In attesa dei nuovi porti funzionanti, centri storici bomboniera, grandi opere lussuose come alberghi a cinque stelle e lungomari ricostruiti con tanti bei residences, c’è qualcosa nell’aria della quotidianità che non convince. Istituzioni, associazioni e cittadini inebriati da grandi progetti e campagne elettorali che vagano per la città come moribondi. Senza accorgersi neppure dove mettono i piedi.
Chi si procura una siringa per iniettarsi una dose non ha alcun interesse della propria vita, figuriamoci di quella altrui. E dopo aver compiuto l’atto non possiamo aspettarci di certo che, in preda alle pesanti distorsioni psico-fisiche, si preoccupi pure di smaltire gli strumenti usati con cura evitando di coinvolgere in una contaminazione un innocente.
Giovedì quattordici gennaio duemiladieci è una giornata come tante. La fretta, gli impegni, il lavoro non permettono nemmeno una sosta. Si parcheggia l’auto nell’area libera adiacente al Matt-Bar poi ci si dirige verso il centro storico. Qualche passo verso Via Perilli e dopo il ponte sul Misa casualmente sale alla memoria una vecchia commissione da dover compiere in Viale Leopardi. Si continua allora diritto verso la stazione. Finché sul marciapiede compare da lontano uno strano oggetto nero. Nel avvicinarsi camminando si scopre a mano a mano che si tratta di un giubbetto maschile di pelle abbandonato in terra in maniera assai confusa ed improvvisata. Poi l’amara scoperta a colpo d’occhio. Fra una piega e l’altra dell’indumento spunta una siringa infetta dai contenuti rossastri precisamente infilzata sul capo. La scena è piuttosto agghiacciante e rappresenta nella sua freddezza tutto il disagio del gesto. Le posizioni degli oggetti abbandonati, il luogo, le circostanze sembrano proprio riprodurre esattamente nell’immaginazione umana tutti i frammenti dell’accaduto pur non avendolo assistito. Per mancanza di una fotocamera a portata di mano non la si può immortalare. Il punto esatto è il tratto di marciapiede di Viale Bonopera attiguo alla Statale e al parcheggio, in prossimità della staccionata ferroviaria dove sovrastano i bagni della stazione e tabelloni pubblicitari.
Si prosegue allora nella camminata per la dura routine della giornata, turbati da un profondo senso di disgusto e amarezza. Si spera di scorgere un agente di pubblica sicurezza sulle strade per poter segnalare il fatto, ma ahimè, non ne capita a vista d’occhio nessuno. Si ipotizza pure di chiamare qualche comando per poter portare a conoscenza il triste ritrovamento. Poi però a causa della fretta e degli appuntamenti non ci si riesce. Allora s’invita il titolare di un negozio ad avvisare qualcuno.
L’indomani, venerdì quindici, transitando di passaggio in zona ritorna alla mente il caso e si decide di andare a verificare. Sorpresa! Il giaccone non c’è più, né sul marciapiede, né nelle immediate vicinanze. Segno che qualcuno lo ha notato ed ha provveduto alla sua rimozione, insieme, si spera, ad altri oggetti. E invece con un pò d’attenzione e profonda delusione si scorge ancora una siringa infetta sullo stesso luogo, sullo spigolo tra marciapiede e balaustra ferroviaria. Il senso di sdegno rimane e stavolta nonostante le corse per gli impegni non si può fare a meno di avvertire con una telefonata una delle forze di polizia presenti in città. Il centralinista risponde molto cordialmente e ringrazia per l’informazione. Tutto quasi risolto allora. La segnalazione è stata inoltrata ad un servizio di pubblica sicurezza cittadino che dovrà a sua volta contattare qualche altro settore competente al caso.
Per curiosità allora e sempre di passaggio tentiamo un sopralluogo domenica diciassette addirittura intorno alle ore ventitre, così capita. La rabbia sopraggiunge all’improvviso quando, sotto la pallida luce del lampione vicino, ci riappare di nuovo dopo almeno tre giorni la siringa sempre abbandonata al solito posto.
Martedì diciannove poco prima di far pubblicare questo articolo l’oggetto simbolo dell’indifferenza e della vergogna è ancora lì. A quasi una settimana dal primo avvistamento.
Ciò non può non innescare allora una serie di pensieri e dovute considerazioni.
Una città di circa quarantacinquemila abitanti residenti, ricca di attività, associazioni, istituzioni ufficiali che si dimostra indifferente di fronte ad un caso di disagio e di pericolo. Quella stessa città che si prepara estasiata ad accogliere le grandi opere in cantiere per il suo futuro prossimo, ma che perde sempre più di frequente l’attenzione pure ai metri quadrati sotto casa. Forse è proprio la fretta della vita moderna a provocare questa distrazione. Avvistatore compreso.
Ma l’atmosfera urbana quotidiana appare tutt’altro che rosea e rasserenante. E i sensi civici ed istituzionali sono piuttosto in difficoltà.
Tra lo sperare di non rimanere infilzati passeggiando, bisogna più che mai augurarsi che nemmeno il buon senso, i diritti e i doveri siano oramai “bucati”.