venerdì 16 ottobre 2009

FUORI PROGRAMMA 20 - Il Cavaliere ha perso il cavallo

L’Italia è anche questa. E’ il paese delle contraddizioni, delle assurdità, del ridicolo. Ma soprattutto delle sorprese. Quando tutto pare oramai certo e definito ecco il colpo di scena. Anche per il Cavaliere highlander. E ora è difficile evitare i procedimenti penali a suo carico. Pure con eventuali “pezze” appositamente preparate.


Se uno o più cittadini indagati o condannati per reati più o meno gravi decidono di fare politica sino a ricoprire cariche istituzionali, nella maggior parte dei paesi del pianeta vengono immediatamente respinti.
In Italia invece non sussiste alcun problema.
E’ assolutamente normale che un possibile delinquente o un farabutto appurato possano candidarsi per qualsiasi tipo di incarico pubblico e governativo. E’ tutto regolare quando tali signori per garantirsi la vittoria stupiscono i popolo con effetti speciali oppure si comprano semplicemente voti con scambi di favori e posti di lavoro o offrono birra e salsicce con apposite sagre pre-elettorali. Una volta nominati poi è ovviamente giusto far propri il potere, l’autorità, il comando, specialmente per fini personali e prima di tutto. Se c’è qualcosa da salvare è proprio la pelle. O la libertà di chi potrebbe vedersela tolta dalle sbarre, se ci sono processi in corso o potrebbero sopraggiungere.
E allora cosa c’è di meglio del progettare leggi ad hoc, mirate proprio a tutelare i misfatti più grossi, quelli per il quale si rischia di più. E poi ogni tanto bisogna accontentare anche il popolino. E allora giù con i condoni generali.
Questo è l’aspetto politico italiano diventato più comune sia a livello locale che nazionale. Quello di usare gli incarichi amministrativi non solamente come redditizie professioni, bensì pure come veri e propri “salvagente”.
Ma quando uno di questi provvedimenti che già stenta a decollare per varie ragioni e soprattutto per pesanti dubbi che sovrastano, è costretto ad essere esaminato dalla Consulta della Corte Costituzionale e questa sancisce che è palesemente anti-costitituzionale perché le nostre leggi non sono preparate ad accoglierlo (art.138) e perché schiaccerebbe sotto i piedi il principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge (art.3) si passa addirittura nel contraddittorio.
Se l’analisi di cui sopra rispecchiasse anche il caso del premier e di tanti suoi alleati, sarebbe alquanto grave perché non metterebbe in ridicolo l’intero ordinamento di una delle più autorevoli nazioni al mondo, ma causerebbe una illegittimazione delle istituzioni stesse. Come può definirsi un Presidente del Consiglio che utilizza il governo per bloccare i processi a suo carico tramite tali strumenti? Che diritto può avere ancora un ministro che si occupa di “Grazia e Giustizia” titolare di un lodo che poi viene bocciato perché ritenuto fuorilegge, tant’è che porta pure il suo nome? Che cosa si può affermare circa il fatto che un Presidente della Repubblica approva una legge firmandola, ma questa viene respinta successivamente dalla Consulta perché incostituzionale? Che cosa si può ritenere delle maggioranze di Parlamento e Senato, ricche di avvocati, giuristi, docenti universitari, fior di professionisti, che votano a favore di un provvedimento che assassina proprio il terzo articolo della Costituzione italiana e non uno delle ultime pagine?
Se questi sono i nuovi dubbi che ora si sollevano in lungo e in largo per la nazione intera, ecco allora le immediate repliche o giustificazioni dei protagonisti della vicenda:

- Silvio Berlusconi (Presidente del Consiglio) – “Vado avanti, la Corte è di sinistra e queste cose mi fanno un baffo” (…) “Non è intaccata la credibilità del Governo, e le accuse risibili cadranno'' (…) "Il Capo dello Stato sapete voi da che parte sta: abbiamo giudici della Corte Costituzionale eletti da tre capi dello Stato della sinistra che fanno della Consulta non un organo di garanzia ma un organo politico”.

- Angelino Alfano (Ministro di Grazia e Giustizia) – “E' una sentenza che sorprende, e non poco, per l'evocazione dell'art.138 della Costituzione".

- Niccolò Ghedini (Deputato PdL e avvocato di Berlusconi) – “La legge è uguale per tutti, ma non necessariamente la sua applicazione, come del resto giá ribadito dalla Corte Costituzionale” (…) “L'umore del presidente Berlusconi è come i sondaggi: alle stelle”.

- Nota dal Quirinale – “Tutti sanno da che parte sta il presidente della Repubblica. Sta dalla parte della Costituzione, esercitando le sue funzioni con assoluta imparzialità e in uno spirito di leale collaborazione istituzionale".

- Comunicato ufficiale della Consulta – “La Corte costituzionale, giudicando sulle questioni di legittimità costituzionale poste con le ordinanze n. 397/08 e n. 398/08 del Tribunale di Milano e n. 9/09 del GIP del Tribunale di Roma ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 1 della legge 23 luglio 2008, n. 124 per violazione degli articoli 3 e 138 della Costituzione. Ha altresì dichiarato inammissibili le questioni di legittimità costituzionale della stessa disposizione proposte dal GIP del Tribunale di Roma".

- Paolo Bonaiuti (portavoce del Presidente del Consiglio) – “E' una sentenza politica, ma il presidente Berlusconi, il governo e la maggioranza continueranno a governare come, in tutte le occasioni dall'aprile del 2008, hanno richiesto gli italiani con il loro voto".

- Fabrizio Cicchitto (presidente deputati PdL) – “E’ un processo di politicizzazione della Corte che si schiera sulla linea dell'attacco al presidente Berlusconi'' (…) “Forte dell'appoggio di cui gode nel Paese continuerà a governare affrontando a viso aperto processi imbastiti sulla base dell'uso politico della giustizia”.

- Maurizio Gasparri (presidente senatori PdL) – “E' una giornata buia per i valori della legalità, che segna il tramonto di una istituzione che ha obbedito a logiche di appartenenza politica e non a valutazioni di costituzionalità. Il governo andrà avanti mentre chi ha tradito la propria funzione di garanzia non cancellerà la volontà democratica del popolo italiano".

- Gaetano Quagliariello (vicepresidente senatori PdL) – “Una sentenza sconvolgente, nel senso letterale del termine poiche' sconvolge i precedenti orientamenti della Corte Costituzionale”.

- Umberto Bossi (Ministro per il Federalismo) – ''Andiamo avanti, non ci piegano. Se si ferma il federalismo facciamo la guerra”

E dopo anche questo attento esame di dichiarazioni ufficiali, il giudizio finale spetta al popolo italiano. Quello con una mano davanti e una di dietro.
Per il premier invece la strada sembra inerpicarsi già tutta in salita a causa dei procedimenti giudiziari a suo carico.





Fonti:

-stampa radiotelevisiva