Continua l’opera di vigilanza sui principali eventi cittadini di Una Vacanza Dimenticabile. Definita “dissacrante e disfattista” da alcuni V.I.P. senigalliesi. Ecco tutte le sorprese.
L’indagine sulla Fiera di Sant’Agostino nasce nell’estate duemilaotto, forte di esperienze ed osservazioni sulle edizioni degli ultimi anni. Pertanto quella del duemilanove non fa altro che confermare alcuni aspetti e misfatti.
Concluso anche questo evento possiamo ora tracciare le somme.
Intanto si può iniziare registrando il comportamento dei commercianti del centro durante la manifestazione. Dopo la sollevazione di numerose lamentele su prezzi e azioni di sfruttamento al Summer Jamboree, nella quale persino la Confcommercio ha dichiarato di prendere le distanze da alcuni soggetti, ecco recepita la lezione. La maggior parte dei predisposti ha preferito astenersi segregando anticipatamente gli equipaggiamenti nei ripostigli. Dunque rari sono stati gli avvistamenti di banchetti, spillatoi, inconsuete vendite. Forse anche per il fatto che le strade erano già occupate dalle bancarelle che coprono in questo caso le vie e i negozi. Non crediamo di sicuro per le ramanzine.
E’ continuata la vendita “protetta” e stonata delle angurie da parte della Croce Rossa Italiana che era stata oggetto di attenzione nella nostra inchiesta sul festival americano, per la quale abbiamo ricevuto anche pesanti critiche. Piacerebbe conoscere per curiosità e pubblicamente a questo punto quanto sia costato all’organizzazione l’evento per circa quattordici giorni e soprattutto quanto abbia ricavato dalla vendita delle fette. Se la matematica non è una opinione:
trenta fette per venti angurie a serata fanno seicento Euro d’incasso giornaliero, che moltiplicato per quattordici giorni diventa ottomilaquattrocento Euro (calcolo indicativo)
E’ stato intravisto pure lo stand della Protezione Civile locale. Proprio a quest’ultima organizzazione, passato l’impegno fieristico, vorremmo porgere l’invito a visionare il Fuori Programma 15 – La tegola invisibile: nuovo cult senigalliese della nostra rubrica, per conoscere magari anche un suo parere.
Parliamo ora veramente della fiera. Di primo acchito non si è potuto fare a meno di notare sempre gli stessi venditori e le stesse mercanzie senza particolari innovazioni o occasioni. E’ stato osservato poi, che oltre la metà degli espositori non esibiva cartellini con i prezzi sui prodotti. Ciò ha naturalmente imposto le fastidiose domande a titolo informativo col rischio di trovarsi assediati dagli ambulanti in una contrattazione senza fine. Eventuali illegalità a parte.
Non sono mancate mai pure vendite senza emissione di ricevute fiscali. Specialmente nel ramo alimentare alle prese con gli assalti degli affamati.
Ha stupito l’aumento di piadinerie, creperie, bar, chioschi ambulanti, che hanno reso l’evento quasi solamente di carattere mangereccio. Di sicuro rappresentano una buona fetta commerciale della manifestazione. Forse anche troppa.
Sul tema dei prezzi s’incomincia a toccare il primo nervo e arrivano i dolori. Qualcuno pare abbia proprio esagerato:
-Porchetta al kg. fino a 26,00 Euro (supermercati 13/16,00 Euro – negozi 16/19,00 Euro) che diventano 35,00 se venduta in un panino (pane 0,50 Euro + 100gr. 3,50 Euro);
-Bibite in lattina fino a 3,50 Euro;
-Pannocchie di mais arrostite di dubbia provenienza fino a 3,00 Euro;
-Frutta secca pralinata fino a 3,00 Euro l’etto;
-Fermagli in plastica per capelli di qualità discutibile fino a 15,00 Euro;
-Montagne di scarpe e borse in plasticume fino a 50,00 Euro;
-Oggestistica domestica fino a sei volte più cara dei supermercati.
