Mentre le primarie per la segreteria del Partito Democratico sembrano essere proprio aperte a tutti, candidati e non, per le amministrazioni locali invece accade esattamente il contrario. Quando ci sono vengono realizzate ad hoc per un singolo individuo. Oppure non si fanno nemmeno.
Franceschini, Bersani o Marino? E’ la domanda che ci ha martellato sui media per oltre due mesi. Adesso si è finalmente votato ed in queste ore attendiamo il risultato definitivo, anche se già sappiamo chi sarà il nuovo segretario visti gli annunci di domenica sera. Ma la competizione è stata veramente equa? Si direbbe di si a giudicare dagli interventi che hanno avuto modo fare i tre esponenti candidati negli spazi a loro concessi. Probabilmente Ignazio Marino non ha potuto godere delle stesse opportunità degli altri. In ogni modo è riuscito a presentarsi dignitosamente all’eventuale elettorato.
Se a livello nazionale dunque, pare non sussista nessun problema di competizione, negli ambiti locali la questione appare alquanto problematica.
I partiti democratici che militano nei comuni del comprensorio e nelle amministrazioni del territorio appaiono tutt’altro che interessati a presentare più persone da candidare per scegliere chi poi correrà da solo contro le altre coalizioni. Le primarie non si fanno per nulla e quando ci sono vengono costruite ad hoc per il personaggio di turno, magari quello con più interessi, che deve vincere per forza, altrimenti si troverebbe spiazzata una certa casta di politicanti di professione che non potendo più esercitare pubblicamente non riuscirebbero a garantire nemmeno tante questioni personali. Permane allora una rappresentazione alquanto feudale del fare, del governare, dello scegliere il successore…
Ciò assume un carattere non poco paradossale.
Perché proprio da i gruppi locali del partito arrivano gli inviti a comizi, manifestazioni, partecipazioni, dibattiti per le primarie nazionali. Ma nulla per quelle dell’amministrazione di riferimento. Sembrerebbe esattamente affermare: tieni un occhio aperto a Roma e uno chiuso a casa tua.
L’analisi del caso sul nostro territorio è perciò alquanto chiara e presto fatta.
Ad Ancona sono state proposte le primarie di partito per le recenti elezioni comunali. Vari candidati e competizione reale, almeno sembrava. In realtà risultava palese sin dall’inizio la vincita dello sturaniano Fiorello Gramillano, visti anche gli appoggi diretti ricevuti dai partiti coi i quali sicuramente aveva definito accordi.
A Falconara Marittima nell’ultima tornata elettorale fu lo stesso Walter Veltroni a nominare direttamente il candidato Emanuele Lodolini con l’attenuante della giovane età e senza perdite di tempo: “Mi auguro che Falconara possa avere un sindaco di 30 anni.” E parafrasando lo slogan elettorale del partito in dialetto del posto: “Se pò fa...”. In realtà a parte la giovinezza il personaggio era già ampliamente noto per vari incarichi di assessorato e segreteria. E soprattutto conosciuto come pupillo della corrente di potere del PD locale.
A Montemarciano, nonostante le pressioni interne dei propri esponenti democratici con tanto di pubblicità pubblica per la realizzazione delle primarie si è ritenuto scegliere direttamente il candidato della coalizione nella persona di Liana Serrani. Il segretario del PD montemarcianese Paolo Raffaeli si giustificò alle critiche con un laconico commento: “per noi il candidato sindaco è e rimane Liana Serrani”. La conseguenza di ciò, fu una scissione di una parte del PD e fondazione di una lista civica. E una naturale perdita di consensi durante le elezioni dello scorso giugno.
Vicende analoghe si sono registrate ultimamente anche in quasi tutti i piccoli comuni del comprensorio.
Ma il top arriva con il caso senigalliese.
