venerdì 25 marzo 2011

ATTO VIII - Italia A.D. 2010

Ricordate i vagoni bagagliaio agganciati ai treni viaggiatori presenti sino alla fine degli anni novanta? O i carri frigorifero in circolazione sino a quella degli ottanta? Allora teneteli bene a mente… Se invece siete troppo giovani o vi sfuggono dalla memoria date un’occhiata alle immagini… Associandoli a qualche piccolo esempio scoprirete perché un’intera nazione è oramai ad un vicolo cieco sicuro.


In una giornata qualunque all’epoca della cosiddetta Prima Repubblica, in sosta presso una qualsiasi stazione di una linea ferroviaria primaria, potevate scorgere un via vai di carri merci, treni passeggeri completi, personale dalle mansioni più disparate al lavoro, manovre, attività varie, traffico intenso.

Potevate, con un pò di attenzione, osservare che nessun convoglio viaggiatori era sprovvisto di un vagone essenziale: il bagagliaio.

Bastava poco per accorgersi che alla fermata di ogni treno di qualsiasi categoria, si aprivano le tipiche saracinesche o le porte scorrevoli di questa carrozza e spuntava un incaricato delle Poste che si preoccupava di ritirare la corrispondenza pronta a terra e caricare quella del posto. Contemporaneamente, nella pensilina prima di ogni arrivo si preparavano i carrelli con i sacchi, i pacchi, i carichi, ed un altro "postino" attendeva l’arrivo dei suoi colleghi per il rituale scambio. Il personale di bordo durante il viaggio si attivava invece per smistarla e comporre le tipiche bisacce di iuta da gettare ad ogni stazione con il contenuto del luogo o dell’immediato comprensorio vicino. Il costo del servizio era bassissimo e il risultato poteva essere efficientissimo. Una cartolina spedita da Taranto in una giornata riusciva ad arrivare a Piacenza per frutto di questo semplicissimo gioco di scambi sull’ordinario trasporto ferroviario che comunque sarebbe avvenuto. Utilizzare un mezzo agganciato al seguito di un espresso che attraversava tutta la penisola o ad un locale che collegava appena due province, non solamente batteva ogni concorrenza di prezzo nel rapporto quantità per chilometro percorso, ma garantiva la grande copertura del territorio ed la movimentazione più pulita possibile in termini d’impatto ambientale.

Così andava sino all’avvento del nuovo millennio…

I più anziani poi ricorderanno senza meno i lunghi convogli di derrate alimentari. C’era una volta il "treno delle mozzarelle" che partiva quotidianamente dalla Puglia e raggiungeva il settentrione dove poi il suo carico veniva smistato su altri rotabili o automezzi. C’era a Firenze addirittura un locale proveniente da Lucca che oltre a portare i primi passeggeri ogni mattina nel capoluogo toscano scaricava pure il pane caldo e i formaggi provenienti dalla Garfagnana. C’erano una volta i "merci" caricati a tranci di bovini macellati. Al sud si riempivano persino di pesce. Non mancavano frutta, verdura, granaglie, vino. E più si retrocede nel tempo e più si scopre che si trasportava davvero ogni sorta di materiale. I carri frigorifero erano perfettamente isolati termicamente con vari strati di materiale spicciolo disponile all’epoca. Sui lati erano presenti le portelle per il carico del ghiaccio secco. All’interno erano dotati persino di ventole per distribuire meglio il freddo azionate dalla corrente fornita dagli alternatori presenti sulle boccole delle ruote. Più il mezzo si muoveva, più elettricità produceva e immagazzinava. Dai racconti dei ferrovieri oramai pensionati i ricordi dei vani ancora freschi in pieno sole di agosto dopo ore dalla fine del viaggio e dallo scarico. Tutto senza il minimo spreco e senza la combustione di una sola goccia di carburante.

Inutile dire che ciò rappresentava un’altra era…dunque non può che essere considerato per forza come arretrato…Di fronte alla valanga odierna di tecnologia "utile" del nuovo millennio come telefonini che ti regolano la vita, autovetture che parcheggiano da sole, lavatrici che fanno il bucato senza nessuno a casa, il funzionamento di tali vagoni sarebbe praticamente "ridicolo".

E infatti sapete che fine ha fatto tutto ciò??

Completamente distrutto. Interamente demolito. Totalmente dissolto.

Una fetta del parco rotabili ferroviari dello Stato è svanita nel nulla e un completo assortimento di servizi sono stati smantellati. Una corsa contro il tempo senza pari per far scomparire dalla circolazione questi mezzi che davano troppo fastidio, anzi, forse rappresentavano un pericolo pubblico, a giudicare dalla violenta furia con la quale sono stati fatti fuori in massa. Per compiere questa bella trovata probabilmente a favore di chi avrebbe dovuto produrre automezzi, motori, pneumatici, componenti, ricambi, carburanti e gestire trasporti, infrastrutture, forza lavoro, sono state incaricate ulteriori mani, braccia, gambe, teste, ovviamente a pagamento per l’opera di alienazione. Qualcuna di queste teste, magari nella confusione delle fiamme ossidriche, delle mole, delle trance, ha ben pensato di portarsi a casa alcuni souvenirs evitandoli alle fonderie. Articoli oggi, rari e non, in vendita per i collezionisti del genere nei mercatini dei rigattieri o nei grandi siti d’aste on-line a centinaia di euro.