L’indagine sulla Fiera di Sant’Agostino nasce nell’estate duemilaotto, forte di esperienze ed osservazioni sulle edizioni degli ultimi anni. Pertanto quella del duemilanove non fa altro che confermare alcuni aspetti e misfatti.
Concluso anche questo evento possiamo ora tracciare le somme.
Intanto si può iniziare registrando il comportamento dei commercianti del centro durante la manifestazione. Dopo la sollevazione di numerose lamentele su prezzi e azioni di sfruttamento al Summer Jamboree, nella quale persino la Confcommercio ha dichiarato di prendere le distanze da alcuni soggetti, ecco recepita la lezione. La maggior parte dei predisposti ha preferito astenersi segregando anticipatamente gli equipaggiamenti nei ripostigli. Dunque rari sono stati gli avvistamenti di banchetti, spillatoi, inconsuete vendite. Forse anche per il fatto che le strade erano già occupate dalle bancarelle che coprono in questo caso le vie e i negozi. Non crediamo di sicuro per le ramanzine.
E’ continuata la vendita “protetta” e stonata delle angurie da parte della Croce Rossa Italiana che era stata oggetto di attenzione nella nostra inchiesta sul festival americano, per la quale abbiamo ricevuto anche pesanti critiche. Piacerebbe conoscere per curiosità e pubblicamente a questo punto quanto sia costato all’organizzazione l’evento per circa quattordici giorni e soprattutto quanto abbia ricavato dalla vendita delle fette. Se la matematica non è una opinione:
trenta fette per venti angurie a serata fanno seicento Euro d’incasso giornaliero, che moltiplicato per quattordici giorni diventa ottomilaquattrocento Euro (calcolo indicativo)
E’ stato intravisto pure lo stand della Protezione Civile locale. Proprio a quest’ultima organizzazione, passato l’impegno fieristico, vorremmo porgere l’invito a visionare il Fuori Programma 15 – La tegola invisibile: nuovo cult senigalliese della nostra rubrica, per conoscere magari anche un suo parere.
Parliamo ora veramente della fiera. Di primo acchito non si è potuto fare a meno di notare sempre gli stessi venditori e le stesse mercanzie senza particolari innovazioni o occasioni. E’ stato osservato poi, che oltre la metà degli espositori non esibiva cartellini con i prezzi sui prodotti. Ciò ha naturalmente imposto le fastidiose domande a titolo informativo col rischio di trovarsi assediati dagli ambulanti in una contrattazione senza fine. Eventuali illegalità a parte.
Non sono mancate mai pure vendite senza emissione di ricevute fiscali. Specialmente nel ramo alimentare alle prese con gli assalti degli affamati.
Ha stupito l’aumento di piadinerie, creperie, bar, chioschi ambulanti, che hanno reso l’evento quasi solamente di carattere mangereccio. Di sicuro rappresentano una buona fetta commerciale della manifestazione. Forse anche troppa.
Sul tema dei prezzi s’incomincia a toccare il primo nervo e arrivano i dolori. Qualcuno pare abbia proprio esagerato:
-Porchetta al kg. fino a 26,00 Euro (supermercati 13/16,00 Euro – negozi 16/19,00 Euro) che diventano 35,00 se venduta in un panino (pane 0,50 Euro + 100gr. 3,50 Euro);
-Bibite in lattina fino a 3,50 Euro;
-Pannocchie di mais arrostite di dubbia provenienza fino a 3,00 Euro;
-Frutta secca pralinata fino a 3,00 Euro l’etto;
-Fermagli in plastica per capelli di qualità discutibile fino a 15,00 Euro;
-Montagne di scarpe e borse in plasticume fino a 50,00 Euro;
-Oggestistica domestica fino a sei volte più cara dei supermercati.
Ecco dunque alcuni esempi di offerte non propriamente convenienti.
Le uniche vere occasioni come al solito sono rimaste circoscritte al comparto tessile, o meglio specificato, da quello dell’intimo dove era possibile trovare molti capi a uno, due Euro. Non è mancata poi la ben risaputa disparità sui prezzi tra i venditori italiani e quelli extracomunitari. Ma c’è anche da dire che non sempre la qualità della merce si trova sullo stesso livello. Oppure è addirittura scadente da entrambi i casi.
