazioni di una semplice persona per quanto fondate possano essere, si sa, rimangono tali. Poco importano ai governanti di turno.
Per il momento l’ultima novità degna dei telegiornali nazionali è che l’Abruzzo in vista dei jackpot stratosferici reclama una parte dei proventi lotteristici per i propri terremotati. Il denaro arrivato per mano del Governo e della solidarietà collettiva è probabilmente già finito. Analoghe pretese arrivano contemporaneamente anche dalle regioni autonome della Sicilia, Sardegna e Trentino.
Un altro esempio di paese allo sbando. Amministrato a federalismo “pane e mortadella”.
Ecco perché ci si rifugia nel gioco ed altri vizi. Quando l’incertezza e l’incoerenza dilagano…tutto è possibile.
Non esiste altra nazione al mondo dove è presente una così disparata offerta di lotterie. Probabilmente nemmeno la viziosissima Las Vegas riesce a competere con il nostro paese in materia di giochi ed intrattenimenti a soldi.
Giocare, si sa, piace agli italiani. Ma gli effetti che si stanno manifestando con l’aumento dei montepremi e delle lotterie sono del tutto discutibili.
Gente di ogni età, persino minorenni, che fanno code per partecipare inebriati dal continuo reclamizzare di pubblicità, chiacchiere e stampa nazionale. Amministrazioni comunali, istituzioni ufficiali dello Stato stesso, che per risanare i bilanci dai debiti maturati tentano la sorte in ricevitoria invocando la “dea bendata”. Famiglie sul lastrico per genitori che in segreto si giocano gli stipendi al bar. Stragi domestiche scoppiate dopo la scoperta dei prosciugamenti dei conti per le giocate. Questo è il quadro che va sempre più delineandosi in una nazione oramai imbambolata nei locali e davanti ai televisori durante le estrazioni. Quello di un paese che vuole apparire estremamente moderno e garante quando vieta i fumatori di praticare persino negli ambienti aperti delle stazioni, poi gli sfugge completamente di mano problematiche ben più serie.
Se fino agli anni novanta i concorsi erano cinque, sei, con una sola estrazione settimanale/annuale, oggi chi rimetterebbe piede in questo paese, dopo circa dieci anni d’assenza, crederebbe di essere capitato in un enorme casinò.
La possibilità di giocare al Lotto è triplicata senza calcolare opportunamente i rischi concernenti per la popolazione. Ma la cosa più sconcertante è il continuo inventare di giochi su giochi. Nell’arco di un lustro ne sono già stati immessi di nuovi a decine. I modelli di Gratta & Vinci sono decuplicati e si raschia oramai ovunque. Sono state studiate centinaia di varianti alla partecipazione dei concorsi. Sono state assegnate lotterie ad ogni evento. Non esiste un bar o ristorante che non possieda una slot-machine.
E così, complice della crisi economica, dello spettro della miseria, della perdita ogni giorno di diritti e opportunità, compresi i posti di lavoro, ma soprattutto di jackpot incredibili paragonabili alle riserve auree di intere nazioni, l’italiano medio ha deciso di sacrificare buona parte della giornata libera a questo passatempo con penne in mano, monetine nell’altra, occhi sugli schermi e portafoglio fra i denti.
Lo Stato da qualche anno ha monopolizzato ogni tipo di “svago a soldi”. E così, da quando la repubblica con la R maiuscola controlla video-poker, slot-machines e scommesse varie è magicamente diventato tutto regolare, legale, lecito, normale. Prima invece era un continuo udire di denunce, blitz delle Forze dell’Ordine nei bar, condanne alle macchinette, persone rovinate dal gioco alla stregua dei più incalliti drogati o alcolizzati.
Ora che è presente la mano paternalistica delle istituzioni silenzio quasi totale. Nessun cronista osa più raccontare le scene da bar o da ricevitoria.
Allora la nostra rubrica, come al solito, ve ne racconta alcune.