Ecco le primarie di coalizione vista l’indissolubile unione PD-Verdi, ribattezzati anche “la moglie e il marito di velluto”. Nel gruppo ci dovrebbe essere anche “l’amante”, sempre più corteggiata dal “marito”, ovvero l’Italia dei Valori che sostiene la maggioranza ma non partecipa alle primarie accollandosi quindi la responsabilità della scelta del candidato a priori, con tutti gli eventuali fatti e misfatti. Da due anni si vocifera della candidatura a sindaco di Maurizio Mangialardi e della sicura vittoria. Ma il diretto interessato snobba puntualmente tutte le dicerie fino a fine settembre quando viene di fatto ufficializzata in sordina, come se piovesse sul bagnato. Addirittura pare pochi giorni prima che si parli più di Francesca Michela Paci dei Verdi e della sua presentazione, che sembra essere quasi destinata a registrarsi come primo partecipante alla competizione. Intanto si aspettano pure gli altri candidati interni del PD: “Mangialardi, però non sarà l'unico esponente del PD in corsa per le primarie. È atteso ad ore l'annuncio di un'altra candidatura su cui ancora i diretti interessati stanno ragionando, tra il consigliere comunale Massimo Marcellini e il presidente del PD di Senigallia Simeone Sardella” (stampa locale - da fine settembre 2009 a metà ottobre 2009). Poi scoppia il Caso Amati, ovvero il richiamo alla presentazione di un unico esponente del PD: “A mio avviso sarebbero state utili delle primarie interne per arrivare alla scelta di un candidato del PD che a sua volta si confrontasse poi con gli altri candidati della coalizione. Questo anche per evitare rischiosi trasversalismi politici perchè il candidato del PD deve essere sostenuto dagli elettori e anche dai dirigenti tutti del partito. Ricordo che dieci anni fa la candidatura di Luana Angeloni è stata posta all'unanimità dal partito. Se alle primarie di coalizione si verificassero dei trasversalismi sarebbe un grave errore politico”. Poi arriva la replica del segretario Fabrizio Volpini, noto scopritore e divulgatore delle gaffes della maggioranza: “Nessuno ha chiesto le primarie di partito. Il PD non è un partito chiuso in se stesso ma è aperto ai cittadini e alla società civile tutta e le primarie di coalizione sono lo strumento più adatto ad esprimere questa democraticità. Tra l'altro credo se il partito elegge il proprio segretario nazionale tramite primarie aperte a tutti, tanto più questo strumento va applicato quando di tratta di scegliere un candidato in corsa per governare una città. Tra me e la Amati c'è semplicemente una visione diversa”. Alla fine di ottobre e più precisamente il giorno 26, termine ultimo per presentare ogni candidatura alle primarie di coalizione del centro-sinistra senigalliese i concorrenti in gara sono Maurizio Mangialardi e Francesca Michela Paci.
Dove sono finiti Sardella e Marcellini o gli altri ?? Stanno bene?? Qualcuno li ha visti in giro oppure ne ha denunciato la scomparsa??
Ecco allora che lo strumento più importante di democrazia e trasparenza si trasforma in un’autentica barzelletta, quella della Ferrari e della Cinquecento.
La Paci scarsamente conosciuta in città si ritrova a competere con il massimo esponente mediatico del PD senigalliese: “L'ambizione è quella di dare la scossa al Centrosinistra, perché nulla sia scontato, rendere le primarie "vere", partecipate, in virtù di un dibattito di alto livello tra i candidati, che consenta di aprire una fase nuova per il governo della città di Senigallia, contraddistinta da partecipazione, trasparenza e competenza”.
In realtà la situazione assume toni alquanto comici.
Il “divo” dal canto suo non ha bisogno di aggiungere nulla. La sola esposizione mediatica gli fa guadagnare consensi molto di più di qualsiasi propaganda preparata dal partito. Basta infatti dare un’occhiata al suo account di Facebook, ci sono centinaia di donne aggregate pronte forse a sostenerlo.
O a fargli che cosa, non si sa bene…
Fonti:
-stampa nazionale e locale
-facebook
Franceschini, Bersani o Marino? E’ la domanda che ci ha martellato sui media per oltre due mesi. Adesso si è finalmente votato ed in queste ore attendiamo il risultato definitivo, anche se già sappiamo chi sarà il nuovo segretario visti gli annunci di domenica sera. Ma la competizione è stata veramente equa? Si direbbe di si a giudicare dagli interventi che hanno avuto modo fare i tre esponenti candidati negli spazi a loro concessi. Probabilmente Ignazio Marino non ha potuto godere delle stesse opportunità degli altri. In ogni modo è riuscito a presentarsi dignitosamente all’eventuale elettorato.
Se a livello nazionale dunque, pare non sussista nessun problema di competizione, negli ambiti locali la questione appare alquanto problematica.
I partiti democratici che militano nei comuni del comprensorio e nelle amministrazioni del territorio appaiono tutt’altro che interessati a presentare più persone da candidare per scegliere chi poi correrà da solo contro le altre coalizioni. Le primarie non si fanno per nulla e quando ci sono vengono costruite ad hoc per il personaggio di turno, magari quello con più interessi, che deve vincere per forza, altrimenti si troverebbe spiazzata una certa casta di politicanti di professione che non potendo più esercitare pubblicamente non riuscirebbero a garantire nemmeno tante questioni personali. Permane allora una rappresentazione alquanto feudale del fare, del governare, dello scegliere il successore…
Ciò assume un carattere non poco paradossale.
Perché proprio da i gruppi locali del partito arrivano gli inviti a comizi, manifestazioni, partecipazioni, dibattiti per le primarie nazionali. Ma nulla per quelle dell’amministrazione di riferimento. Sembrerebbe esattamente affermare: tieni un occhio aperto a Roma e uno chiuso a casa tua.
L’analisi del caso sul nostro territorio è perciò alquanto chiara e presto fatta.
Ad Ancona sono state proposte le primarie di partito per le recenti elezioni comunali. Vari candidati e competizione reale, almeno sembrava. In realtà risultava palese sin dall’inizio la vincita dello sturaniano Fiorello Gramillano, visti anche gli appoggi diretti ricevuti dai partiti coi i quali sicuramente aveva definito accordi.