Allora qui nasce l’idea. Sfruttare la manifestazione come evento storico-culturale-popolare e renderlo esente dal fisco e da altre imposte. Così facendo si potrebbe pretendere un abbassamento dei prezzi da parte dei commercianti per la gioia dei visitanti. Se questo è realizzabile per una mostra-mercato dell’antiquariato perché non è possibile per la quasi seicentenaria Fiera di Sant’Agostino?? Quando l’esercente è libero per una volta dalle tasse, può ridurre il costo della merce al dettaglio con la prospettiva di incentivare all’acquisto e chiamare un numero maggiore di clienti aumentando anche il proprio affare. Il tutto circoscritto alle quattro giornate dello storico evento ed in via eccezionale.
Ma la vera nota dolente arriva ora. Quest’anno l’insurrezione contro la vendita degli animali alla fiera pare si sia infiammata più del solito. Sono intervenute varie associazioni animaliste a riguardo con tanto di proclami contro venditori e Amministrazione. Hanno preso posizione sul caso persino alcuni soggetti politici. Ma non sono state le sole condizioni igieniche e fisiche delle bestie a destare scalpore. La vera bomba, scoperta dalla nostra rubrica, sarebbe dovuta alla presenza di animali di categorie protette da una serie di regolamentazioni che prevedono svariati documenti ed elementi. Fingendoci acquirenti interessati e totalmente ignoranti abbiamo domandato prezzi e caratteristiche di alcune specie di uccelli. Alla fine di brevi conversazioni abbiamo chiesto se con l’acquisto dell’animale di riferimento sarebbero state allegate le relative dichiarazioni che noi ben sappiamo essere obbligatorie. Uno dei due venditori di uccelli ha dissentito con la testa. Con l’altro invece non c’è neppure stato bisogno di informarsi, poiché è stato visto venderli anch’essi sprovvisti. Ecco allora lo scandalo: commercio fuorilegge di uccelli protetti.
Si sospetta che sia avvenuto per le specie presenti come: Inseparabile di Fischer, Inseparabile personata, Groppone, Groppone rosso, Groppone lutino, Parrocchetto dal collare, Kakariki, Parrocchetto blu, Parrocchetto verde, Rosella comune, Rosella rubino, Amazzone, Ciuffolotto, Verdone. Un ignaro acquirente non essendo esperto potrebbe non essere al corrente di possedere un pappagallo regolato da norme e leggi. Ciò non contribuirebbe solamente al disorientamento delle anagrafi delle specie protette, ma in caso di verifiche incorrerebbe in pesantissime sanzioni pecuniarie. Venditori e possessori non in regola rischiano infatti, multe per varie migliaia di Euro. In alcuni casi sono previsti anche i sequestri.
Ma non finisce qua. Voliere di dimensioni ristrettissime con oltre sessanta pappagallini. Uccelli schiacciati in una mangiatoia singola dal peso di altri sei, sette sopra. Coniglietti con zampine ferite e sanguinanti. Gabbiette in offerta con due esemplari maschili venduti come coppia.
Stupiscono allora le dichiarazioni della Polizia Provinciale di Ancona per bocca dell’Assessore Marcello Mariani, secondo il quale sarebbe stato “positivo il bilancio per i controlli svolti (…) sul benessere e le condizioni detentive degli animali d'affezione posti in vendita durante i giorni della fiera di Sant'Agostino a Senigallia”. Gli elementi citati nella nostra indagine sono stati registrati nella sola serata di sabato 29 agosto. Forse sarebbe stato più opportuno far vigilare in questi casi dal Corpo Forestale dello Stato piuttosto che dalla Polizia Provinciale di Ancona. Tipico intreccio di competenze poliziesche all’italiana.