Carla (nome di fantasia), è una sessantenne senigalliese coniugata con due figli grandi. Signora apparentemente normale, con spiccato senso dell’umorismo che fa di lei una persona assai simpatica, allegra e piacevole. Dipendente di una nota attività cittadina si ritrova spesso a chiedere anticipi al datore di lavoro e prestiti ai colleghi per pagare bollette e spese domestiche. Fin qui non ci sarebbe assolutamente nulla di strano di questi tempi. Poi però ecco l’altra faccia della medaglia. Sin dalle prime ore del mattino frequenta un noto bar-ricevitoria di quartiere dove raspa tagliandini e passa il tempo tra i video-poker. Alle ore otto inizia il turno di lavoro e di frequente ritarda anche di diversi minuti. Quando esce alle sedici, di nuovo, fa tappa al bar per il solito vizio. Ma a volte si ritrova anche in condizioni piuttosto umilianti. Pare infatti che in diversi casi la sua ossessione per il gioco la costringa a chiedere del denaro persino ad altri clienti presenti per proseguire alcune partite. Il titolare del locale non sapendo come gestire la situazione quando succede, per limitare la vergogna, è obbligato ad invitarla a uscire.
Saverio (nome di fantasia) invece è un pensionato vedovo di ottantuno anni di una nostra frazione. La sua retta mensile non è delle migliori. E nemmeno la sua salute. Per rimanere in vita si trova quotidianamente ad ingerire più farmaci che generi alimentari. Alcuni sarebbero costosissimi, ma fortunatamente il Servizio Sanitario Nazionale glieli concede quasi tutti gratuitamente. Altrimenti, afferma lui “la pensione se ne andrebbe solo in medicinali”. Eppure spende dai venti ai cinquanta Euro alla settimana nelle ricevitorie. Vuole fare il “colpaccio” dice, per regalare tutto ai suoi due nipoti.
Di storie come queste o ben più serie ce ne sarebbero a decine di migliaia solo nel nostro territorio.
Ci si domanda allora in quale direzione stia andando il paese in massa.
Nessun interesse a salvaguardare la salute dei cittadini presi dalle sindromi del “tavolo verde”.
Non esiste di fatto nessuna campagna pubblicitaria atta a contrastare il gioco incallito, come avviene invece per il fumo, per la violenza sui minori e le donne, per contrastare il fenomeno degli incendi boschivi o quello dei rifiuti lungo le coste.
Se da un lato lo Stato pensa solo agli incassi, i quali non si sa neppure con certezza che fine facciano, dall’altro si comporta in maniera alquanto meschina con i cittadini che sono poi anche gli stessi “clienti”. Tutto ciò è semplicemente paradossale. E se non bastasse c’è pure il lato oscuro della gestione tecnica dell’apparato. Non si intende bene quali competenze abbiano il Ministero delle Finanze, la Banca d’Italia, la Zecca di Stato. E tutte le altre società terziste di contorno.
Angelo (nome di fantasia), socio-titolare di un affermato bar-ricevitoria di Marotta definisce il sistema imposto semplicemente scandaloso. Si domanda perché lo Stato si permette di manipolare ingenti quantità di denaro e le menti di milioni di persone catturandole con false speranze di montepremi assurdi, e contemporaneamente perseguita con il Codice Penale un proprietario di locale e quattro vecchietti sorpresi alle carte con un piatto di dieci Euro.
Ma le dichiarazioni di una semplice persona per quanto fondate possano essere, si sa, rimangono tali. Poco importano ai governanti di turno.
Per il momento l’ultima novità degna dei telegiornali nazionali è che l’Abruzzo in vista dei jackpot stratosferici reclama una parte dei proventi lotteristici per i propri terremotati. Il denaro arrivato per mano del Governo e della solidarietà collettiva è probabilmente già finito. Analoghe pretese arrivano contemporaneamente anche dalle regioni autonome della Sicilia, Sardegna e Trentino.
Un altro esempio di paese allo sbando. Amministrato a federalismo “pane e mortadella”.
Ecco perché ci si rifugia nel gioco ed altri vizi. Quando l’incertezza e l’incoerenza dilagano…tutto è possibile.