Di conseguenza, oggi la posta italiana viaggia solo ed esclusivamente su gomma o per via aerea. Per far ciò non solamente è stato necessario istituire una nuova organizzazione aziendale che ha comportato la ricostruzione dell’intero apparato con nuovi centri di produzione e smistamento, nuovi immobili e nuove infrastrutture, nuovi autocarri, nuovi aerei, nuovi mezzi, nuovi contratti a terzi, ma ha provocato un consumo mai visto di carburanti. E continua a farlo. Ragion per cui quando si entra adesso in un ufficio postale sembra di trovarsi in una gioielleria. I prezzi dei prodotti, da corrispondenza e non, aumentano a dismisura; la scelta è limitata; e quelli rimasti più economici hanno regole talmente restrittive in modo da costringere l’utenza ad optare per quelli più costosi. E’ sparito il pacco postale. Da un decennio oramai tutta la corrispondenza che supera i cinque centimetri di spessore o i due chilogrammi di peso viene gestita da un corriere privato nazionale che pare abbia un contratto perpetuo secondo criteri sconosciuti e che impone di utilizzare metodi di spedizione a tariffe uniche fino a trenta chili quando magari ne devi spedire solo tre. Ovviamente ogni anno aumentano le tariffe di un Euro. E’ sparita la posta ordinaria. A dire il vero sarebbe rimasta ma ora viene chiamata solo "prioritaria" probabilmente perché così fa più scena, intrisa di una velocità apparente. Perchè tale servizio, che in altri paesi consente di ricevere una lettera in un solo giorno in tutto il territorio nazionale, non è affatto garantito in Italia. Ma il paradosso totale si ha praticamente di fronte alla consultazione dei tariffari. Un oggetto non troppo voluminoso costa meno spedirlo all’estero che a due province di distanza.

Stesso esempio potrebbe essere copiato e adottato per il trasporto di quasi tutte le merci, ma soprattutto di quelle alimentari. Le mozzarelle fresche arrivano adesso al nord grazie a Pino, Salvo e il loro Tir, due pugliesi col rimorchio che ogni mattina si fermano a fare colazione nella stazione di servizio Esino-est portando a Milano i bocconcini prodotti durante la notte a Bari con il latte che hanno trasferito a sud la sera prima proprio dalla Lombardia. Un esempio come decine di migliaia.

Ma se oltre trent’anni fa un solo treno a trazione elettrica con una ventina di carri riusciva a movimentare il corrispettivo di circa venticinque autoarticolati di oggi ad una spesa minima e con un impatto ambientale praticamente nullo, a quanto ammontano i costi del metodo di trasporto attuale?? Quali sono oggi le ripercussioni sul mercato?? Qual’è il prezzo da pagare in ogni campo??

Se vi aspettavate pareri, magari rassicuranti, sul futuro del paese è presto fatto…

Come volevasi dimostrare, ecco perché le famiglie hanno i carrelli del supermercato sempre più vuoti. Ecco perché con questo sistema il normale ricircolo della ricchezza non potrà mai più riprendere. Ecco perché non vale neppure la pena programmare per i prossimi dieci o venti anni. Un vero e proprio strangolamento dell’economia di una nazione intera che oggi si ritrova braccata dal prezzo delle fonti energetiche esauribili di cui non ne è mai stata produttrice, dal mancato decollo delle fonti rinnovabili e pulite, dalla cappa di inquinamento atmosferico sempre crescente, dai disastri naturali individuabili negli squilibri climatici provocati dallo stesso, dai giochi, scherzi e scherzetti finanziari delle borse internazionali, da un esercito di nuovi poveri che crescono sempre più, dalla necessità di intervenire sostenendo tutti i settori oramai in ginocchio. E dulcis in fundo: dagli imprevisti di ogni genere…

Ma niente paura… qualcuno è assolutamente convinto di aver trovato già le giuste soluzioni alle suddette problematiche: terza o quarta corsia in autostrada e arretramento della ferrovia, sempre più fastidiosa. Contemporaneamente, nessuno a tutt’oggi pare si sia interrogato sulle identità dei responsabili di queste scelte. Perché non c’è che dire… chiunque sia stato merita un lungo applauso… oltre ai premi economici e ai riconoscimenti di Stato.


Fonti:
-servizi ed indagini esclusive
-interviste varie
-siti web
-stampa on-line e cartacea

Foto coda autostrada da www.ImpresaVda.blogspot.com
Foto manifestazione popolare di Letizia Tassinari
www.laetitiatassinari.wordpress.com

Ringraziamenti a Emiliano Maldini di www.immaginiferroviarie.come Marco Nattan diwww.trenomania.org per la concessione delle immagini ferroviarie di loro dominio.