Aumento smodato negli ultimi anni di sagre, feste, eventi, ogni dove. Spesso finanziati o contribuiti dalle istituzioni con soldi pubblici ed esenti da fisco, controlli sanitari, manovalanza retribuita, chiarezza sui fornitori. Propongono menù popolarissimi con listini da ristoranti. Ecco la gallina d’oro perfetta da sfruttare a pieno regime con le belle stagioni. Nell’euforia generale delle ferie e con gli spauracchi della vita quotidiana in piena crisi generalmente tutto ciò poco interessa. Ma forse c’è ancora qualcuno che può insegnare qualcosa.
Estasiati dalla magnificenza delle manifestazioni estive senigalliesi e non solo, quelle che, così dicono, hanno riportato il tanto agognato turismo di velluto persino da tutta Europa, quelle che vanno accettate come sono, senza critiche, senza commenti, perché diventate tanto famose e rinomate, perciò perfette. Assuefatti dall’odore di santità di codesti eventi, dalle offerte gastronomiche della tradizione e dalla noia della vita di tutti i giorni. Spinti dall’euforia estiva, dalla voglia di evasione, dai richiami dei manifesti e dei rintocchi di fisarmonica.
Ecco perché nessuno osa domandarsi se dietro tanta allegria e successo c’è qualche lato non propriamente chiaro.
Guai polemizzare sui listini delle leccornie americane anni cinquanta. Guai menzionare il prezzo dei maritozzi in piazza a Settembre uguale a quello del più rinomato caffè del centro storico. Guai puntare il dito su una porzione di tagliolini ai frutti di mare a nove Euro. Guai sollevare dubbi su dodici bocconcini di cinghiale con otto olive nere denominati “spezzatino” a undici Euro, o sulle porzioni di arrosto misto di maiale composte di due costine, una braciola e una salsiccia presenti in ogni sagra della provincia ad un prezzo compreso fra gli otto e i dodici Euro. Guai pensare al fisco in queste occasioni. Guai domandarsi che fine fanno gli incassi. Guai sapere se vengono adottate le più basilari misure igieniche, obbligatorie ed estremamente complesse per tutti gli esercenti, assolutamente libere ed incontrollate per tutti gli stands degli eventi. Guai interrogarsi sulle prestazioni lavorative dei collaboratori tutti volontari. Guai chiedersi la provenienza degli alimenti e delle bevande.
Tutto deve essere accettato come è senza polemiche strumentali.
Divertirsi è il solo imperativo d’ordine. Anche con la testa piena di dubbi ed il portafoglio svuotato…
Eppure lo scorso primo di Agosto ci siamo “disgraziatamente” avventurati fuori regione, vuoi forse per amor del suono della chitarra, vuoi magari per stima del personaggio che suonava, vuoi anche perché unica occasione al momento per il centro Italia. Temendo ad un certo punto di esserci perduti in mezzo all’Appennino abruzzese del teramano giungiamo finalmente a Campli, un piccolo paesino nascosto fra i boschi e nostra meta. Appena arrivati, troviamo ai piedi del centro sulla destra un ampio piazzale adibito a parcheggio pubblico totalmente gratuito e ancora libero. Poi saliamo camminando per il piccolo corso cittadino per raggiungere la deliziosissima piazzetta Vittorio Emanuele II, uno spazio di appena settecento metri quadrati, cuore del centro storico del luogo. L’area è chiusa al pubblico per il concerto di Toquinho, famosissimo cantautore brasiliano e maestro di chitarra di risonanza internazionale. Costo dell’ingresso in prevendita presso distributori (agenzie viaggi, negozi di dischi, ecc.) venticinque Euro. Il biglietto invece immediato all’entrata, ventidue. Prendiamo subito posto a sedere fra le circa quattrocento sedie disponibili. Non ci sono comunque né file, né intasamenti, né trambusti. Tutto si svolge in un’assoluta tranquillità, rara per eventi di questo genere. Il numero di partecipanti infatti è giusto e limitato, forse anche a causa della scelta del luogo non propriamente a portata di mano (nell’Appennino, a circa trentasei chilometri dalla costa). Per l’occasione, il macellaio dirimpetto al palco dove suoneranno i musicisti, ha ben pensato di preparare una porchetta intera e tenere aperta la bottega sino ad esaurimento della materia prima. Almeno otto spettatori su dieci, nell’attesa, si avviano compostamente verso il negozio e si dispongono ordinatamente in fila. Il caratteristico signore affetta al momento l’arrosto di maiale e lo colloca sui panini che nel frattempo gli prepara la sua gentile consorte al fianco. Il prezzo per cadauno è di due Euro e cinquanta. Marito e moglie ringraziano con sorriso benevolo augurando buona serata. Alle ore ventidue circa, Toquinho ritarda ancora, ma la coppia ha terminato la porchetta e chiude le porticine di legno dell’antica attività paesana.Anche la signora con il marito ed il figlio dello storico bar accanto hanno pensato di somministrare bevande per l’occasione. Per far ciò si sono provvisti di un classico banchetto mobile con spillatoio. Dispongono però solo di cola e birra fresche al prezzo di…udite…udite…un Euro e cinquanta al bicchiere (20 cl.). La gente ne usufruisce abbondantemente ma senza abusi. Finalmente arrivano dei musicisti per preparare un antipasto di melodie e poi irrompe ovviamente anche l’attesissimo suonatore brasiliano. Tutta la serata si svolge meravigliosamente. La musica è stupenda anche per chi non se ne intende. La capacità di Toquinho di regalare tante emozioni con un semplice strumento musicale cattura e incanta veramente tutti.
Ma per chi sa osservare intorno a sé e ragionare sorprendono anche altri particolari.
Un paesino semplice che non ha certo la risonanza turistica e le opportunità economiche di una città della costa trova spunto per dare accoglienza senza approfittarsi dell’unico evento che gli capita magari durante l’anno.
Ecco perché forse rimane meglio fra i ricordi una serata così piuttosto che decine di edizioni di manifestazioni che trasudano di strani affari e oro colato.
Nelle foto: Toquinho in concerto a Campli (TE) - 01/08/2010 - (Tutti i diritti riservati)