A pagarne le conseguenze però in questo caso sono innocenti bestiole che spesso non riescono neppure ad effettuare il viaggio di ritorno. Acquistate infatti in allevamenti intensivi dove ogni mattina si raccolgono decine e decine di cadaveri proprio perchè considerati come prodotti industriali di bassissimo valore, vengono ordinate appositamente per le fiere in grandi quantità e poco importa se su quattrocento capi commissionati, duecento vengono venduti, cinquanta finiscono direttamente in pattumiera durante o a fine manifestazione, altri cinquanta si ammalano nei giorni successivi e cento sopravvivono ignari delle prossime torture. Se il prezzo di una cocorita alla produzione è di due Euro e quello di un pesce rosso di trenta centesimi, figuriamoci a chi interessa se si ammalano durante i viaggi in giro per le fiere d’Italia.
Tutto contento è invece l’Assessore comunale Michelangelo Guzzonato: “la Fiera di Sant'Agostino è andata bene. Gli espositori hanno confermato tutti la loro presenza, da quelli legati con contratto decennale che rappresentato il 90% circa degli ambulanti, al 10% dei non fissi, i cui posti a disposizione sono stati tutti assegnati. Le prime impressioni, dal momento che i dati ufficiali saranno disponibili solo tra qualche giorno, sono buone. I commercianti si sono detti soddisfatti per come è andata la fiera. Anche i commenti dei visitatori sono stati positivi. Inoltre anche la viabilità ha retto bene e le vie di accesso alla fiera per i mezzi di servizio e di soccorso sono rimaste sempre libere e sgombere”.
Quindi nessun problema, nessuna miglioria da apportare, nessuna proposta da adottare. Tutto liscio, come al solito.
A questo punto pare evidente che l’unico aspetto positivo e memorabile dell’evento sia stato solo la fiera dei ragazzi al Foro Annonario.
Fonti:
-Interviste varie
-Indagini sul posto
-Stampa locale on-line
Si ringrazia Marco Bolognini della collaborazione per la consulenza tecnica sui volatili
Si ringrazia Italia dei Valori Senigallia per la fornitura del materiale fotografico
Le uniche vere occasioni come al solito sono rimaste circoscritte al comparto tessile, o meglio specificato, da quello dell’intimo dove era possibile trovare molti capi a uno, due Euro. Non è mancata poi la ben risaputa disparità sui prezzi tra i venditori italiani e quelli extracomunitari. Ma c’è anche da dire che non sempre la qualità della merce si trova sullo stesso livello. Oppure è addirittura scadente da entrambi i casi.
Allora qui nasce l’idea. Sfruttare la manifestazione come evento storico-culturale-popolare e renderlo esente dal fisco e da altre imposte. Così facendo si potrebbe pretendere un abbassamento dei prezzi da parte dei commercianti per la gioia dei visitanti. Se questo è realizzabile per una mostra-mercato dell’antiquariato perché non è possibile per la quasi seicentenaria Fiera di Sant’Agostino?? Quando l’esercente è libero per una volta dalle tasse, può ridurre il costo della merce al dettaglio con la prospettiva di incentivare all’acquisto e chiamare un numero maggiore di clienti aumentando anche il proprio affare. Il tutto circoscritto alle quattro giornate dello storico evento ed in via eccezionale.
Ma la vera nota dolente arriva ora. Quest’anno l’insurrezione contro la vendita degli animali alla fiera pare si sia infiammata più del solito. Sono intervenute varie associazioni animaliste a riguardo con tanto di proclami contro venditori e Amministrazione. Hanno preso posizione sul caso persino alcuni soggetti politici. Ma non sono state le sole condizioni igieniche e fisiche delle bestie a destare scalpore. La vera bomba, scoperta dalla nostra rubrica, sarebbe dovuta alla presenza di animali di categorie protette da una serie di regolamentazioni che prevedono svariati documenti ed elementi. Fingendoci acquirenti interessati e totalmente ignoranti abbiamo domandato prezzi e caratteristiche di alcune specie di uccelli. Alla fine di brevi conversazioni abbiamo chiesto se con l’acquisto dell’animale di riferimento sarebbero state allegate le relative dichiarazioni che noi ben sappiamo essere obbligatorie. Uno dei due venditori di uccelli ha dissentito con la testa. Con l’altro invece non c’è neppure stato bisogno di informarsi, poiché è stato visto venderli anch’essi sprovvisti. Ecco allora lo scandalo: commercio fuorilegge di uccelli protetti.