A Falconara Marittima nell’ultima tornata elettorale fu lo stesso Walter Veltroni a nominare direttamente il candidato Emanuele Lodolini con l’attenuante della giovane età e senza perdite di tempo: “Mi auguro che Falconara possa avere un sindaco di 30 anni.” E parafrasando lo slogan elettorale del partito in dialetto del posto: “Se pò fa...”. In realtà a parte la giovinezza il personaggio era già ampliamente noto per vari incarichi di assessorato e segreteria. E soprattutto conosciuto come pupillo della corrente di potere del PD locale.
A Montemarciano, nonostante le pressioni interne dei propri esponenti democratici con tanto di pubblicità pubblica per la realizzazione delle primarie si è ritenuto scegliere direttamente il candidato della coalizione nella persona di Liana Serrani. Il segretario del PD montemarcianese Paolo Raffaeli si giustificò alle critiche con un laconico commento: “per noi il candidato sindaco è e rimane Liana Serrani”. La conseguenza di ciò, fu una scissione di una parte del PD e fondazione di una lista civica. E una naturale perdita di consensi durante le elezioni dello scorso giugno.
Vicende analoghe si sono registrate ultimamente anche in quasi tutti i piccoli comuni del comprensorio.
Ma il top arriva con il caso senigalliese.
Ecco le primarie di coalizione vista l’indissolubile unione PD-Verdi, ribattezzati anche “la moglie e il marito di velluto”. Nel gruppo ci dovrebbe essere anche “l’amante”, sempre più corteggiata dal “marito”, ovvero l’Italia dei Valori che sostiene la maggioranza ma non partecipa alle primarie accollandosi quindi la responsabilità della scelta del candidato a priori, con tutti gli eventuali fatti e misfatti. Da due anni si vocifera della candidatura a sindaco di Maurizio Mangialardi e della sicura vittoria. Ma il diretto interessato snobba puntualmente tutte le dicerie fino a fine settembre quando viene di fatto ufficializzata in sordina, come se piovesse sul bagnato. Addirittura pare pochi giorni prima che si parli più di Francesca Michela Paci dei Verdi e della sua presentazione, che sembra essere quasi destinata a registrarsi come primo partecipante alla competizione. Intanto si aspettano pure gli altri candidati interni del PD: “Mangialardi, però non sarà l'unico esponente del PD in corsa per le primarie. È atteso ad ore l'annuncio di un'altra candidatura su cui ancora i diretti interessati stanno ragionando, tra il consigliere comunale Massimo Marcellini e il presidente del PD di Senigallia Simeone Sardella” (stampa locale - da fine settembre 2009 a metà ottobre 2009). Poi scoppia il Caso Amati, ovvero il richiamo alla presentazione di un unico esponente del PD: “A mio avviso sarebbero state utili delle primarie interne per arrivare alla scelta di un candidato del PD che a sua volta si confrontasse poi con gli altri candidati della coalizione. Questo anche per evitare rischiosi trasversalismi politici perchè il candidato del PD deve essere sostenuto dagli elettori e anche dai dirigenti tutti del partito. Ricordo che dieci anni fa la candidatura di Luana Angeloni è stata posta all'unanimità dal partito. Se alle primarie di coalizione si verificassero dei trasversalismi sarebbe un grave errore politico”. Poi arriva la replica del segretario Fabrizio Volpini, noto scopritore e divulgatore delle gaffes della maggioranza: “Nessuno ha chiesto le primarie di partito. Il PD non è un partito chiuso in se stesso ma è aperto ai cittadini e alla società civile tutta e le primarie di coalizione sono lo strumento più adatto ad esprimere questa democraticità. Tra l'altro credo se il partito elegge il proprio segretario nazionale tramite primarie aperte a tutti, tanto più questo strumento va applicato quando di tratta di scegliere un candidato in corsa per governare una città. Tra me e la Amati c'è semplicemente una visione diversa”. Alla fine di ottobre e più precisamente il giorno 26, termine ultimo per presentare ogni candidatura alle primarie di coalizione del centro-sinistra senigalliese i concorrenti in gara sono Maurizio Mangialardi e Francesca Michela Paci.
Dove sono finiti Sardella e Marcellini o gli altri ?? Stanno bene?? Qualcuno li ha visti in giro oppure ne ha denunciato la scomparsa??
Ecco allora che lo strumento più importante di democrazia e trasparenza si trasforma in un’autentica barzelletta, quella della Ferrari e della Cinquecento.
La Paci scarsamente conosciuta in città si ritrova a competere con il massimo esponente mediatico del PD senigalliese: “L'ambizione è quella di dare la scossa al Centrosinistra, perché nulla sia scontato, rendere le primarie "vere", partecipate, in virtù di un dibattito di alto livello tra i candidati, che consenta di aprire una fase nuova per il governo della città di Senigallia, contraddistinta da partecipazione, trasparenza e competenza”.
In realtà la situazione assume toni alquanto comici.
Il “divo” dal canto suo non ha bisogno di aggiungere nulla. La sola esposizione mediatica gli fa guadagnare consensi molto di più di qualsiasi propaganda preparata dal partito. Basta infatti dare un’occhiata al suo account di Facebook, ci sono centinaia di donne aggregate pronte forse a sostenerlo.
O a fargli che cosa, non si sa bene…
Fonti:
-stampa nazionale e locale