Si sospetta che sia avvenuto per le specie presenti come: Inseparabile di Fischer, Inseparabile personata, Groppone, Groppone rosso, Groppone lutino, Parrocchetto dal collare, Kakariki, Parrocchetto blu, Parrocchetto verde, Rosella comune, Rosella rubino, Amazzone, Ciuffolotto, Verdone. Un ignaro acquirente non essendo esperto potrebbe non essere al corrente di possedere un pappagallo regolato da norme e leggi. Ciò non contribuirebbe solamente al disorientamento delle anagrafi delle specie protette, ma in caso di verifiche incorrerebbe in pesantissime sanzioni pecuniarie. Venditori e possessori non in regola rischiano infatti, multe per varie migliaia di Euro. In alcuni casi sono previsti anche i sequestri.
Ma non finisce qua. Voliere di dimensioni ristrettissime con oltre sessanta pappagallini. Uccelli schiacciati in una mangiatoia singola dal peso di altri sei, sette sopra. Coniglietti con zampine ferite e sanguinanti. Gabbiette in offerta con due esemplari maschili venduti come coppia.
Stupiscono allora le dichiarazioni della Polizia Provinciale di Ancona per bocca dell’Assessore Marcello Mariani, secondo il quale sarebbe stato “positivo il bilancio per i controlli svolti (…) sul benessere e le condizioni detentive degli animali d'affezione posti in vendita durante i giorni della fiera di Sant'Agostino a Senigallia”. Gli elementi citati nella nostra indagine sono stati registrati nella sola serata di sabato 29 agosto. Forse sarebbe stato più opportuno far vigilare in questi casi dal Corpo Forestale dello Stato piuttosto che dalla Polizia Provinciale di Ancona. Tipico intreccio di competenze poliziesche all’italiana.
A pagarne le conseguenze però in questo caso sono innocenti bestiole che spesso non riescono neppure ad effettuare il viaggio di ritorno. Acquistate infatti in allevamenti intensivi dove ogni mattina si raccolgono decine e decine di cadaveri proprio perchè considerati come prodotti industriali di bassissimo valore, vengono ordinate appositamente per le fiere in grandi quantità e poco importa se su quattrocento capi commissionati, duecento vengono venduti, cinquanta finiscono direttamente in pattumiera durante o a fine manifestazione, altri cinquanta si ammalano nei giorni successivi e cento sopravvivono ignari delle prossime torture. Se il prezzo di una cocorita alla produzione è di due Euro e quello di un pesce rosso di trenta centesimi, figuriamoci a chi interessa se si ammalano durante i viaggi in giro per le fiere d’Italia.
Tutto contento è invece l’Assessore comunale Michelangelo Guzzonato: “la Fiera di Sant'Agostino è andata bene. Gli espositori hanno confermato tutti la loro presenza, da quelli legati con contratto decennale che rappresentato il 90% circa degli ambulanti, al 10% dei non fissi, i cui posti a disposizione sono stati tutti assegnati. Le prime impressioni, dal momento che i dati ufficiali saranno disponibili solo tra qualche giorno, sono buone. I commercianti si sono detti soddisfatti per come è andata la fiera. Anche i commenti dei visitatori sono stati positivi. Inoltre anche la viabilità ha retto bene e le vie di accesso alla fiera per i mezzi di servizio e di soccorso sono rimaste sempre libere e sgombere”.
Quindi nessun problema, nessuna miglioria da apportare, nessuna proposta da adottare. Tutto liscio, come al solito.
A questo punto pare evidente che l’unico aspetto positivo e memorabile dell’evento sia stato solo la fiera dei ragazzi al Foro Annonario.
Fonti:
-Interviste varie
-Indagini sul posto
-Stampa locale on-line
Si ringrazia Marco Bolognini della collaborazione per la consulenza tecnica sui volatili
Si ringrazia Italia dei Valori Senigallia per la fornitura del materiale fotografico